Le tombe dei Giusti

Israele

di Luciano Assin

“Il Giusto fiorirà come la palma e s’innalzera come il cedro del Libano” (Salmi, 92).

Il concetto del Giusto, colui che grazie alle sue virtù etico-morali fa da intermediario fra l’umanità ed il Creatore, è molto antico e molto radicato nell’ebraismo. Nella Genesi, il primo libro della Bibbia, Abramo patteggia con Dio riuscendo a ridurre da cinquanta a dieci il numero dei Giusti necessari a risparmiare la distruzione di Sodoma e Gomorra. La tradizione vuole che nel mondo vivano almeno 36 Giusti ed è per amor loro che Dio non distrugge il mondo. Questa visione mistica e ideale del concetto e del ruolo del Giusto ha dovuto lentamente fare posto a esigenze più triviali e meno spirituali da parte della “base”, ovvero dei credenti e degli osservanti le regole religiose ebraiche. La necessità di poter avere un collegamento diretto con qualcosa di più terreno e meno spirituale ha fatto crescere un fenomeno di costume che ha acquisito negli ultimi anni un carattere sempre più economico fino a diventare una vera e propria industria della fede.

Si calcola che ci siano 20 tombe di Giusti riconosciute dal Ministero dei Culti ed altre 140 a cui manca il riconoscimento ufficiale. Un numero così alto di tombe sulle quali pregare rappresenta una fonte di guadagno non indifferente; la tomba del Rashbi a Miron attrae ogni anno qualcosa cone tre milioni di visitatori di cui 250 mila nella sola festa di Lag BaOmer, durante la quale si svolge una processione da Zfat al monte Miron. Con l’equivalente di un po’ più di 20 euro si può partecipare ad una gita organizzata nel Galil, un vero e proprio Tour attraverso le tombe dei Giusti.

Negli ultimi vent’anni il numero delle tombe nella sola zona della Galilea è quasi raddoppiato e si sono “importate” diverse salme dall’estero, principalmente dalla Tunisia e dal Marocco, per soddisfare il bisogno di un ritorno alle radici da parte dei figli della terza e della quarta generazione originari del Maghreb.

Ma la vera novità sta nel fatto che quello che fino a pochi anni fa era un fenomeno strettamente legato ai credenti ed ai tradizionalisti, si sia trasformato in un trend di moda in una larga parte della popolazione laica.

Tanto per fare un esempio la tomba di Yonatan ben Uziel ad Amuka è visitata da almeno 50mila persone nell’anniversario della sua morte, che cade nel periodo di maggio-giugno; la stragrande maggioranza dei visitatori è costituita da single in cerca dell’anima gemella.

Visto l’enorme numero a disposizione, è umanamente impossibile districarsi nella galassia dei Giusti e delle loro doti. Volendo restringere la lista al minimo, la top four è costituita dal Rashbi a Miron, il Baba Sali a Netivot ed il Rambam e Meir Baal HaNes, entrambi sepolti a Tiberiade. Fra gli italiani, è giusto segnalare Ovadia da Bertinoro, sepolto a Gerusalemme.

In ogni caso questo fenomeno è assolutamente trasversale e coinvolge sia sefarditi sia askenaziti, accentuando sempre di più quella zona grigia che separa la fede dal raziocinio fino a farli talvolta convivere. In definitiva ognuno di noi farà, se non lo ha già fatto, la sua scelta, ed è Giusto che sia così.

Luciano Assin