Oyoyoy!

Spettacolo

Intervista ad Antonio Monaco – Presidente Monferrato Cult

Il Festival si è appena concluso è stato un successo per il secondo anno…
Siamo arrivati al termine di dieci giorni che sono stati faticosi, ma anche molto soddisfacenti: quel ponte tra le culture che è la missione di questa iniziativa è stato realizzato, facendo incontrare tante persone diverse tra loro, offrendo alla popolazione del Monferrato e ai nostri ospiti idee, incontri musica. Ma soprattutto dando la possibilità di conoscere una realtà dialogica che di solito non è presente nella nostra vita quotidiana, ma che rappresenta una possibilità, un modello per migliorarsi. Si può dire che abbiamo ribadito che il confronto di idee è una strada verso il progresso della ragione che dobbiamo tutti imparare.

Quali sono stati i momenti più coinvolgenti?
L’incontro con David Grossman è stato sicuramente un appuntamento molto importante che ci ha regalato molte occasioni di riflessione. Così come la mostra di Yossi Lemel, un personaggio davvero singolare come le sue opere. E’ stato capace di colpire e stupire tantissime persone, sia per la forza delle sue immagini, sia per la densità dialogica che contengono e questa è stata una sorpresa per tutti. Ma ricorderei anche Jakobowitz, così eclettico nel conquistare con la musica della sua marimba le strade di Casale

Pensi che il modello di Oyoyoy possa essere esportato?
Sicuramente quest’anno l’esperimento di esportarlo attorno a Casale ha funzionato molto bene, tutte le iniziative sono state molto positive e ben accolte. Quindi è un buon segnale che mi fa augurare che Oyoyoy! sia esportabile. Ovviamente l’ideale è che avvenga in luoghi dove c’è un ambiente culturale simile a quello di Casale, cioè comunità ebraiche e non ebrei che abbiano interesse a cooperare e realizzare delle cose alla pari e amministrazioni pubbliche che considerino la cultura ebraica una risorsa vitale per il proprio territorio.

OYOYOY! GRANDE PUBBLICO DA TUTTA ITALIA PER GROSSMAN E OVADIA
La folla per tutte le iniziative dell’ultimo week end conferma il successo del Festival

Con le parole di David Grossman e di Moni Ovadia si è concluso domenica 10 giugno Oyoyoy! Il Festival Internazionale di Cultura Ebraica che per 10 giorni ha animato i palazzi, le piazze e i cortili di Casale Monferrato e delle città vicine.
Dieci giorni densi di avvenimenti che hanno portato da tutto il mondo in questo angolo di Piemonte, scrittori, musicisti, artisti visivi, registi cinematografici, ebrei e non solo, perché la ‘cultura ebraica’ presente nel titolo del Festival è stata in realtà un strumento: la chiave per creare un ponte (in ebraico Gesher), tra identità differenti.
Il protagonista di tutto il Festival è stato soprattutto il pubblico. E se il primo fine settimana è stato eccellente da questo punto di vista, il week end conclusivo ha decretato il massimo successo delle due edizioni di Oyoyoy!.
Qualche cifra: nei dieci giorni di apertura della mostra del fotografo israeliano Yossi Lemel il Castello dei Paleologi che la ospitava è stato visitato da circa 9000 persone (nella sola giornata di domenica 10 la stima dava circa 6000 ingressi), oltre 5000 persone per la Sinagoga di Casale che ha raccolto intorno a sé la partecipazione delle comunità ebraiche e di visitatori da tutta Europa, 600 presenze complessive per i dibattiti che hanno animato Palazzo Sannazzaro e gli altri luoghi del festival. Il vero ‘manifesto’ del Festival e della sua propensione al dialogo. Anche nell’ultima settimana di sono confrontati Israeliani, Palestinesi, Cattolici sui temi più diversi: dalla figura della madre (con Manuela Dviri, Luisa Muraro e Umberta Barletti Lerner), a quella di Abramo (con mons Luciano Pacomio e rav Giuseppe Laras). Dall’Identità islamica ed ebraica (Fouad Kalled Allam e Dany Shanit) al futuro di Casale Monferrato (Jean Claude Mugabo con Antonio longo e Ugo Volli). Ma si è parlato anche di Animali in “Cani, gatti e altri animali: le nostre e le loro gabbie (con Paolo Debenedetti, Sarah Kaminski, e Gianluca Felicetti) e di Humor ebraico nella presentazione del libro di Victoria Acick a Valenza.

Anche Rumeni e Bulgari hanno avuto la possibilità di farsi conoscere come nuovi cittadini dell’Unione Europea nel corso della grande festa Balcanica che ha visto la partecipazione dei viceconsoli dei rispettivi paesi e il poetico recital di Claudio Canal, per culminare nel concerto dei Gypsy Rhythms, seguito da circa 300 persone. E’ stato anche un meelting pot di sapori, visto che oltre all’aperitivo con piatti balcanici sabato, il giorno dopo il pranzo giudaico monferrino ha mostrato le tradizioni culinarie della locale comunità (circa un migliaio di persone domenica hanno usufruito del punto di ristoro nel palazzo comunale) e complessivamente durante il Festival sono state vendute 1150 scatole di Krumiri Kasher.

