Gaza

Il confine che resiste: voci e volti di Sderot. Il racconto di un viaggio in una città ferita che vuole vivere

Personaggi e Storie

di Davide Cucciati
Il racconto del mio secondo viaggio a Sderot dal 7 ottobre. Qui si combatteva casa per casa. Ora si incrociano i soliti bunker: tanti, ovunque. Ma rispetto al passato, noto qualcosa di nuovo. Alcuni sono stati trasformati, resi belli e decorati con disegni, con colori vivaci, con raffigurazioni di tramonti, di animali, persino di cani sorridenti. Probabilmente Sderot non vuole vivere nei bunker ma con i bunker.

Il ritorno a casa di Gadi e Judy Haggai: un dolore che chiede giustizia

Israele

di Anna Balestrieri
Gadi, 73 anni, e Judy, 70, sono stati uccisi mentre passeggiavano nei pressi del kibbutz. La famiglia, in una dichiarazione pubblica, ha espresso sollievo per la possibilità di dare loro una degna sepoltura in patria, ma ha aggiunto che “i nostri cuori non saranno interi finché tutti i 12 ostaggi di Nir Oz – e i 56 in totale – non saranno riportati a casa”.

Mentre piovono bombe, si marcia per la pace: tra Gaza e Tel Aviv, dolore senza tregua

Israele
di Anna Balestrieri  

In un’escalation inaspettata, gli Houthi hanno rivendicato un attacco diretto contro l’aeroporto Ben Gurion, mentre Gaza continua a contare le vittime di una guerra che sembra non conoscere tregua. Parallelamente, in Israele, cresce la mobilitazione contro il conflitto con una marcia da Tel Aviv fino al confine con la Striscia, tra richieste di pace e controversie sull’identificazione con le vittime.

La guerra è dura, devastante e anche ingiusta; ma a volte è necessaria, quando si viene attaccati. In Israele, come in Ucraina, si deve restare uniti per vincere

Taccuino

di Paolo Salom
[Voci dal lontano Occidente] Nelle scorse settimane un comandante di Hamas, il capo di una brigata di Rafah, si è arreso ai soldati di Tsahal. Aveva preso parte all’orrendo attacco del 7 ottobre e poi aveva anche – con i suoi uomini si intende – sorvegliato alcuni ostaggi israeliani. Inizio da questo dato di cronaca per provare a districarmi nella complessità di un conflitto

Fake News ritrattata: i media internazionali smentiscono la notizia dell’attacco israeliano al centro di aiuti di Rafah

Mondo

di Pietro Baragiola
Martedì 3 giugno, la Gaza Humanitarian Foundation (GHF) ha diffuso immagini delle telecamere di sicurezza provenienti dal sito del presunto incidente, mostrando che non si è verificato alcun attacco di questo tipo e smentendo tutte le accuse. Tuttavia, la fake news era già stata condivisa da molti media internazionali che l’hanno diffusa senza prima effettuare alcuna verifica, scatenando così numerose critiche nei confronti di Israele.

Hamas e la fame come strategia

Mondo

di Davide Cucciati
La crisi alimentare a Gaza non è dipesa dalla quantità totale di cibo entrato bensì dalla sua distribuzione effettiva. Hamas si comporta come ogni regime autoritario in tempi di guerra: non distribuisce gli aiuti, li seleziona, li dirige, li usa. Lo fa mentre contratta con attori regionali e internazionali mantenendo un ruolo ambiguo e sfuggente.

“Non silenziosi, ma silenziati”: la resistenza taciuta dei Palestinesi contro Hamas

Mondo

di Sofia Tranchina
Continuano nella Striscia di Gaza le mobilitazioni popolari contro l’autorità di Hamas, segnalando un persistente dissenso interno nonostante le gravi condizioni di sicurezza e la militarizzazione del territorio. Ma l’occidente, le organizzazioni internazionali e i media tacciono sulle proteste e le violenze di Hamas sui gazawi.

Netanyahu approva l’ingresso degli aiuti umanitari a tutta la Striscia di Gaza

Mondo

di Nina Prenda
Il Primo Ministro ha detto che Israele “permetterà l’ingresso di una quantità di base di cibo per la popolazione al fine di prevenire lo sviluppo di una crisi della fame nella Striscia di Gaza”. La decisione del primo ministro è stata presa senza un voto tra i ministri poiché la maggior parte del gabinetto si è opposta alla mossa.

Usa: per la maggioranza degli elettori ebrei Trump sta sbagliando in politica estera

Mondo

di Nina Prenda
Il sondaggio condotto da GBAO Strategies tra gli elettori ebrei ha rilevato che il 52% degli intervistati afferma che la parola “antisemita” descrive molto o abbastanza bene il presidente degli Stati Uniti, e quasi il 70% ha detto lo stesso per le parole “fascista” e “razzista”. Inoltre, il 74% degli intervistati disapprova il lavoro che Trump sta facendo come presidente, e il 49% afferma che i tagli ai finanziamenti alle università hanno aumentato l’antisemitismo.