Attacco terroristico ad Ariel: tre morti e diversi feriti

Israele

di Sofia Tranchina
L’ondata di terrorismo palestinese non accenna a fermarsi: ancora accoltellamenti, speronamenti e morti.

Martedì 15 novembre mattina il diciottenne palestinese Muhammed Souf, residente a Hares, con un permesso di lavoro che gli dava la libertà di circolare in territorio israeliano, nell’insediamento di Ariel ha accoltellato una guardia di sicurezza, per proseguire e accoltellare tre civili vicino a una stazione di servizio. Secondo la ricostruzione pubblicata dal Times of Israel, il terrorista ha poi rubato una macchina che ha fatto schiantare contro altri veicoli sull’autostrada Route 5. È dunque sceso dalla macchina per accoltellare un’altra persona, per poi rubare un’altra auto che ha guidato contro il traffico cercando di causare più danni possibili. Quando è sceso dal veicolo distrutto, ha cercato di proseguire e finalmente è stato fermato e neutralizzato.

Negli accoltellamenti sono morti Michael Ledigin (al centro) e Tamir Avichai (a destra), e molti altri sono stati feriti (di cui tre sono ricoverati in ospedale), mentre negli incidenti in macchina è stato ucciso Moti Ashkenazi (a sinistra).

Michael, ebreo di soli 36 anni, si era trasferito in Israele dalla Russia soltanto cinque anni prima con la moglie e i due figli piccoli. Ottenuta la cittadinanza, ha preso casa poco a sud di Tel Aviv, a Bat Yam. La sua vedova, Yevgenia, distrutta dal dolore ha dichiarato ai media: «non capisco come potrò vivere senza mio marito». La famiglia di Michael in Russia è stata avvisata e cercherà di recarsi in Israele per il funerale.

Tamir, di 50 anni, residente di Kiryat Netafim, lascia sei figli. «Quando abbiamo letto dell’attacco terroristico – racconta uno dei figli – eravamo dispiaciuti, ma ci siamo anche detti “okay, succede”, finché improvvisamente si tratta della tua vita e di tuo padre».

La morte di Moti, 59 anni, padre di tre ragazzi residente a Yavne, riapre invece una ferita non ancora rimarginata nel cuore della vedova, che era stata già coinvolta dalla morte di suo fratello David Shamir in un altro attacco terroristico. «Non ci siamo mai del tutto ripresi, e ora è successo di nuovo. Di nuovo terroristi, di nuovo odio per Israele. […] Moti era amorevole, pieno di gioia per la vita, marito esemplare e uomo di famiglia, con una grande anima e sempre pronto ad aiutare tutti. Questa è una grande perdita per noi e per chiunque lo abbia conosciuto».

Il terrorista è stato fermato da un soldato fuori servizio che stava giusto andando al memoriale di Shalom Sofer, un’altra vittima deceduta soltanto settimana scorsa per le ferite di un altro attacco terroristico palestinese: «quando mi sono accorto che quello a cui stavo assistendo era un attacco terroristico, sono sceso dal veicolo, ho identificato il terrorista e gli ho sparato per neutralizzarlo», ha commentato.

Nel frattempo, Hamas festeggia e celebra il terrorista chiamandolo “eroe”, per incitare quanti più ragazzi a fare lo stesso.

La violenza palestinese ha ucciso 25 israeliani dall’inizio dell’anno, facendo del 2022 l’anno con più morti dal 2006.