Charlie Watts, ex batterista dei Rolling Stones

Sympathy for the Jewish: il legame dei Rolling Stones e dello scomparso batterista Charlie Watts con gli ebrei  

Spettacolo

di Roberto Zadik   

Per quasi sessant’anni, il flemmatico e distinto Charlie Watts, acclamato batterista dei Rolling Stones ha segnato la storia della band e del rock ritmando con grinta e precisione impeccabile le travolgenti canzoni della sua band e lo scorso 24 agosto è morto a 80 anni compiuti lo scorso 2 giugno. Prevedibilmente dopo un simile “colpo” il web è stato inondato da un diluvio di omaggi ed articoli.

Ma cosa c’entra lui e i suoi “Stones” come li chiamavano i rockettari negli anni ‘70 con il mondo ebraico? A svelare questo mistero ci pensano due importanti siti come Forward.com e Times of Israel rivelando particolari inediti su questo argomento. Nonostante nessuno dei Rolling Stones fosse ebreo, sia Watts che i membri della storica band inglese come il carismatico leader Mick Jagger e il suo inseparabile compagno d’avventure, coautore di quasi tutte le canzoni ed eccessi Keith Richards collaborarono con diversi personaggi di religione ebraica. A questo proposito il sito rivela che, prima di diventare uno dei batteristi principali del rock britannico fra gli anni ’60 e ’70 assieme a Ringo Starr dei Beatles, John “Bonzo” Bonham dei Led Zeppelin, Keith Moon degli Who e a Ian Paice dei Deep Purple, Watts era completamente diverso da come le masse lo ricordano.

Agli inizi della sua carriera egli era invece un tranquillo batterista jazz lontano anni luce dalle sonorità coinvolgenti e aggressive che avrebbero caratterizzato il sound dei ribelli Rolling Stones e inni rock come Satisfaction, Jumping Jack Flash o la trasgressiva e intensa Sympathy for the Devil, alla quale si ispira il titolo dell’articolo, in cui la batteria di Watts è particolarmente energica. Riguardo al suo legame con gli ebrei, suo ispiratore musicale sarebbe stato il virtuoso della batteria Sheldon Manne che nel suo repertorio ha eseguito canzoni Yiddish come Di Grine Kuzine e Yossel Yossel. Il legame di Watts e dei Rolling Stones con gli ebrei non finisce certo qui. Prodotti dal loro “Pigmalione” e scopritore, Andrew Loog Oldham figlio di una ebrea australiana e di un pilota d’aviazione texano di origine olandese morto nel giugno del 1943 che li accompagnò nei primi cinque anni della loro monumentale carriera durata oltre mezzo secolo, il batterista, oltre che musicista fu anche abile disegnatore. Infatti accanto alla batteria egli lavorò a varie opere e copertine della band con due artisti ebrei come Bob Gill e il pittore Robert Rabinowitz.

Passando dal jazz al blues, egli militò nel gruppo dei Blues Incorporated guidato dal musicista ebreo Alexis Korner nato a Parigi da padre ebreo austriaco e madre ebrea greco turca che strinse amicizia con tutti i componenti dei Rolling Stones. A quanto pare in merito a queste frequentazioni ebraiche Watts avrebbe successivamente confermato la forza e l’inspiegabilità di questo legame. Infatti sempre secondo l’articolo firmato da Rogovoy egli affermò “non so come mai sia successo tutto questo visto che non sono nemmeno ebreo”.

Famoso per la sua eleganza comportamentale ed estetica, lontana dagli eccessi dei suoi amici Jagger, Richards o del fondatore del gruppo il polistrumentista Brian Jones morto a 27 anni nel luglio 1969, l’articolo ne ha evidenziato lo spiccato buon gusto nell’abbigliamento. A questo proposito sembra che Watts spesso e volentieri  acquistasse i suoi vestiti, sempre molto curati e ricercati, simili allo stile del cantautore ebreo canadese Leonard Cohen, che indossava quando non suonava il suo strumento da un certo Ralph Lifschitz che sarebbe diventato uno stilista di fama internazionale con lo pseudonimo ben più celebre di Ralph Lauren. In merito a questa sua scelta il batterista disse “Ralph realizza dei vestiti favolosi proprio lo stile classico inglese e bostoniano che adoro”.

Insomma il mondo ebraico e i Rolling Stones e il loro batterista Charlie Watts sono strettamente collegati. A tutto questi si aggiunge il grande successo del loro concerto “israeliano” tenutosi il 3 giugno 2014 a Tel Aviv. Come ricorda il Times of Israel in un articolo uscito quell’anno, in apertura del live, Jagger pronunciò alcune frasi in ebraico come l’augurio per la festività di Shavuot “Hag Shavuot sameach” o “Laila tov” alla fine della trionfale performance e in quei giorni Watts e il secondo chitarrista della band  Ron Wood visitarono la Città Vecchia di Gerusalemme e  uno dei principali luoghi di culto ebraici come il  Muro Occidentale. Il loro viaggio in Israele non fu solo un episodio importante della monumentale carriera di questa band ma una prova concreta di sostegno allo Stato ebraico non solo di Watts ma di tutta la band. Infatti come ha rievocato il Times of Israel il gruppo si esibì in Israele ignorando le pressioni del movimento BDS e dei tanti colleghi filopalestinesi come il leader dei Pink Floyd Roger Waters noto per le sue posizioni antisraeliane che invitavano la band ad abbandonare il concerto. In tema di curiosità in merito allo stretto rapporto degli “Stones” con gli ebrei, lo scatenato Mick Jagger fra le sue varie relazioni fu profondamente legato alla raffinata cantante Marianne Faithfull di famigia aristocratica ed ebrea viennese da parte materna  che scrisse una delle più belle canzoni della band come “Sister Morphine” del 1971. Secondo il sito Jewish Chronicle la madre Eva era una ballerina di religione ebraica che si convertì al cristianesimo quando sposò il barone Sacher Masoch ma che continuava a frequentare la Sinagoga nelle festività ebraiche.

(Foto: WikimediaCommons, autore: Poison Build & Text)