Cronaca di una sera d’estate

Israele

di D. M.

DSC_0590L’idea è nata intorno al numero del Bollettino dedicato ad EXPO: cibo e vino kasher quindi, sotto i portici di uno dei borghi più belli della vicina Svizzera: Morcote, “la Portofino della Confederazione”, ad un passo da Porto Ceresio, sulla via che da sempre unisce i traffici del nord e del sud Europa e che durante la seconda guerra mondiale ha ospitato oltre cento rifugiati politici e razziali in fuga dal nazi-fascismo.

Nella Villa Bianchi, come ha ricordato Paolo Poma, memoria storica del luogo, decine di rifugiati, tra i tanti Piero Chiara, vissero per mesi, non internati ma protetti da una comunità che li ospitò durante la seconda guerra mondiale, senza fare troppe domande sulla loro origine, a poche centinaia di metri da un battaglione di SS che terrorizzava la vicinissima costa italiana.

Molti ce la fecero, altri, come Liliana Segre, catturata a Porto Ceresio, finirono ad Aushwitz. E settanta anni dopo, grazie a cibo e vino kasher, proveniente da Svizzera, Italia e Francia, i magnifici portici di Morcote si sono riempiti di un pubblico veramente folto. Amici delle Comunità di Milano, Casale Monferrato e ovviamente Lugano hanno condiviso con tanti morcotesi un cibo squisito preparato da Daniela Di Veroli, i biscotti kasher fatti a mano dai mitici Rossi Portinaro di Casale Monferrato, una delegazione di lomellini sempre in prima fila quando c’è da promuovere la cultura e le radici di un cibo, a cominciare dall’oca (“il maiale degli ebrei”), fortissimamente legato alla presenza ebraica nel nord ovest italiano. Una iniziativa che grazie al successo e all’ospitalità dei proprietari dei portici, gli amici di Team Lake House, si pensa di replicare visto che cibo e vino condivisi aiutano a spiegare, al di là di tanti discorsi, che kasher significa buono, pulito e giusto. Sano. E che il cibo, al centro di Expo e dell’interessantissimo Padiglione Svizzero, serve ad unire e non a dividere.