“Mi manda Hamas”: un bambino di 4 anni viene inviato dai terroristi nell’avamposto militare dell’IDF

Israele

di Pietro Baragiola
L’IDF non ha spiegato quale potesse essere l’obiettivo di questa mossa da parte di Hamas, ma, in un clima in cui i terroristi usano come scudo i civili innocenti indottrinandoli alla loro causa, questo incidente ha fatto riemergere nella mente di molti l’incubo dei “bambini soldato”, un crimine di guerra molto frequente nel mondo e più volte denunciato dalla Human Rights Watch.

 

Nel cuore della notte di martedì 11 marzo un bambino palestinese di 4 anni ha avanzato spedito verso l’avamposto militare dell’IDF lungo il confine con Gaza.

“Mi manda Hamas” così ha detto il piccolo alle truppe israeliane che, con cautela, lo hanno lasciato entrare nella zona cuscinetto.

Nonostante i timori iniziali, i soldati si sono presi cura del bambino, dandogli da mangiare per poi organizzare in completa sicurezza il suo ritorno all’interno della Striscia di Gaza, grazie anche alla collaborazione della comunità internazionale e del Coordinatore delle attività governative nei Territori (COGAT).

Il giorno dopo l’esercito israeliano ha denunciato pubblicamente il gesto di Hamas, considerandolo ‘uno sfruttamento cinico di vite innocenti’. “L’organizzazione terroristica Hamas non esita ad utilizzare qualsiasi mezzo, persino sfruttare cinicamente i civili e i bambini innocenti, pur di portare avanti la sua politica del terrore” ha affermato il portavoce dell’IDF su un post pubblicato dalla loro pagina X mercoledì.

L’IDF non ha spiegato quale potesse essere l’obiettivo di questa mossa da parte di Hamas, ma, in un clima in cui i terroristi usano come scudo i civili innocenti indottrinandoli alla loro causa, questo incidente ha fatto riemergere nella mente di molti l’incubo dei “bambini soldato”, un crimine di guerra molto frequente nel mondo e più volte denunciato dalla Human Rights Watch.

Bambini in guerra

È quasi impossibile stimare quanti bambini siano attualmente utilizzati come soldati negli angoli più remoti del mondo, ma secondo l’Unicef sarebbero migliaia solo in Sudan.

Per combattere questa crisi, la Corte Penale Internazionale ha approvato nel 1998 uno statuto che pone come crimine di guerra ‘l’arruolamento di bambini sotto i 15 anni e il loro utilizzo nei conflitti nazionali e internazionali’.

“Il reclutamento forzato e obbligatorio dei bambini è una delle peggiori forme di lavoro minorile e va vietato” afferma la Convenzione n. 182 dell’Oil, l’Organizzazione internazionale del lavoro.

Ciononostante, negli ultimi 20 anni le organizzazioni delle Nazioni Unite hanno registrato più di 315.000 violazioni commesse dai soldati sui minori in innumerevoli conflitti messi in atto in Africa, Asia, Medioriente e America Latina. Di questi bambini: 120.000 sono stati uccisi o mutilati, 105.000 sono stati arruolati in guerra, 32.500 rapiti e 16.000 vittime di violenza sessuale.

Consapevoli della gravità di questa terribile situazione, i soldati dell’IDF sono addestrati a riconoscere eventuali minacce e in diverse occasioni sono stati costretti a sparare contro individui che si sono avvicinati troppo alle loro zone sicure durante il cessate il fuoco delle ultime settimane.

Oggi Israele sta sostenendo una proposta per prolungare la tregua attuale di altri 60 giorni in modo da garantire il rilascio di 10 ostaggi ancora in vita, tra cui l’israelo-americano Edan Alexander. Nel mentre, l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff è in Qatar per portare avanti la prossima fase dell’accordo e garantire il rilascio dei 59 ostaggi trattenuti a Gaza da 524 giorni.