riunione alla Knesset

La Knesset discute sulla revoca di cittadinanza ai terroristi: le conseguenze del terrorismo

Israele

di Sofia Tranchina
Lunedì 30 gennaio la Commissione Affari Interni della Knesset ha approvato in prima lettura un disegno di legge di deterrenza al terrorismo, che comporterà la revoca dello status di residenza e della cittadinanza israeliana ai terroristi che hanno ricevuto qualsiasi tipo di compenso dall’Autorità Palestinese per i loro crimini.

Il disegno di legge è stato sostenuto da 89 parlamentari, contro 8 legislatori che si sono opposti; è stato sponsorizzato in particolare dai deputati Ofir Katz (Likud), Sharen Miriam Haskel (Partito di unità nazionale), Simcha Rothman (sionismo religioso), Oded Forer (Yisrael Beitenu), Zeev Elkin (Partito di unità nazionale), Yinon Azoulay (Shas), e Meir Cohen (Yesh Atid), e tornerà alla commissione mista (Camera e Affari Interni) per ulteriori deliberazioni.

Quando un cittadino o un residente dello Stato di Israele – che gode quindi del beneficio di tutti i diritti che gli sono concessi dallo Stato – accetti un compenso per aver commesso un atto di terrorismo che arreca grave danno alla sicurezza dello Stato, questo equivarrà ad un’ammissione di aver rinunciato alla sua qualità di cittadino o di residente.

Le note esplicative allegate al disegno di legge affermano: «molte persone che detengono la cittadinanza israeliana o lo status di residenza ricevono attualmente stipendi mensili dall’Autorità palestinese come salario e risarcimento per aver commesso atti di terrorismo. Questi stipendi aumentano gradualmente in base alla durata della detenzione della persona. È inconcepibile che coloro che hanno accettato di ricevere un pagamento dall’Autorità Palestinese come salario per aver commesso l’atto di terrorismo continuino a detenere la cittadinanza israeliana o stato di residenza», come riporta Knesset News.

La proposta di legge arriva dopo una serie di attentati fatali a breve distanza l’uno dall’altro. Come dichiarato da Miriam Haskel: «la deterrenza è la cosa più importante per prevenire attacchi e ulteriori spargimenti di sangue, insieme a punizioni immediate, per quanto possibile».

Durante il dibattito che ha preceduto il voto, il deputato Katz ha dichiarato finiti i giorni in cui «coloro che uccidono gli ebrei e ricevono uno stipendio per questo» possono «tornare in Israele a ricevere caramelle»: «non permetteremo più una situazione in cui, mentre i nostri fratelli muoiono dissanguati, a pochi metri di distanza le famiglie dei terroristi distribuiscono gioiosamente caramelle e festeggiano. I terroristi non vivranno qui. […] Insieme, porremo fine al listino prezzi per l’assassinio di ebrei».

Il provvedimento entrerebbe in vigore soltanto qualora un imputato venisse effettivamente condannato dalla Corte per un reato di «violazione della fiducia nei confronti dello Stato di Israele», e recluso per tale reato, e fosse stato dimostrato che l’Autorità Palestinese ha premiato tale soggetto con un compenso.

Il Ministro dell’Interno potrà dunque annullare il permesso di soggiorno permanente «previa consultazione di un comitato consultivo, e solo con il consenso del Ministro della Giustizia», mentre la cittadinanza sarà revocata, su richiesta del Ministro dell’Interno, dal tribunale.

Tale persona, dunque, al termine della pena detentiva sarà espulsa e trasferita nei territori dell’Autorità Palestinese o nella Striscia di Gaza, in conformità con la Sezione 13 della Legge sull’ingresso in Israele.

Tuttavia, come ha notato l’avvocato Avital Sternberg, finora i fautori del disegno di legge non sono riusciti a «ottenere informazioni sulla concessione di uno status alternativo di residenza permanente a questi detenuti. Ciò può danneggiare la validità costituzionale della legge. Sarebbe un peccato se questa non passasse a causa di un difetto procedurale».

(Foto: screenshot da KnessetNews)