Gay Pride di Gerusalemme: polemiche e minacce dal mondo ortodosso

Israele

di Roberto Zadik

Schlissel, che aveva accoltellato a morte una ragazza israeliana di 16 anni durante la precedente manifestazione, tramava un attacco dalla prigione

 foto Gay Pride

Come era prevedibile il Gay Pride nella città più santa di Israele, Gerusalemme, ha scatenato accese polemiche, creando frizioni e scontri di posizione, come spesso avviene, fra mondo laico e ortodossi. Fortunatamente non sono successe violenze, come le aggressioni dell’anno scorso in cui aveva perso la vita una adolescente di 16 anni. A questo proposito,  pare che, dal carcere, l’assassino della giovane, Yishai Schlissel, condannato all’ergastolo per omicidio,  stesse tramando nuovi attacchi destinati a colpire anche questo Gay Pride. A dare la notizia, il sito Times of Israel che ha reso noto come Schlissel stesse progettando, assieme al fratello Michael che spesso andava a trovarlo in cella, il terzo attacco contro la marcia, giovedì scorso, alla vigilia dell’evento.

Il Gay Pride in Israele è vissuto come una grande manifestazione che, giunta alla sua 15esima edizione, ha mobilitato più di venticinque mila persone, fra omosessuali, lesbiche e simpatizzanti, richiedendo ingenti misure di sicurezza da parte del Governo israeliano, che ha impiegato più di duemila agenti di polizia per impedire scontri e disordini.

Secondol Times of Israel, Schlissel, che compirà 41 anni il prossimo 10 dicembre e che ha divorziato dalla moglie lasciandola sola con quattro figli, è un criminale recidivo che già nel 2005 aveva ferito tre persone sempre durante la marcia del Gay Pride. L’uomo è ora accusato di cospirazione assieme al fratello Michael, perché sembra che i due avessero pianificato un attacco per giovedi 21 luglio, alle 16 all’entrata del Parco di Gerusalemme, Liberty Bell.

 

Nonostante un imponente spiegamento di agenti di sicurezza, poliziotti e ufficiali delle forze dell’ordine a proteggere i manifestanti, Michael Schlissel avrebbe dovuto colpire uccidendo più persone possibile. La polizia israeliana ha fatto sapere che  Michael Schlissel è stato arrestato preventivamente  e portato davanti ai giudici del Tribunale di Gerusalemme per essere processato e successivamente punito e giudicato dai magistrati della Corte Suprema.

Insomma è stato sventato un possibile massacro che avrebbe inasprito ancora di più il clima già incandescente a livello internazionale di violenze e attentati. Come ha assicurato il capo della polizia di Gerusalemme, Yoram Halevy “abbiamo contrastato un attentato pericoloso e in grado di colpire diverse persone; tutto è andato come previsto garantendo la libera espressione dei diritti individuali e la democrazia”. Michael Schlissel ha respinto le accuse formulate dai magistrati contro di lui mentre suo fratello Yishai non ha rilasciato nessuna dichiarazione. Successivamente, prima della manifestazione, fra giovedì e venerdì, ci sono stati altre denunce e sospettati di concorso nel complotto ordito dai due fratelli Schlissel. La madre e i suoi altri quattro fratelli sono stati giudicati in casi separati mentre un altro attivista dell’organizzazione omofoba Lehava è stato fermato dalle forze dell’ordine prima che aggredisse i manifestanti. L’uomo era noto alla polizia per le sue posizioni radicali e per la sua opposizione alle parate e aveva postato sul suo profilo facebook che “il Gay Pride era una cosa abominevole” secondo quanto comunicato dall’emittente israeliana Israel Radio. Secondo Times of Israel la polizia ha arrestato fra mercoledì 20 luglio e il giorno dopo, anche quattro donne sui trent’anni che si aggiravano con uno spray per imbrattare i muri, ma poi sono state rilasciate.

Alla fine il Gay Pride  si è svolto tranquillamente, nonostante le polemiche, gli arresti e gli interrogatori di una cinquantina di persone, trovate in possesso di armi e coltelli e le proteste di parte del mondo religioso. Fra queste molto duri sono stati i commenti di alcuni autorevoli rabbini e le esternazioni del sindaco di Gerusalemme, Nir Barkat che si è pubblicamente rifiutato di partecipare alla marcia per rispetto della comunità religiosa locale, ricevendo condanne e critiche da più fronti.  Si sono espressi favorevolmente invece il premier Nethanyahu che ha salutato sulla sua pagina facebook i partecipanti e diversi politici importanti che hanno sfilato inclusi Tzipi Livni leader dell’Unione Sionista assieme a Isaac Herzog e Yair Lapid del partito Yesh Atid.