Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Yosef è il personaggio che emerge maggiormente nelle vicende narrate nell’ultima parte del Libro di Genesi. Le complicate vicende della sua vita gli permettono di essere riconosciuto meritatamente come un vero leader. Yosef viene infatti prima venduto come schiavo dai suoi fratelli, poi rinchiuso ingiustamente nelle prigioni d’Egitto, e infine eletto dal Faraone come viceré grazie alla sua saggezza.
Nel corso di tutti questi eventi, nonostante le difficoltà e le tentazioni, Yosef non si allontana mai dalla via della giustizia. Il suo atteggiamento verso i fratelli giunti in Egitto (vedi Genesi 42), benché dall’esterno appaia come quello di un tiranno insensibile, è tuttavia finalizzato ad uno scopo ben preciso. I Maestri ci fanno notare che il vero intento di Yosef è di fare in modo che i suoi fratelli si trovino in una situazione simile a quella che, vent’anni prima, li aveva portati ad agire empiamente nei suoi confronti. Per questo egli si impegna a mettere il giovane Binyamin in cattiva luce agli occhi dell’intera famiglia, fino al punto di spingere i fratelli ad abbandonarlo e a consegnarlo come schiavo, che in fondo è esattamente ciò che essi avevano fatto con Yosef quando lo avevano venduto ai mercanti ismaeliti. Dunque, in realtà, questa messa in scena non rappresenta una punizione o una vendetta, ma una vera e propria verifica volta a far sbocciare la forma più completa di ravvedimento. Come spiegano i Maestri, infatti, per essere davvero liberati dai una grave colpa, è necessario trovarsi in una situazione analoga a quella che aveva portato a commettere il peccato la prima volta.