Kedoshìm
26 aprile 2014 – 26 nissàn 5774
 Devar Torà
La parashà di Kedoshìm rappresenta un vero e proprio programma di vita  ebraica che ha come obbiettivo la kedushà cioè la capacità di  santificare ogni aspetto della nostra vita. La prima mitzvà che compare  in questa parashà è quella del rispetto/timore dei genitori. Il  linguaggio usato dal testo è particolare, dice: “L’uomo tema suo padre e  sua madre”. La parola “uomo”, secondo Rav Shaul Israeli, indica che ci  si sta rivolgendo a una persona nel momento di passaggio all’età adulta.  È un momento particolare in cui ci si sente al centro dell’universo e  in cui si pensa di poter spezzare i legami con il passato. Proprio in  questo momento è necessario ricordare che siamo parte di una catena in  cui i nostri genitori svolgono un ruolo fondamentale. (Rav A. Arbib).
Halakhà
Secondo  la maggior parte dei decisori di Halakhà la mitzvà del conteggio  dell’Omer è al giorno d’oggi una mitzvà rabbinica, ricordo di quanto  avveniva quando c’era il Bet ha-miqdash. Alcune autorità, prima fa tutte  Rambam (Rabbì Moshè Ben Maimon), sostengono tuttavia che ancora oggi,  sebbene non vi sia il Bet ha-miqdash, quella del conteggio dell’Omer sia  una mitzvà imposta dalla Torà. È bene effettuare il conteggio in  pubblico al Bet ha-kneseth. Se si arriva in ritardo per la tefillà di  ‘arvit e il pubblico sta contando l’omer, si effettui il conteggio  assieme al pubblico, e si reciti successivamente ‘arvit. (Nit’è Gavriel,  Pesach, Vol. III, cap. 23, Halakhot 1-2-7) (Rav A. Di Porto)


