Jewish and the City 2014: a Milano ritorna la grande festa di cultura ebraica

di Stefania Ilaria Milani

jec1Il Festival Internazionale di Cultura Ebraica quest’anno assume un ruolo e un significato particolare. Il tema al centro dei dibattiti, delle iniziative artistiche e culturali scelto per l’edizione 2014 è Pesach, la Pasqua. Anche quest’anno, dal 13 al 16 settembre, si terrà nella metropoli meneghina Jewish and the City, l’evento nato nel 2013 dal desiderio della Comunità Ebraica di Milano di implementare le occasioni di scambio e di dialogo con i propri concittadini. Anche quest’anno promossa dalla Comunità stessa in collaborazione con il Comune e patrocinata da molti: dall’UCEI alla RAI, dalla Provincia di Milano a Regione Lombardia, poi Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo (Main Partner), Allianz e Banca Monte dei Paschi di Siena (Partner), da Rigoni di Asiago (Food Quality Partner) e grazie al contributo speciale di sostenitori tra cui CheSpesa.it, EI AI Kawai – Furcht, Skira, Slide, Valextra.

Dopo il tema dello Shabbat, fil rouge della scorsa edizione, l’argomento di oggi è Pesach, ovvero il lungo peregrinare del popolo ebraico verso la liberazione dall’Egitto, trattato in tre diverse declinazioni: “l’Esodo e la Libertà; Essere straniero; Haggadah vuol dire racconto”. Tuttavia «il termine Pesach, – come ha ben spiegato Rav Alfonso Arbib – secondo un’interpretazione rabbinica, può pure significare “bocca che parla”. A Pesach si parla molto, si racconta, ci si pone domande e si danno risposte. È il momento in cui siamo chiamati a riflettere sull’uso della parola che, da una parte può essere strumento straordinario di libertà e di espressione dei sentimenti e delle idee più profondi dell’uomo, ma d’altra parte può diventare distruttiva e manipolatoria». Dunque uno dei mezzi essenziali della liberazione è proprio la possibilità di usare la parola. Per questo i milanesi si daranno appuntamento intorno alla Sinagoga Centrale, al Teatro Franco Parenti o alla Fondazione Corriere della Sera, in Biblioteca Sormani e Cà Granda, alla Rotonda della Besana sino a Palazzo Reale, dove parteciperanno a numerosi incontri, mostre, concerti, lectiones magistrales, maratone di pensiero, laboratori per bambini. Parole, teatro e musica in 11 luoghi di Milano. Possibilmente senza lievito.

A presentare il Festival durante la conferenza stampa alla Sala del Grechetto in Sormani, è stato Daniele Cohen, vicepresidente e assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Milano, rav Roberto Della Rocca, direttore scientifico di Jewish and the City e direttore del Dipartimento Educazione e Cultura UCEI, l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo dal Corno, l’Avv. Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, Vittorio Meloni, direttore centrale Relazioni Esterne di Intesa Sanpaolo, la regista Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti e Valeria Cantoni, curatrice del Festival. Mentre a chiudere in bellezza la conferenza stampa, preceduta da una lecture (circa il ruolo della narrazione nell’evoluzione del genere umano) di Jonathan Gottschall,le parole di rav Alfonso Arbib, rabbino capo della Comunità ebraica di Milano, presente in sala assieme al presidente di Comunità Walker Meghnagi

Inoltre, parallelamente all’inaugurazione a Palazzo Reale di una delle più importanti retrospettive mai dedicate a Marc Chagall, a cura di Claudia Zevi e Meret Meyer, martedì 16 settembre alle ore 21.30 Jewish and the City renderà omaggio a una delle figure più iconiche e misteriose presenti come leitmotiv nell’opera del grande artista russo: il violinista.

Assisteremo infatti a Ascolta Chagall, un’inedita performance musicale per sette violini che dalle finestre di Palazzo Reale farà risuonare la piazzetta antistante di musica e parole ispirate all’opera del maestro di Vitebsk. Le note saranno accompagnate da una voce narrante, interprete di alcuni brani tratti da “Chaiei – la mia vita” (un diario intimo in cui Chagall racconta del proprio rapporto con la musica e con il violino del nonno, tratteggiando un affresco verbale della vita nello shtetl dove trascorse la sua infanzia e formò il suo favoloso immaginario). La direzione artistica della serata è affidata a Omer Meir Wellber, amico sia del Festival che di Milano e, soprattutto, uno fra i più talentuosi e giovani direttori d’orchestra sulla scena internazionale.

Dando notizia, a sorpresa, della presenza straordinaria della cantante israeliana Noah, l’Assessore e Vide Presidente Daniele Cohen ha delineato i fitti appuntamenti che il Festival riserverà al pubblico durante le prossime quattro giornate (“Raccontare per essere”, domenica 14 settembre, ore 11 in Sinagoga centrale, con Catherine Charlier; “E Mosè battè la roccia”, domenica 14 settembre, ore 12 in sinagoga centrale, reading con e di Gioele Dix; “Da quale schiavitù dobbiamo liberarci?”, domenica 14 settembre, ore 20.30 al Teatro Franco Parenti; “I comandamenti della libertà”, lunedì 15 settembre, ore 17 alla Fondazione Corriere della Sera; “Gli ebrei del mediterraneo tra storia e memoria. Il luogo del cammino”, martedì 16 settembre, ore 11 presso, Palazzo Greppi con Georges Bensoussan). Ricordando l’8 settembre 1943, 71 anni fa, giorno in cui il maresciallo Badoglio proclamava l’armistizio di Cassibile, Daniele Cohen sottolinea il parallelismo tra quella data e il tema tra libertà dall’Egitto e Resistenza-Liberazione dal nazifascismo. «La selezione del tema, fatta diverso tempo fa, voleva indicare anche come la libertà sia un processo lungo, tormentato e doloroso. E come sia un percorso di ricerca, in cui il dialogo, la riflessione, vanno insieme alla responsabilità. Invitare la città a riflettere sugli affanni di diventare liberi alla vigilia di un anno che vedrà Milano come crocevia del mondo ci sembrava una bella sfida. E oggi lo è forse ancora di più: per questo il Festival Internazionale di Cultura Ebraica Jewish and the City propone con forza la condivisione come modello di libertà nella convinzione che la cultura e il dialogo delle idee rappresentino la vera speranza collettiva».

