Israele: donne protestano contro cartelli discriminatori

Israele

di Carlotta Jarach

(Fonte: Haaretz)
(Fonte: Haaretz)

A Gerusalemme esiste un quartiere di nome Mea Shearim, uno dei più antichi, pittoresco e turisticamente famoso perché abitato da haredim, gli ultra ortodossi. Passeggiando per le vie, ci si può imbattere in uno dei numerosi cartelli che a caratteri cubitali recita:

Alle donne e alle ragazze che passano nel nostro quartiere: vi preghiamo con tutto il cuore di non circolare con vestiti immodesti per non disturbare la nostra condotta di vita e violare la santità del luogo”. E poi, in un piccolo box: “sono considerati indumenti adatti camicette chiuse e gonne lunghe. No pantaloni o abiti succinti”. Non accade in villaggi remoti e poco frequentati, ma nel centro di una metropoli alquanto trafficata.

“Se ci sono delle leggi queste devono essere applicate: queste scritte sono una violazione” sostiene a gran voce il membro del Consiglio di Gerusalemme Laura Wharton. Nonostante non abbia ottenuto risposta dal sindaco Nir Barkat, la Wharton non si arrende, complice anche la vittoria legale di un gruppo di donne a Beit Shemesh, che il 25 gennaio scorso ha ottenuto un premio di 15.000 dollari come risarcimento morale per una vicenda analoga. “Ora c’è un precedente – dice gioiosa – perciò ho inviato una richiesta formale al Direttore Generale del Comune e al Vicesindaco, responsabili degli edifici e di conseguenza dei cartelli affissi”.

A Beit Shemesh però i cartelli non sono stati rimossi, nonostante il giudice abbia dichiarato che tali scritte siano una “violazione dei diritti civili delle donne, offensive, degradanti e discriminatorie”: la Wharton ha fatto notare che dettare un codice di abbigliamento per le donne è illegale e le città devono provvedere. “Eliminando i cartelli si darà un chiaro messaggio: la legge è uguale per tutti”.

Purtroppo a Mea Shearim come a Beit Shemesh nulla sembra muoversi: ad ora solo la promessa da parte dei comuni di una collaborazione con la polizia perché venga fatta rispettare la legge. Quando non si sa.