Gli ultimi degli yemeniti

Israele

di Ilaria Ester Ramazzotti

yemenSi amplia il conflitto in corso nello Yemen, dopo il bombardamento lanciato la notte tra il 25 e il 26 marzo dall’aviazione dell’Arabia Saudita contro alcune postazioni e zone controllate dai ribelli sciiti Huthi che, sostenuti dall’Iran e assieme alle forze militari rimaste legate all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, stanno dilagando nel Paese. Nel frattempo, il presidente riconosciuto a livello internazionale Abed Rabbo Mansur Hadi avrebbe lasciato la nazione a bordo di un’imbarcazione partita dalla città di Aden per raggiungere una destinazione sconosciuta.

In questo complesso contesto politico e militare crescono i timori su quanto possa accadere agli ultimi ebrei yemeniti, un centinaio di persone quasi tutte residenti della capitale Saana, ora caduta nelle mani dei ribelli. Il ministero degli Esteri israeliano e l’Agenzia ebraica seguono l’evolversi della situazione e delle condizioni degli ebrei locali, che non hanno mai voluto partire per Israele.

“Non vogliamo lasciare” lo Yemen e “se avessimo voluto lo avremmo fatto molto tempo fa”, aveva detto il rabbino capo di Sanaa Yahya Youssef nel mese di febbraio, come riporta Ynet news. Il rabbino ha tuttavia aggiunto che: “dallo scorso mese di settembre i nostri movimenti si sono molto limitati per paura della situazione relativa alla sicurezza”. Ma la sicurezza non è l’unica preoccupazione per questa piccola comunità ebraica molto legata ad antichi usi e valori tradizionali e religiosi al punto da temere che possano venir compromessi da uno stile di vita più moderno. “In Israele le ragazze si ribellano contro i loro padri e noi temiamo per le nostre figlie” aveva per esempio riferito Rav Yahya Youssef sempre in febbraio a Ynet news, sottolineando che “questo non è ammesso nella nostra religione”.

Fino al 1959 la comunità ebraica yemenita contava 50 mila persone, per la maggior parte emigrate poi in Israele. Oggi si presume che siano rimaste 76 persone a Saana e 23 in altre località. Il presidente deposto Abed Rabbo Mansur Hadi aveva deciso, su consiglio di corpi diplomatici occidentali e di organizzazioni ebraiche, di accoglierli in una zona sicura vicino al ministero della Difesa nella capitale yemenita.