Sono 203 gli ostaggi detenuti a Gaza

Israele

di Ilaria Ester Ramazzotti
Sarebbero 203 gli osteggi detenuti a Gaza in seguito ai rapimenti perpetrati lo scorso 7 ottobre durante l’attacco terroristico di Hamas nel sud di Israele. Lo ha reso noto l’esercito israeliano lunedì 19 ottobre nel corso di una conferenza stampa, dopo aver informato le rispettive famiglie. Lo Stato di Israele ha anche comunicato che dall’inizio dell’attacco ad oggi le vittime sono 1.300, i feriti 3.800 e che i missili lanciati sul territorio nazionale ammontano complessivamente a 6.753.

Il contrammiraglio e portavoce dell’IDF Daniel Hagari ha sottolineato: “Stiamo facendo grandi sforzi per cercare di capire dove gli ostaggi si trovino dentro Gaza”, aggiungendo che: “Non effettueremo alcun attacco che metterebbe in pericolo il nostro popolo”.

Gli ostaggi sono di nazionalità israeliana, ma anche straniera. Fra di loro ci sono anziani, giovani e giovanissimi, fra cui neonati, bambini con esigenze speciali, ottuagenari con problemi di salute cronici. Al momento, non si sa quanti dei sequestrati siano vivi. Mentre la maggior parte di loro è detenuta da Hamas, la Jihad islamica palestinese sostiene di averne in custodia trenta, complicando ulteriormente gli sforzi per ottenere il loro rilascio.

Il primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu ha incontrato lo scorso 15 ottobre i rappresentanti delle famiglie degli ostaggi, ribadendo l’impegno ad agire per un loro veloce ritorno a casa. Netanyahu era stato di recente criticato per non aver incontrato subito le famiglie dei rapiti, a differenza del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che lo scorso 16 ottobre aveva telefonato alle famiglie dei quindici americani irreperibili o dispersi. Parallelamente, il segretario di Stato statunitense Antony Blinken aveva già intessuto attività diplomatiche in diversi Stati del Medio Oriente per poter instaurare trattative utili all’individuazione e al rilascio degli ostaggi.

Nel frattempo, in Israele, lo scorso sabato 14 ottobre centinaia di persone si sono radunate davanti al Ministero della Difesa a Tel Aviv per partecipare a una veglia organizzata da un uomo la cui moglie e i cui tre figli si trovano fra i dispersi detenuti dai terroristi a Gaza. Qualche ora dopo, il capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano Tzachi Hanegbi ha dichiarato che non ci sarebbero negoziati attivi in corso da parte di Israele per rimpatriare gli ostaggi, affermando, come riportato dal Times of Israel, che “non c’è modo in questo momento di avere alcun negoziato” e che “Israele non intende negoziare con un nemico che abbiamo giurato di cancellare dalla faccia della terra”. Commenti che avrebbero suscitano la furia delle famiglie dei dispersi, le quali accusano il governo di aver abbandonato gli ostaggi.

(Nella foto in alto, un’immagine della campagna social per la liberazione degli ostaggi)