Omer Shem Tov e moglie da Isaac Herzog e moglie (Haim Zach/GPO)

La testimonianza di Omer Shem Tov e la ferita ancora aperta degli ostaggi

Israele

di Davide Cucciati
Accolto dal Presidente israeliano Isaac Herzog, l’ex ostaggio ha condiviso la sua testimonianza di dolore, solitudine e resilienza. Ha rivelato che i terroristi mostravano ai prigionieri trasmissioni televisive che mettevano in evidenza le spaccature all’interno della società israeliana, cosa che li rendeva ancora più forte. Da qui un appello di Herzog all’unità.

 

Lunedì 24 marzo, il Presidente israeliano Isaac Herzog e la First Lady Michal Herzog hanno accolto alla residenza presidenziale di Gerusalemme Omer Shem Tov, liberato dopo 505 giorni di prigionia a Gaza.

Omer, rapito da Hamas durante il massacro del Nova Festival il 7 ottobre 2023, ha condiviso la sua testimonianza di dolore, solitudine e resilienza. Ha rivelato che i terroristi mostravano ai prigionieri delle trasmissioni televisive che mettevano in evidenza le spaccature all’interno della società israeliana: “Le volte in cui hanno fatto vedere la televisione ai prigionieri, hanno mostrato la divisione nel popolo nel modo più estremo possibile. Questo li rafforza in modo significativo: parlano di come Israele si autodistruggerà ed è questo che dà loro forza”.

Il Presidente Herzog ha lanciato un appello contro la disgregazione sociale: “Ogni volta che ci confrontiamo l’un l’altro, ogni volta che le decisioni ci trascinano in un vortice di conflitto interno, ci lacera. Ciò è estremamente pericoloso. Abbiamo fratelli che sono a 40 metri sottoterra: come possiamo respirare mentre sono a 40 metri di profondità? Dobbiamo riportarli a casa e fare ogni sforzo finché l’ultimo non tornerà.”

Anche Omer ha ribadito con forza lo stesso messaggio: “Se posso chiedere una sola cosa agli israeliani è unità, unità, unità. È anche il messaggio che mia madre ha portato avanti in tutto questo periodo.” Sua madre, Sheli Shem Tov, ha parlato con forza e determinazione: “Omer ci ha detto che le nostre divisioni li rafforzano. La responsabilità ricade sulla leadership del Paese: proprio come noi, in quanto genitori, siamo un modello di comportamento per i nostri figli, i nostri leader devono essere un modello di unità. Allo stesso tempo, è anche una responsabilità personale di ognuno di noi in quanto cittadini.” Il presidente Herzog ha concluso osservando: “La comunità internazionale deve diffondere una regola chiara: prendere ostaggi, rapire persone, lasciarle così senza nemmeno dare informazioni sulla loro situazione, è totalmente inaccettabile secondo qualsiasi norma di umanità.”

Secondo il Jerusalem Post, nel corso di un recente raduno a Herzliyah, Omer ha ricordato uno dei momenti più difficili della sua prigionia: “Al cinquantesimo giorno, ero sull’orlo della disperazione totale. Dopo cinque giorni di totale oscurità, quando tutto ciò che mi era rimasto da mangiare era un biscotto al giorno e un po’ di acqua salata, ho urlato a Dio di tirarmi fuori perché non ce la facevo più. Cinque minuti dopo, il mio rapitore è arrivato e mi ha detto che sarei stato trasferito in un altro posto.” Ora, libero, ha scelto di dedicarsi alla causa degli ostaggi ancora in mano a Hamas: “So cosa stanno provando e capisco quanto sia urgente tirarli fuori dall’inferno in cui si trovano. Ogni giorno lì, non sai se vivrai o morirai, di fame o per abusi fisici e mentali. Dobbiamo far uscire tutti, quelli che sono vivi per la riabilitazione e quelli che non sono più con noi per la sepoltura.” A Herzliyah, ha concluso citando le parole della beracha shehecheyanu: “Per oltre un anno sono stato solo, e ora sto imparando a vivere una vita nuova, sconosciuta. Benedetto Colui che ci ha mantenuti in vita, ci ha sostenuti e ci ha fatti giungere a questo momento”.

Oggi, 26 marzo 2025, secondo Israel National News – Arutz Sheva, 59 ostaggi si trovano ancora in prigionia. Di questi, 35 sono stati dichiarati uccisi. Numeri che sono persone, famiglie, vite sospese che ci interpellano ogni giorno.

 

(Foto in alto: Haim Zach/GPO)