Oblivion, l’arte molto seria di far sbellicare dalle risate

Spettacolo

di Fiona Diwan

Un matrimonio ben riuscito, quello tra il gruppo teatrale degli Oblivion e Gioele Dix, al secolo David Ottolenghi. Un shidduch perfetto, procurato probabilmente da Andreè Ruth Shammah. Ricordo qualche anno fa quando al Teatro Franco Parenti vidi uno spettacolo di questo gruppo fantastico, una travolgente comicità condita con un’ormai introvabile satira, parodia implacabile dell’Italietta di ieri e di oggi, le memorie dell’avanspettacolo unite al senso perfetto dei tempi comici, la tradizione del cabaret “come una volta” a doti musicali di tutto rispetto. Tra Paolo Poli e il Quartetto Cetra, attraverso un secolo di musica leggera italiana. E risate a pioggia.

Perché parlo di shidduch? Semplice. Quando li vidi al Franco Parenti quattro anni fa pensai subito che quello tra Dix e il gruppo sarebbe stato un matrimonio eccellente e che gli Oblivion avessero molte cose in comune con la comicità pensosa e irriverente di Gioele Dix. E che non sarebbe stato affatto peregrino un loro sodalizio professionale. All’epoca, Dix era un attore, autore e regista già affermato, gli Oblivion agli esordi, anche se già oggetto di culto grazie a You Tube e grazie ai mitici “Promessi Sposi in dieci minuti“.

E quindi il matrimonio è avvenuto, oggi, al Teatro Manzoni, con lo spettacolo “Oblivion 2.0: il sussidiario”, appunto per la regia di Gioele Dix: una cavalcata attraverso un secolo di storia scolastica d’Italia, tra letture del liceo, incubi danteschi, derive leopardiane, favole e fanciullini alla Pascoli, fette di storia nostrana che vanno dall’Italia del trio Lescano alle fasciste Leggi razziali, dal Burlesque a Massimo Ranieri ai Queens, da Lady Gaga a Johann Sebastian Bach, fino alla parodia dei Club Dogo e a qualche tocco travolgente di satira politica. Uno spettacolo che riconferma il grande talento di questo gruppo, che mi ricorda la vecchia TV di qualità, quando la Rai produceva indimenticabili sceneggiati, quando la volgarità era bandita e tutto esprimeva un senso della misura ormai irrimediabilmente perduto.

Gli Oblivion riportano in auge così l’arte molto seria di far sbellicare dalle risate il pubblico. A tal punto che, cosa abbastanza rara, usciti da teatro alcuni hanno ricomprato il biglietto per tornare a vederli. Me compresa.

Teatro Manzoni, fino al 24 aprile, 800-914350, 02-7636901, biglietti da 15,00 a 30,00 euro