Devar Torà / La sacralità del silenzio

Devar Torà / Vayikrà
Quando si parla di una voce che dall’alto chiama una persona, e la voce è quella divina e la persona è Moshè, come avviene all’inizio del terzo libro della Torà, che proprio da quella chiamata (wayqrà) prende il nome, si sta molto attenti a quello che viene detto. Stranamente il commento di Rashi sposta invece l’attenzione su qualcosa che non viene detto: le pause (hafsaqot) tra un detto e l’altro. Le pause servono a introiettare il messaggio ricevuto. La pause e il silenzio sono sacre come le parole. (Rav R. Di Segni)

Halakhà
I posekìm discutono se una donna, al momento dell’accensione dei lumi, possa porre una condizione, dicendolo esplicitamente o anche solo pensandolo, che le consenta di non accogliere lo Shabbat con l’accensione, ed effettuare dopo l’accensione delle azioni proibite di Shabbat. Pertanto non è permesso avvalersi di questa facilitazione se non in casi di particolare necessità, ricordandosi comunque di porre la condizione, dicendo di non voler accogliere lo Shabbat con l’accensione, e non ad esempio dicendo di voler effettuare una data azione, prima del tramonto o del momento in cui la collettività accoglie lo Shabbat, vale a dire recitando la Kabbalat Shabbat al Bet hakneset. (Shemirat Shabbat kehilkhatàh 43,22) (Rav A. Di Porto)