Mendelssohn e la luce del Nord

Spettacolo

La luce del Nord ha brillato in un’apertura di stagione con Felix Mendelssohn. La sua sinfonia Scozzese e l’ouverture Le Ebridi (chiamata anche la Grotta di Fingal) hanno fra l’altro contrassegnato una serata memorabile nella sala Verdi del Conservatorio di Milano al seocndo appuntamento dei concerti della Società del Quartetto.
Ma altre composizioni dell’autore tedesco sono in programma in giro per l’Italia nelle altre sale da concerto. Nato ad Amburgo, nipote del celebre filosofo ebreo Moses Mendelssohn, convertito al cristianesimo all’inizio dell’800 sull’onda di una moda di assimilazione che colpì duramente le comunità ebraiche tedesche, il grande compositore mantenne della propria identità originaria tutti i tratti creativi e cosmopoliti.
Non a caso durante le persecuzioni antiebraiche i nazisti non dimenticarono mai le sue origini, bruciando i suoi manoscritti, impedendo l’esecuzione delle sue opere, abbattendo le statue che gli erano state dedicate in precedenza. Per la cultura tedesca si trattò di un’ennesima grave mutilazione.
E non a caso la sua capacità di pensare e di creare al di là dei confini geografici e formali aveva conquistato la Gran Bretagna in un’epoca, quella vittoriana, in cui i tedeschi e le influenze d’Oltremanica in genere, non erano viste particolarmente di buon occhio.
Protagonisti della serata milanese l’Orchestra del ‘700 di
Amsterdam diretta da Frans Brüggen e il violinista salisburghese Thomas Zehetmair. La formazione è composta da specialisti nella prassi esecutiva dei secoli XVIII e XIX, circa 50 elementi provenienti da 16 nazioni, che si riuniscono tre
volte l’anno per un intenso periodo di prove che precede lunghe tournée che, dopo i primi successi in Olanda e Italia, li hanno portati ad esibirsi in tutto il mondo. L’orchestra vede le sue essenziali sorgenti di forza nella caratterizzazione del
repertorio, nell’insostituibile guida di Brüggen e in una strategia di collaborazione individuale che esclude qualsiasi routine. Il repertorio è sempre nuovo, e dopo le prove, le tournée e le incisioni discografiche sempre dal vivo, ognuno ritorna alle sue attività di insegnamento, di solista o di esecutore in altri complessi. Tutti gli strumenti sono d’epoca, o copie fedeli: la ricerca filologica si considera parte integrante dell’esecuzione.
Le numerose incisioni che hanno ottenuto molti riconoscimenti internazionali testimoniano l’ampio repertorio dell’orchestra che spazia da Purcell a Mozart, da Rameau a Mendelssohn.
L’ attività dell’orchestra, sostenuta da amici in tutto il mondo, ha potuto continuare la propria attività grazie al sostegno della Fondazione Prince Bernhard, del governo olandese e di importanti gruppi industriali.
Musicista rigoroso e spigliato, costante animatore delle idee nel repertorio barocco e classico, Frans Brüggen è nato ad Amsterdam, dove ha studiato anche musicologia. A vent’anni diventa professore al Conservatorio Reale dell’Aia, e insegna poi alla Harvard University e alla University of California di Berkeley.
Nato nel 1961 a Salisburgo in una famiglia di musicisti, il violinista Thomas Zehetmair ha iniziato lo studio del violino con il padre al Mozarteum. Ha poi proseguito gli studi con Franz Samokyl, Max Rostal e Nathan Milstein. Nel 1977 ha debuttato al Festival di Salisburgo e nel 1978 ha meritato il primo
premio al concorso internazionale Mozart. Da allora ha suonato con le maggiori orchestre (Concertgebouw di Amsterdam, Philharmonia di Londra e London Symphony, Staatskapelle Dresden, Gewandhaus zu Leipzig, Münchner Philharmoniker, Berliner e Wiener Philharmoniker, Westdeutscher Rundfunk, RIAS Berlino, NHK di Tokyo, Philadelphia Orchestra, le orchestre sinfoniche di
Cleveland, Boston, San Francisco) e direttori quali Daniel Barenboim, Herbert Blomstedt, Christoph von Dohnányi, Christoph Eschenbach, John Eliot Gardiner, Nikolaus Harnoncourt, Heinz Holliger, Charles Mackerras, Roger Norrington, Simon Rattle, Esa-Pekka Salonen, Jukka-Pekka Saraste e Wolfgang Sawallisch.