I cast di 'Quando gli eroi volano'

Un libro che riassume “tutto Israele”: a Kesher si parla dello scrittore Amir Gutfreund

di Roberto Zadik

La scena culturale israeliana è in continuo fermento, piena di musicisti, registi e scrittori di alto livello. Non solo romanzieri noti internazionalmente come Grossman, Oz o Yehoshua, i più giovani Ayelet Gundar-Goshen e Eshkol Nevo,  ma anche autori  emersi fuori dai confini di Israele un po’ in sordina, che sarebbe ingeneroso definire “minori”. Uno di questi è il talentuoso Amir Gutfreund col suo straordinario romanzo Per lei volano gli eroi (traduzione di Raffaella Scardi, Neri Pozza editore, pp. 560, euro 21.00).

Il testo è stato presentato e analizzato con estrema lucidità nell’incontro Zoom di domenica 2 maggio, organizzato da Kesher e da Paola Boccia, che  ha avuto per protagoniste la sua traduttrice Raffaella Scardi e Sara Ferrari, docente di Lingua e Letteratura ebraica presso l’Università Statale di Milano. All’iniziativa hanno partecipato il presidente della Comunità Milo Hasbani e Pia Masnini Jarach, vice assessore alla Cultura della CEM.  Ferrari e Scardi hanno approfondito trama e significati del romanzo, per poi addentrarsi nel percorso biografico dell’autore, rispondendo in conclusione alle tante domande del pubblico, estremamente partecipe.

Ma di cosa parla il romanzo di Amir Gutfreund? Si tratta di un testo unico nel suo genere per diversi motivi, che nonostante la sua voluminosità, quasi 600 pagine, “si legge tutto d’un fiato grazie allo stile leggero e piacevolmente ironico della prosa” ha evidenziato Sara Ferrari. Nella sua efficace introduzione al testo, la docente ne ha approfondito anche la trama che “intreccia la storia israeliana, dal 1967 al 1995 a ridosso dell’omicidio Rabin, racchiudendo come in nessun altro testo buona parte della storia recente dello Stato ebraico e raccontandone con lucido disincanto la società”. Filtro degli avvenimenti storici narrati, come la traumatica Guerra del Kippur del 1973, sono le vite di quattro ragazzi della periferia di Haifa, molto amici fra di loro, ognuno dei quali appartiene a una origine e a una storia diversa e che esprimono le varie realtà sociali e umane del Paese e della sua società multiculturale e stimolante. Come ha sottolineato la Ferrari sono proprio loro gli “eroi” del romanzo che però sarà molto più “eroico e movimentato solamente nell’ultima parte, in cui ormai diventati uomini saranno impegnati in una missione importante”. I quattro protagonisti descrivono le varie anime di Israele e una Haifa inedita e quotidiana, da sempre etichettata come “la città culturalmente più sonnacchiosa” e che invece risplende di una inattesa vitalità. Una città al centro della storia e l’amicizia come tema portante dell’opera in un autore come Gutfreund che ricorda molto, secondo la Ferrari, “un altro scrittore israeliano estremamente intimista, anch’egli morto prematuramente, Yakov Shabtai, scomparso a soli 47 anni nel 1981, che raccontava la sua Tel Aviv anni ’70 degli operai e dei lavoratori”.

Si tratta di un affresco storico e socio-culturale di rara efficacia che racconta “tutto Israele”, le fasi storiche e la realtà quotidiana, mantenendo equilibrio nei toni e un forte senso dell’ironia nella caratterizzazione dei personaggi. Tra questi, Yankele, vivace sensale di matrimonio, e lo zio Perez con la sua trasformazione da laico del Kibbutz a religioso ortodosso.

Riguardo ai personaggi, ad approfondirne l’identikit umano è stata la traduttrice Raffaella Scardi che da tempo si occupa di tradurre, meravigliosamente, in italiano vari autori israeliani come Eshkol Nevo e Ayelet Gundar Goshen. Nel suo intervento ha ricordato come “la traduzione è prima di tutto un atto d’amore che ci impone di mantenere assoluta fedeltà al testo e a quanto espresso dallo scrittore in lingua originale. I protagonisti provengono da estrazioni e condizioni famigliari molto diverse fra loro e, ad esempio, uno dei ragazzi, Arik, è di origine polacca, figlio di sopravvissuti alla Shoah – come l’autore – mentre sua madre è nata in Kibbutz e appartiene alla generazione dei cosiddetti Sabra. Invece uno dei suoi amici è di origine irachena, gruppo etnico poco trattato dalla letteratura israeliana ed estremamente interessante”.

 

Ma chi era Amir Gutfreund? Ne hanno parlato diffusamente entrambe le relatrici, sottolineando l’originalità e la complessità di questo autore. Figlio di polacchi sopravvissuti alla Shoah, nel 2000 è uscito il suo testo in inglese Our Holocaust (La nostra Shoah); è stato uno scrittore decisamente sui generis e proveniente da un percorso militare e scientifico. Nato a Haifa il 23 luglio 1963 e morto a soli 52 anni il 27 novembre 2015, nella sua breve vita è stato colonnello dell’aviazione israeliana, ricercatore di matematica e fisica affiancando la passione per la scrittura al coraggio e al valore militare e all’interesse scientifico, per poi diventare acclamato scrittore solamente negli ultimi anni di vita. Per le sue opere è stato insignito del Buchman Prize, del Sapir Prize nel 2003 per il libro Seaside Estates, e del Book Publishers Association’s Gold Book Prize. Nel 2010, ha scritto la sceneggiatura del film israeliano The Matchmaker tratto dal suo libro Per lei volano gli eroi. Sposato con Netta Shamir, morta di cancro tra anni prima del marito, aveva cinque figli.

Il  libro Per lei volano gli eroi ha ricevuto una ottima accoglienza da parte del pubblico ma reazioni piuttosto tiepide da parte della critica. Come ha ricordato Sara Ferrari, uno dei motivi di questo fenomeno è stato lo “scarso coinvolgimento politico dell’autore” mentre “grande è stato il successo della serie tv su Netflix tratta dall’ultima parte del romanzo”.