Antisemitismo e false accuse dopo il 7 ottobre: la conferenza di Adei Wizo Milano

Eventi

di Anna Balestrieri
“C’è stata una campagna di disumanizzazione che ha portato alla notte dei cristalli, non è venuta da nulla”. Così Roberta Vital, vicepresidente dell’ADEI Wizo Milano ha richiamato l’importanza di riconoscere i segnali premonitori di persecuzione degli ebrei, sottolineando come ogni pogrom sia stato preceduto da una campagna di demonizzazione e boicottaggio. L’incontro organizzato dall’associazione giovedì 18 aprile ha riportato l’attenzione sul tema che più preoccupa le comunità ebraiche di tutto il mondo, l’ondata di antisemitismo senza precedenti. Una violenza così intensa da essere giunta a negare gli stupri di massa e le torture subiti dagli israeliani durante ed in seguito al 7 ottobre da parte dei terroristi di Hamas. La campagna di disumanizzazione presente combacia con uno dei punti della definizione d’antisemitismo dell’IHRA, equiparare le posizioni dello stato israeliano con le “colpe del popolo ebraico”.

Stefano Parisi

Stefano Parisi, presidente dell’associazione Setteottobre

L’associazione Setteottobre

Stefano Parisi (nella foto a fianco) interviene per condividere il motivo per cui, insieme alla moglie Anita Friedman, ha fondato l’associazione Setteottobre, sottolineando la necessità di difendere i valori occidentali contro l’odio. Parisi enfatizza quanto sia cruciale coinvolgere organizzazioni non ebraiche nella lotta contro l’antisemitismo.

L’homepage del sito web dell’associazione recita: “quando i bambini nati in questi drammatici giorni saranno grandi ci chiederanno “ma voi che avete fatto per fermare tutto ciò?”, noi dobbiamo poter dire che abbiamo reagito, abbiamo combattuto, abbiamo difeso gli ebrei, abbiamo difeso la nostra libertà, chiunque abbia a cuore il valore del bene comune, del rispetto della vita, della solidarietà umana, della libertà della persona, deve reagire, oggi.” Sette Ottobre è cresciuta rapidamente grazie all’adesione di coloro che hanno vissuto il 7 ottobre come una svolta nelle loro relazioni personali, trovando difficile confrontarsi con chi giustifica attacchi contro gli israeliani. La propaganda dell’ignoranza, basata su notizie non verificate, alimenta la sfiducia nell’informazione affidabile, creando un ambiente ostile alla ricerca di informazioni precise. Si evidenzia l’apatia degli universitari di fronte ai boicottaggi studenteschi e si segnala l’alto livello di tensione all’Università La Sapienza di Roma, dove scontri tra studenti e forze dell’ordine hanno portato a feriti e arresti.

Parisi ha sottolineato il coraggio dimostrato dalla rettrice, che si è rifiutata di cedere alle pressioni degli studenti per il boicottaggio delle collaborazioni scientifiche con università israeliane, rendendosi esempio virtuoso all’interno di un sistema educativo responsabile di formare individui che giustificano la violenza. Sbagliò il presidente Mattarella a definire “un fallimento” l’uso dei manganelli nell’analogo episodio pisano, dove un gruppo di studenti facinorosi venne bloccato dalle forze d’ordine quando, sovvertendo il percorso della manifestazione, cercava di dirigersi verso una sinagoga. Nonostante una propaganda aggressiva, le statistiche mostrano che la maggioranza degli italiani sostiene Israele. Ciò che preoccupa è contrastare le influenze negative delle élite.

Roberto Cenati (©Michael Soncin)

Le dimissioni dall’ANPI di Roberto Cenati

Roberto Cenati, ex leader dell’ANPI provinciale di Milano recentemente dimissionario, sottolinea l’importanza di opporsi a derive negazioniste e antisemite, riferendosi alla sua “sofferta decisione” di abbandonare l’associazione a causa della decisione di adottare il termine “genocidio” per definire la corrente situazione israelo-palestinese.

Cenati aveva motivato la sua scelta di uscire dall’ANPI in un’intervista a Mosaico-Bet Magazine, spiegando di rifiutarsi “di sposare un pensiero unico, perché l’antifascismo è esattamente il contrario: essere antifascisti vuole dire accettare la diversità di opinione, che è una ricchezza. (…). Se non si accettano pensieri diversi, che antifascismo è?”.

Il genocidio pianificato da Hamas

Un genocidio, ricorda Cenati, è la “volontà di sterminare un popolo dalla prima all’ultima persona come è accaduto nella Shoah: non è quello che sta avvenendo a Gaza o che si prefissa il governo israeliano, è quello che pianifica Hamas”.

