Giuseppe e i fratyelli nella parashà Vajjigash

Parashat Vajjigash. Il pentimento di Yehuda

Parashà della settimana

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
Yosef è il personaggio che emerge maggiormente nelle vicende narrate nell’ultima parte del Libro di Genesi. Le complicate vicende della sua vita gli permettono di essere riconosciuto meritatamente come un vero leader. Yosef viene infatti prima venduto come schiavo dai suoi fratelli, poi rinchiuso ingiustamente nelle prigioni d’Egitto, e infine eletto dal Faraone come viceré grazie alla sua saggezza.

Nel corso di tutti questi eventi, nonostante le difficoltà e le tentazioni, Yosef non si allontana mai dalla via della giustizia. Il suo atteggiamento verso i fratelli giunti in Egitto (vedi Genesi 42), benché dall’esterno appaia come quello di un tiranno insensibile, è tuttavia finalizzato ad uno scopo ben preciso. I Maestri ci fanno notare che il vero intento di Yosef è di fare in modo che i suoi fratelli si trovino in una situazione simile a quella che, vent’anni prima, li aveva portati ad agire empiamente nei suoi confronti. Per questo egli si impegna a mettere il giovane Binyamin in cattiva luce agli occhi dell’intera famiglia, fino al punto di spingere i fratelli ad abbandonarlo e a consegnarlo come schiavo, che in fondo è esattamente ciò che essi avevano fatto con Yosef quando lo avevano venduto ai mercanti ismaeliti. Dunque, in realtà, questa messa in scena non rappresenta una punizione o una vendetta, ma una vera e propria verifica volta a far sbocciare la forma più completa di ravvedimento. Come spiegano i Maestri, infatti, per essere davvero liberati dai una grave colpa, è necessario trovarsi in una situazione analoga a quella che aveva portato a commettere il peccato la prima volta.

Il test pianificato da Yosef risulta superato nel momento in cui Yehudah si fa avanti e chiede addirittura di essere condannato alla schiavitù al posto di Byniamin, pur di risparmiare all’anziano padre la sofferenza della perdita del suo figlio più giovane (Genesi 44:33). Non a caso, proprio Yehuda, che ora mostra un grande spirito di sacrificio, è colui che in passato aveva proposto di vendere Yosef come schiavo (Genesi 37:26-27). L’incredibile dimostrazione di pentimento spinge il viceré d’Egitto a commuoversi e a rivelare la sua vera identità:
E Yosef disse ai suoi fratelli: «Io sono Yosef; mio padre è ancora vivo?». Ma i suoi fratelli non gli potevano rispondere perché erano impauriti alla sua presenza (Genesi 45:3).
Il cambiamento nell’animo di Yehudah era in realtà già iniziato nei capitoli precedenti della Torah. Davanti a sua nuora Tamar, che stava per essere condannata a morte, egli aveva ammesso: «Ella è più giusta di me» (Genesi 44:26). In seguito, per placare le ansie del padre Yaakov, Yehudah si era addossato enormi responsabilità nei confronti di suo fratello Binyamin:
E Yehudah disse a Israele suo padre: «Lascia venire il fanciullo con me, e ci leveremo e andremo perché possiamo vivere e non morire, sia noi che tu e i nostri piccoli. Io mi rendo garante di lui; ne domanderai conto alla mia mano. Se non te lo riconduco e non te lo rimetto davanti, ne porterò la colpa davanti a te per sempre» (Genesi 43:8-9).
È proprio la capacità di ravvedersi completamente che permette a Yehudah di diventare il leader del popolo ebraico, e di essere perciò innalzato persino al di sopra dello stesso Yosef. Il principio espresso nel Talmud (Berachot 34b), secondo cui chi si pente è superiore a chi è sempre rimasto nella giustizia, si applica perfettamente alla vicenda di Yosef e di Yehudah. Il primo, nonostante i grandi onori conseguiti in Egitto, avrà una discendenza corrotta che sparirà dalla storia ebraica dopo la deportazione ad opera degli Assiri; Yehudah, invece, riceverà dal padre il comando del popolo e sarà l’antenato del re David e della stirpe regale.
Tuttavia, alla fine, il destino della nazione d’Israele renderà giustizia ai meriti di entrambi i fratelli. Il profeta Ezechiele (nel brano scelto come Haftarah di Vayigash) parla infatti della promessa secondo cui il “bastone di Yosef” sarà riunito in futuro al “bastone di Yehudah”, per la realizzazione della speranza messianica:
Così dice Hashem il Signore: Ecco, io prenderò i figli d’Israele dalle nazioni fra le quali sono andati, li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nel loro paese, e farò di loro una sola nazione nel paese, sui monti d’Israele; un solo re regnerà su tutti loro. Non saranno più due nazioni né saranno più divisi in due regni (Ezechiele 37:21-22).