di Davide Cucciati
L’accordo relativo al conflitto in Gaza non sarebbe stato frutto della libera strategia del governo israeliano bensì di un’imposizione americana. In un editoriale pubblicato il 19 ottobre 2025 dal titolo esplicito “This is how the Americans turned Israel into a banana republic”, Ben-Dror Yemini sostiene che il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi non sarebbero stati possibili senza l’intervento diretto dell’amministrazione Trump.
Trump
La Pace di Donald alla prova: una sfida ambiziosa, visionaria, fragile
di Francesco Paolo La Bionda
Restituiti gli ostaggi, sarà il disarmo la fase più difficile del Piano di pace. Seguirà la nomina di un’amministrazione tecnocratica a Gaza per guidare la ricostruzione. Con la prospettiva di estendere gli Accordi di Abramo, il Presidente Trump vuole neutralizzare l’Iran, mettere nell’angolo la Cina e portare a termine la “Via del Cotone”, il nevralgico corridoio commerciale che va dallo stretto di Malacca al Bosforo, fino all’Italia e Francia. L’analisi di Maurizio Molinari
Il cessate il fuoco è ufficialmente in vigore. Israele completa il primo stadio del ritiro
Israele prepara la ripresa dei colloqui indiretti con Hamas, mentre cresce la pressione di Trump per l’attuazione dell’accordo
Famiglie degli ostaggi in allarme dopo le parole di Trump: “Solo 21 ancora vivi a Gaza”
di Anna Balestrieri
Un’ondata di sconcerto ha investito l’opinione pubblica israeliana martedì sera, quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che solo 21 ostaggi israeliani sarebbero ancora vivi nella Striscia di Gaza.
Bufera su Harvard: l’amministrazione Trump indaga su 9 miliardi per antisemitismo
di Marina Gersony
Harvard, una delle università più prestigiose al mondo, si trova ora al centro di un’inchiesta federale. Dopo anni in cui l’ateneo ha rappresentato il simbolo dell’eccellenza accademica americana, l’amministrazione Trump ha deciso di metterlo sotto la lente d’ingrandimento.
Accordo a rischio: gli ultimatum di Hamas e di Trump
di Sofia Tranchina
Lunedì 10 febbraio Hamas ha annunciato che il rilascio dei tre ostaggi previsto per sabato 15 verrà posticipato “fino a nuovo avviso”, accusando Israele di aver violato gli accordi per il cessate il fuoco e Trump di aver mosso proposte di pulizia etnica della striscia di Gaza.
Dopo il 7 ottobre gli Usa non hanno preso le difese di Israele sotto attacco, ma le hanno fatto solo pressioni. Una strategia politica incomprensibile
di Paolo Salom
[Voci dal lontano occidente] Si è appena conclusa una stagione dettata da una visione del mondo secondo i principi dell’amministrazione democratica del presidente Usa Joe Biden, e siamo all’inizio di una nuova di cui, credo, vedremo presto gli effetti una volta che il repubblicano Donald Trump avrà avviato in pieno la nuova macchina del governo a sua immagine e somiglianza.
L’ultima trovata: Trump avrebbe vinto per colpa d’Israele
di Emanuele Calò, Daniela Santus
Roberto De Vogli (Blog FQ, 5 novembre 2024) scriveva: “Un recente sondaggio dell’Institute for Social Policy and Understanding, condotto in tre stati chiave (Georgia, Pennsylvania e Michigan), ha rivelato che la “guerra” a Gaza rappresenta una delle principali preoccupazioni politiche per la maggioranza degli elettori musulmani (61%).
Anche tra i seguaci di Trump che hanno assaltato il Campidoglio serpeggia l’odio per gli ebrei
di Paolo Salom
[Voci dal lontano Occidente] Le immagini arrivate da Washington ai primi di gennaio hanno impressionato tutti nel mondo. E in particolare noi ebrei. Nessuno credeva possibile ascoltare un presidente degli Stati Uniti, in procinto di lasciare la Casa Bianca, mentre incitava i suoi sostenitori a dare l’assalto al Congresso.
La normalizzazione tra Israele e Mondo arabo è il presupposto per una pace globale
di Paolo Salom
[Voci dal lontano Occidente] L’estate ci ha portato diverse sorprese. La più eclatante: il riconoscimento pieno di Israele da parte degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein.
Fa bene Trump a negare i finanziamenti all’UNRWA?
di Angelo Pezzana
L’amministrazione Trump dice basta ai finanziamenti all’UNRWA e ai 365 milioni di dollari che da 68 anni
i palestinesi ricevono per mantenere lo status di profughi. Sbaglia? Oppure è una decisione sacrosanta?