Per il direttore scientifico del festival, Rav Roberto della Rocca, «La festa di Pesach è un richiamo a compiere una verifica dei nostri sentimenti, un invito a domandarci se realmente ci sentiamo “come se noi stessi fossimo stati liberati con i nostri padri in Egitto”. Ciò significa che a Pesach non si festeggia l’evento che accadde ai nostri padri, quanto la nostra personale e attuale capacità di rivivere quel cammino di liberazione, di sentirlo sulla nostra pelle». «La Pasqua Ebraica non vuol dire solo affrancarsi dalle catene della schiavitù, ma liberarsi dalle false ideologie, dai luoghi comuni, dai pregiudizi e dall’essere sempre ciò che gli altri vorrebbero che fossimo. È un salto (Pesach vuol dire “salto” in ebraico). E se non siamo veloci abbastanza a compiere questo salto, come simboleggia il pane azzimo che è appunto il pane della fretta, pane potenziale, restiamo in Egitto, schiavi della nostra schiavitù interiore a un mondo “altro”, che ci soggiogo e che sottrae verità a ciò che siamo. Non è piacevole conoscere l’oscurità da cui proveniamo, tuttavia senza quella conoscenza non può esserci libertà. Metaforicamente, non basta uscire dall’Egitto, bisogno fare uscire l’Egitto da dentro di noi, espellerlo dalla nostra interiorità».

L’Assessore alla Cultura del Comune di Milano, Filippo Del Corno ha colto l’occasione anche per annunciare Milano cuore d’Europa, un’iniziativa che mette insieme le identità molteplici della città meneghina. In apertura dell’evento, anche qui, lo spettacolo della cantante israeliana Noa, l’11 settembre (Milano cuore d’Europa, è il secondo palinsesto culturale milanese del 2014 in occasione del semestre italiano di presidenza dell’UE). E riguardo al Festival dice:«Il percorso, il pensiero, la tradizione del popolo ebraico si misurano con la letteratura, la filosofia, la musica, i molti linguaggi dell’arte: grazie a Jewish and the City l’intreccio tra storia e futuro di una civiltà millenaria viene dipanato e narrato al pubblico milanese, che ha dimostrato, con la grande e attenta partecipazione alla prima edizione, di saper riconoscere la propria identità in ciascuno dei contributi che le tante culture che abitano Milano hanno apportato nel corso della sua storia e nel suo presente».

Andrée Ruth Shammah, regista direttore del Teatro Franco Parenti, recitando una splendida poesia su Pesach del poeta Maurizio Meschia, aprirà il programma sabato sera con la tavolata simbolica “Seder, che cosa è cambiato?”. E interverrà anche domenica 14 settembre alla XV edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica che ha per tema: Donna sapiens, la figura femminile nell’Ebraismo tra emancipazione e tradizione. Un evento che quest’anno è stato inglobato nel Festival ma che vede coinvolti trenta paesi europei e 70 località italiane che spalancheranno le porte di sinagoghe, musei e quartieri per parlare di donne e ebraismo.

Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo, ha sottolineato il rilievo del concetto di multicultura all’interno della nostra società, il quale nasce dai piccoli gruppi famigliari, passando dalle scuole sino a estendersi alla grande città per mezzo delle istituzioni pubbliche.

Vittorio Meloni, Direttore Centrale Relazioni Esterne di Intesa Sanpaolo, si è congratulato per l’enorme successo ottenuto nel 2013 dalla manifestazione, augurandosi che l’esigenza di conoscere e saper riconoscere le radici ebraico-cristiane della nostra nazione e dell’Europa tutta diventi sempre più vigorosa. In tal modo la diversità e la varietà culturale potrà davvero diventare un patrimonio comune.

La conferenza stampa si è chiusa con un breve ma incisivo intervento di Rav Arbib. «Essere liberi non significa essere libarati. Anche per la schiavitù si può avere nostalgia – afferma rav Arbib ricordando un midrash – e così è accaduto per gli ebrei usciti dall’Egitto. Perché la schiavitù ha un suo fascino, perché chi la vive non deve prendere decisioni, non deve gravarsi del peso delle proprie responsabilità. Credo sia una questione straordinariamente attuale, in un mondo in cui ci si mette sempre meno in discussione, in cui tutti fanno le stesse cose e non ci poniamo più troppe domande. In questo senso Pesach è un invito a uscire verso la libertà e prendersi qualche responsabilità».

L’ingresso a tutti gli eventi di Jewish and the City è gratuito e libero, fino ad esaurimento posti e salvo diverse indicazioni sul programma.

Per maggiori informazioni riguardo il calendario o per le visite su prenotazione, consultare il sito della rassegna www.jewishandthecity.it