Da Israele arriva il ‘filtro intelligente’ che distrugge le particelle del coronavirus che causa il Covid-19

Tecnologia

di Michael Soncin
Mentre la corsa al vaccino in Israele come nel resto del mondo si sta facendo sempre più intensa, la start-up israeliana Aura Air ha messo a punto una modalità di filtraggio dell’aria capace di eliminare il coronavirus che causa il Covid-19. Secondo la compagnia il dispositivo rimuoverebbe i gas e catturerebbe fino al 99,9% delle micro particelle sospese nell’aria.

Come riporta il Jerusalem Post la start-up ha terminato un mese di sperimentazione presso lo Sheba Medical Center di Tel Hashomer ed ha installato l’apparecchiatura nella sala di ricevimento del Re di Spagna. Aura Air è già nota nel produrre apparecchiature in grado di purificare l’aria e questo nuovo sistema di filtrazione potrebbe consentire alle aziende di riaprire nonostante la pandemia in corso.

“L’ideazione del sistema di filtrazione Aura Air con gestione IoT (Internet of Things, ndr) è una delle misure precauzionali più efficaci che possono essere adottate in luoghi come uffici, ospedali, hotel, trasporti pubblici e sale conferenze”, spiega Aviad Shnaiderman co-fondatore e CEO di Aura al quotidiano.

Una misura che se adottata aiuterebbe abitazioni e aziende a contenere la diffusione del Covid-19 al loro interno. Il design compatto consente una facile installazione a parete o a soffitto, permettendone il posizionamento nella zona più in prossimità alla circolazione delle persone. Questo permette una cattura più rapida delle goccioline disperse nell’aria e conseguentemente una più veloce rimozione degli agenti patogeni.

I tre elementi chiave di Aura Air

Come si legge dal sito della compagnia, Aura Air è un triplo attacco al coronavirus. «Aura Air è il primo prodotto per la filtrazione, la disinfezione e il monitoraggio dell’aria, tutto in uno, che ha completato con successo studi clinici specificamente correlati alla sua efficacia contro il Coronavirus. Lo stesso ospedale che ha eseguito i test, votato come uno dei 10 migliori ospedali al mondo dal settimanale Newsweek, ha utilizzato Aura Air nei suoi reparti Covid-19 e nelle stanze del personale dall’inizio della pandemia».

Il dispositivo funziona mediante la combinazione di tre elementi: un filtro HEPA in rame brevettato, un sistema di purificazione dell’aria Sterionizer anch’esso brevettato e una luce UV-C. Il sistema è in grado monitorare l’aria, avvisando il personale, quando raggiunge alti livelli di particolato. Si tratta per l’appunto di un filtro intelligente, che monitora i livelli di Pm2.5, Pm10, umidità e temperatura in tempo reale. Una volta estratte queste goccioline dall’aria, sarà poi il triplice attacco ad aver la meglio sul virus.

Come funzionano più nello specifico le tre parti 

Ionizzatore. Apparecchio brevettato che emettendo nell’aria ioni positivi e ioni negativi va a distruggere la struttura protetica di batteri e virus, rendendoli innocui. Si tratta di un accessorio speciale poiché gli ionizzatori tradizionali, a differenza dello Sterionizer di Aura, producono ozono che può danneggiare i polmoni.

Ioni Rame. Vanno a perforare il rivestimento proteico del virus o la membrana nel caso di una cellula, distruggendo in seguito gli acidi nucleici rispettivamente di batteri e virus, prevenendo così le eventuali mutazioni.

Luce UV-C. È ben nota la sua azione deleteria sui microrganismi. “La luce UV con una lunghezza d’onda di 200-280 nm è la più germicida ed efficace”.

Un controllo a portata di App

Oltre a distruggere i virus e uccidere i batteri, rimuove gli odori ed elimina la muffa. Un controllo che può essere effettuato scaricando l’applicazione dal cellulare o dal tablet, potendo visualizzare e monitorare le diverse funzioni in base alle specifiche esigenze.

“Il sistema Aura Air misura e visualizza accuratamente 7 aspetti importanti della qualità dell’aria ogni 10 secondi: i livelli di particolato di dimensioni comprese tra i Pm2.5 e i Pm10 nell’aria, le goccioline di aerosol di Coronavirus, i VOC (composti organici volatili come i fumi di emissione ), umidità, temperatura, CO e livelli di CO2”, si legge dalla pagina della startup.

Una gestione veloce che offre sullo schermo una panoramica immediata, in tempo reale, particolarmente utile quando si tratta di gestire ambienti come ristoranti, sale d’attesa, o come spiega la compagnia “una comunità locale o, in futuro, un’intera città”.

La corsa al vaccino

 Una cosa sembra chiara. Israele sta tentando di voler uscire dalla pandemia quanto prima possibile. Ed è proprio il caso di parlare di un portfolio di vaccini, poiché mentre il governo è intento a stringere accordi commerciali con le diverse compagnie – tra queste attualmente vi sono in primis le statunitensi Moderna e Pfizer – nel mondo pronte a fornire il proprio vaccino, i vari laboratori di ricerca in Israele avanzano con la sperimentazione del vaccino.

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“Il produttore farmaceutico Moderna ha annunciato lunedì 16 novembre che il suo vaccino contro il coronavirus è stato efficace al 94,5%, unendosi a Pfizer – quest’ultimo valido al 90% – come leader nella corsa globale per contenere una pandemia furiosa che ha ucciso 1,2 milioni di persone in tutto il mondo”, scrive il New York Times.

Dopo questi risultati ad interim, ci sono ancora molte variabili da considerare come ad esempio il problema della conservazione (rilevante nei paesi poveri con climi caldi) ad una determinata temperatura (circa meno – 20 °C per Moderna e circa meno – 70 °C per Pfizer) e la durata della risposta immunitaria. Secondo i dati forniti quindi, il vaccino di Moderna è in grado di mantenersi stabile a temperature più alte. Entrambi prevedono la somministrazione in due dosi.

“L’efficacia complessiva è stava notevole”, ha affermato alla BBC News Tal Zaks lo scienziato israeliano a capo di Moderna che ha conseguito un dottorato presso la Ben-Gurion University di Beersheba, prima di decidere di trasferirsi negli Stati Uniti.

“Il CEO di Pfizer Albert Bourla proviene da una famiglia ebrea di Salonicco, in Grecia, e il suo scienziato a capo, Mikael Dolsten, proviene da una famiglia ebrea in Svezia”, riporta il Jewish Telegraphic Agency.

Israele si è anche interessato a Sputnik V, il vaccino che ha dimostrato efficacia al 92%, (sempre secondo i risultati della sperimentazione ad interim) proveniente dalla Russia.

Gli esperti nonostante l’ora di un vaccino sembra ormai vicina, raccomandano caldamente di non abbassare la guardia e di continuare a portare la mascherina, oltre a precisare che non sarà un unico vaccino che ci farà uscire dalla pandemia ma che i diversi serviranno a coprire il fabbisogno della popolazione mondiale. In un articolo risalente al 18 ottobre 2020 della prestigiosissima rivista scientifica Nature si scopre che il disastro dato dal Covid-19 ha portato alla produzione di oltre 180 vaccini, 42 dei quali sono in fase di sperimentazione sugli essere umani.

Si ipotizza una prima somministrazione del vaccino in Israele a partire tra la fine Dicembre 2020 e l’inizio Gennaio del 2021. Inutile negarlo solo la scienza ci potrà realmente salvare. Non resta che attendere e sperare.