Il Mar Morto? Rischia la vita

Israele

La drammatica questione della salvaguardia del Mar Morto si inquadra nei programmi del World Wetlands Day (Giornata mondiale delle zone umide) che si celebra ogni anno il 2 febbraio. La Giornata è l’anniversario della firma della Convenzione Internazionale di Ramsar, una città iraniana sulle rive del Mar Caspio, che ha avuto luogo nel 1971.

È una convenzione internazionale relativa alle Zone Umide di importanza internazionale, soprattutto come habitat di uccelli acquatici. Essa, sottoscritta da più di un centinaio di paesi, istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali (fra cui la FAO, l’UNESCO, il WWF), nacque dall’esigenza di invertire il processo di trasformazione e distruzione delle Zone Umide del pianeta e rappresenta il primo trattato internazionale moderno per la tutela di tali zone, affermando i principi dello sviluppo sostenibile e della biodiversità.

Rientra fra gli obiettivi del WWD in collaborazione con il partner locale EcoPeace/FoEME (Friends of the Earth Middle East) il monitoraggio di quello che è un bacino idrico unico al mondo e ne evidenzia la condizione di grave pericolo. Per il 2006 il Mar Morto è stato dichiarato ‘Lago in pericolo’ e per tutto quest’anno ci si dedicherà a studiarne il drammatico declino, la fine del suo ecosistema, la perdita del potenziale turistico e l’impellente necessità di invertire questa tendenza.

Il Mar Morto si trova nel cuore della Grande Rift Valley allo sbocco meridionale del Giordano: è il più grande serbatoio di acqua salata del mondo ed è situato nella più profonda depressione della terra. Tutta la regione circostante è nota per la sua morfologia come riserva naturale selvaggia e per le proprietà medicinali uniche delle sue acque che ne fanno un centro privilegiato per migliaia di turisti.

Esso ha già perso più di 1/3 della superficie della acque. La linea costiera si prevede che per il 2020 sarà scesa ulteriormente da -413 a -430 metri. Costruzioni di argini, serbatoi per l’immagazzinamento, canali e stazioni di pompaggio hanno enormemente ridotto l’afflusso idrico nel Mar Morto. Una parte di quest’acqua è utilizzata da israeliani, giordani e palestinesi per i consumi domestici primari, mentre il grosso è destinato a uso agricolo.

Il Mar Morto, che è in realtà un lago, muore rapidamente, scende di un metro all’anno soprattutto a causa della deviazione delle acque del Giordano che erano quelle che avevano alimentato naturalmente il bacino.
A questo proposito, il FoEME sollecita i governi locali a rilasciare sufficienti quantità d’acqua dal Giordano e sta conducendo in Israele, in Giordania e in Palestina una campagna di difesa del Mar Morto e perché il sito venga registrato come Patrimonio mondiale dell’Umanità come bacino idrico unico al mondo.

Una delle proposte avanzate dai governi israeliano e giordano è quella di costruire un canale che colleghi il Mar Morto e il Mar Rosso. È un progetto che però solleva molti problemi ambientali sull’impatto del pompaggio dell’acqua dalle barriere coralline del Golfo di Akaba, o la minaccia del gesso e altri problemi che derivano dal mischiare la salamoia, ossia liquido con forte densità di sali quali quelli del Mar Morto, con l’acqua di mare.