Ottimo anche l’esperimento della rassegna di Cinema Ebraico che ha visto al Comunale di Alessandria una media di 100 spettatori a proiezione. Ma tutto il sistema creato attorno al Festival Casalese ha funzionato bene. La sinagoga di Alessandria insieme alla mostra Borsalinlippa dedicata ai copricapi tradizionali ebraici ha fatto registrare centinaia di visitatori domenica poi ha suscitato entusiasmo l’estrazione dei gironi dei giochi europei maccabi con il passaggio della fiaccola di corsa per le vie del centro di Alessandria. La popolazione locale si è unita in una corsa ad una cinquantina di giovani scout e dei movimenti giovanili ebraici.

Buona l’affluenze alla sinagoga di Vercelli (oltre ai 300 del concerto di Mishkalè) Moncalvo, Asti, tanti hanno visitato le presenze ebraiche a Trino con la mostra di Max Ramezzana Omaggio a Primo Levi e le iniziative di Valenza. Le mostre di Valenza sulla Bibbia illustrata dai Bambini, Borsalinlippa di Alessandria e su Luzzati a Moncalvo sono state prorogate fino al 1 luglio

La massima affluenza di pubblico si è avuta l’ultimo giorno, l’incontro tra Iman Sabbah, Jonathan Kashanian ha rivelato molto sull’integrazione di palestinesi ed ebrei in Italia ed è stata seguita da circa 250 persone. Tutto esaurito di persone anche per il dibattito con l’arte tra Piero Gilardi e Elio Carmi . L’arrivo di Grossman a Casale ha segnato però un vero evento nella storia cittadina che lo ha idealmente abbracciato. Lo scrittore ha visitato prima la Sinagoga e poi si è recato in un Teatro Municipale, già da almeno mezz’ora tutto esaurito in ogni ordine di posti (più di 500), pubblico arrivato anche da Milano, Torino, Venezia. L’autore di Col Corpo Capisco, Vedi alla voce amore e altri best sellers ha risposto per un’ora e mezza alle domande del giornalista Gad Lerner, si è parlato soprattutto di letteratura, di come un autore come Grossman riesca ad affrontare universi letterari differenti, ma anche di come l’ebraismo è inteso fuori e dentro Israele, c’è stato il tempo anche per qualche battuta tra le similitudini sul mondo ebraico e quello Italiano. Poi ricordando i 40 anni dalla guerra dei sei giorni la chiusa di Grossman è stata una magistrale apologia della convivenza tra i popoli come solo lo scrittore israeliano è in grado di descrivere. E alla fine l’intero pubblico del Municipale è scattato in piedi mentre allo scrittore veniva consegnato il premio Oyoyoy! 2007 dal sindaco della città di Casale

Altro bagno di folla per Moni Ovadia, a cui, per il secondo anno è stata affidata la chiusura di Oyoyoy. Nonostante la pioggia abbia fatto ritardare il suo spettacolo almeno 650 persone hanno deciso di attenderlo nel cortile di Santa Croce per ascoltare il suo ultimo spettacolo “Il compagno Rabinovich. Lavoratori di tutto il mondo, ridete”. Ovadia, insieme al suo gruppo musicale, racconta la grande epopea comunista. Come è nel suo stile, ha attinto al tesoro della diceria popolare, della canzonatura, dell’aneddoto, della storiella autodelatoria per far divertire e riflettere il pubblico su quasi un secolo di storia contemporanea. Nello spettacolo l’umorismo ebraico mette a nudo le incongruenze di un pensiero forte come quello socialista sovietico. La morale sembra essere che anche un risata nel fondo del gulag può contribuire a incrinare una dittatura.

Gli interventi di Ovadia e Grossman tracciano bene lo spirito di questo festival. La soddisfazione maggiore degli organizzatori di Monferrato Cult è proprio quella di essere riusciti a centrare l’obbiettivo più importante, come sottolinea Antonio Monaco, presidente dell’associazione casalese: “Possiamo dire che il ponte tra le culture che avevamo promesso di costruire è stato realizzato, facendo incontrare tante persone diverse tra loro. Ma soprattutto dando la possibilità di conoscere una realtà dialogica che di solito non è presente nella nostra vita quotidiana, ma che rappresenta una possibilità, un modello per migliorarsi. Si può dire che abbiamo ribadito che il confronto di idee è una strada verso il progresso della ragione che dobbiamo tutti imparare. Per la riuscita del Festival dobbiamo ringraziare le autorità locali i nostri sponsor ma anche la decisiva collaborazione di tre amici della nostra città: Claudia Debenedetti, Gad Lerner e Ugo Volli”.

E’ proprio un ponte di parole ma, come ha detto lo stesso Grossman, parlare con una persona è il primo passo per dichiarare la propria fiducia in lui.