Hamas parla di decine di migliaia di vittime, ma non specifica che molti di loro siano guerriglieri di Hamas e che i civili siano morti perché utilizzati come scudi umani. I fondi internazionali sono stati utilizzati per costruire tunnel sotto moschee, ospedali e scuole, mettendo così a rischio la vita dei civili. Parte dei quali ha dimostrato un grado di complicità attiva nel massacro del 7 ottobre, provato, tra gli ultimi, nel recente video del linciaggio di privati cittadini all’ostaggio Bibas.

“Chi insulta la brigata ebraica insulta la Resistenza italiana”

In molte celebrazioni per il 25 aprile si sono verificati attacchi alla Brigata Ebraica, il raggruppamento che comprendeva 5000 volontari incorporati nel decimo corpo dell’ottava armata britannica ed è stata fondamentale nello sfondamento della Linea Gotica, combattendo valorosamente con il sacrificio di 50 soldati. Medaglia d’oro al valor militare dal Parlamento italiano, la Brigata ebraica si è vista oggetto di insulti da parte delle sinistre estreme durante le celebrazioni del 25 Aprile negli anni scorsi. Chi l’attacca, secondo Cenati, “attacca la resistenza italiana”.

Anche secondo Cenati il punto centrale è il fallimento educativo, evidente se così tanti non solo giovani ma anche professori alimentano l’antisemitismo. “Il sionismo è l’equivalente del risorgimento italiano, è la battaglia degli ebrei per ottenere la propria patria: andrebbe insegnato meglio”, conclude l’ex presidente dell’ANPI.

L’antisemitismo alimentato dalle fake news

La parola è infine passata ad un esperto di antisemitismo contemporaneo e di delegittimazione dello stato di Israele.
Il confine tra concetti semantici distinti come antisionismo e antisemitismo risulta ultimamente offuscato. Questo è evidenziato quando un gruppo di studenti ebrei viene accolto con epiteti come “sionisti fascisti”. Questa confusione riflette la necessità di una maggiore chiarezza nel distinguere tra critiche legittime alla politica israeliana e pregiudizi e discriminazioni contro gli ebrei.
Le notizie false alimentano la discordia. Un esempio tra tutti quello del 17 ottobre, quando Jeremy Bowen della BBC accusò Israele dell’omicidio di 500 civili nell’attacco ad un ospedale, quando si scoprì la responsabilità era di un missile della Jihad Islamica. Anche se il fake fu corretto dopo qualche giorno, questo episodio evidenzia come anche fonti autorevoli come la BBC possano commettere errori. Successivamente, lo stesso giornalista accusò Israele di controllare le informazioni, sollevando dubbi sulla neutralità dei media.

Un’altra e più recente notizia drammatica incolpò Israele della morte di circa 100 persone durante la distribuzione di aiuti umanitari. L’incidente, definito la “tragedia della distribuzione degli aiuti umanitari” e condannato come “massacro della farina” da parte di esperti dell’ONU, fu causato da uno scontro tra soldati israeliani e 10 miliziani di Hamas: il panico generato dagli spari ha generato la morte nella calca di civili innocenti.

La manipolazione degli stupri

Gli episodi di violenze sessuali sono stati oggetto di manipolazione e disinformazione. Miliziani di Hamas, Jihad Islamica e privati cittadini sono stati accusati di aver commesso stupri, ma solo a due mesi dai fatti l’ONU ha condannato i documentati comportamenti criminali del 7 ottobre. Canali iraniani hanno accusato l’esercito israeliano di violenze sessuali, mentre il Middle East Monitor, legato al Qatar, ha insinuato che possano essere stati compiuti abusi sessuali da parte di soldati israeliani contro donne palestinesi a Gaza, invitando Israele a indagare. Solo il 4 marzo, un rapporto stampa ha confermato che l’agenzia dell’ONU aveva trovato evidenze degli abusi sessuali perpetrati il 7 ottobre.

Il problema non riguarda quindi solo la presentazione delle notizie, ma anche l’appropriazione della narrazione per negare o spostare la responsabilità. Anche esperti ed analisti possono contribuire alla disinformazione, sottolineando l’importanza di verificare sempre le fonti e analizzare attentamente le informazioni.

(Nella foto in alto, una manifestazione contro la manipolazione degli stupri da parte dell’opinione pubblica e dell’Onu)

Le voci diverse

L’esperto ha voluto dare spazio anche alle voci diverse di questa narrativa, tutte femminili.

Elica Le Bon e Goldie Ghamari di origine iraniana, l’egiziana Dalia Ziada minacciata negli Stati Uniti per la sua condanna di Hamas, la giornalista siriana Haivy Bouzo condannata per aver ricordato l’esistenza di una diaspora ebraica nel suo paese ed Inas Hamdan. che denuncia l’islamismo antisemita in Svezia sono esempi di informazione etica e super partes.