Concerto al Conservatorio Verdi per il Giorno della Memoria

La melodia dolceamara del Circo Klezmer

di Ruth Migliara

Più ho voglia di piangere e più gli uomini si divertono, ma non importa, io li perdono, un po’ perché essi non sanno, un po’ per amor Tuo, e un po’ perché hanno pagato il biglietto…”.

Così il celebre Totò, nelle vesti di un clown malinconico, conclude la sua preghiera nel film Il più comico spettacolo del mondo. Il celebre attore napoletano sembra in queste poche righe racchiudere il mistero meraviglioso dello spettacolo circense: quella strana combinazione di tragicità e ridicolo, da cui sgorga il sorriso della gente. Se da piccoli vi è mai accaduto di osservare divertiti i pagliacci inseguirsi e darsele di santa ragione, conoscerete anche la malinconia che vi sarà capitato di provare allo stesso tempo. Per strana coincidenza, la medesima combinazione di elementi grotteschi e faceti non è soltanto un privilegio peculiare del circo e si ritrova anche nella musica Klezmer.

Questo genere musicale, nato nelle comunità ebraiche dell’Europa Orientale per scandire i momenti chiave della vita comunitaria nello shtetl, fonde in sé ispirazioni e strutture ritmico-melodiche proprie di diverse aree geografiche con cui gli ebrei ashkenaziti di Polonia, Balcani e Russia vennero a contatto. La  caratteristica che tuttavia si coglie immediatamente a un primo ascolto, è la singolare unione tra allegria e tristezza, la medesima che si riscontra nello spettacolo circense.

La geniale idea di Adrian Schvarzstein è stata quella di fondere questi due linguaggi artistici accomunati dalla medesima comicità dolce-amara e farne una realtà teatrale nuova e straordinaria: il Circo Klezmer.

Il teatro Franco Parenti di Milano ospiterà questo straordinario spettacolo dall’11 al 16 ottobre (si tratta del primo Circo Klezmer del mondo), riservando una serata agli iscritti alla Comunità Ebraica (vedi box). Schvarzstein, nato a Buenos Aires e vissuto in Italia, Israele e Spagna, ne è al contempo ideatore, regista e attore.

Parlando della genesi del suo progetto, Adrian ne sottolinea un’inedita prospettiva: “L’ispirazione mi venne quando, recandomi al Museo Imperiale della guerra di Londra, visitai il terzo piano dedicato all’Olocausto. In quella circostanza, mi imbattei in un filmato che, invece di mostrare gli orrori della guerra, offriva un ritratto della vita quotidiana nello shtetl ‘prima’ della guerra. Per la prima volta quel mondo ormai tramontato non era più guardato nella tragedia della sua fine. Non c’era lo sguardo cupo e malinconico cui siamo abituati. In quelle immagini ho intravisto l’atmosfera vivace e colorita che ricordavo nei racconti di mia nonna. Quella quieta normalità che desta un ancor più profondo senso di straniamento e di shock rispetto alla coscienza di quel che accadde in seguito, con la Shoah. Vedere la quotidianità e l’allegria di un mondo che sarebbe stato di lì a poco stroncato, ne rendeva ancor più forte il senso tragico della fine. È questa quiete prima della tempesta che decisi di mettere in scena nel circo klezmer”.

“Parallelamente,- continua l’autore- molta parte visiva dello spettacolo trae spunto dai colori e dall’atmosfera onirica dei dipinti di Chagall. La vicenda narra di uno sposalizio, che non può avvenire poiché le fedi sono state smarrite dal matto del villaggio. Mentre la fanciulla attende le sue nozze, si abbandona a un sogno ad occhi aperti ed è in questo momento che sulle scene appare la celebre immagine della sposa che vola tra i tetti ripresa da un quadro di Chagall”.

L’elemento ebraico è dunque preponderante nel Circo Klezmer, dall’inizio alla fine: sia nei contenuti, che ci riportano alla vita nello shtetl; sia nella forma, dal momento che i personaggi si esprimono in Yiddish e che tutto lo spettacolo è incorniciato e avvolto dal sottofondo della musica klezmer. “Quando andai in Israele per studiare archeologia – racconta Adrian – pensai che finalmente lì avrei fatto esperienza delle mie radici ebraico ashkenazite. Invece, per paradosso della sorte, fu solo in Europa anni dopo che incontrai per la prima volta la musica klezmer, che della civiltà delle mie origini è una delle espressioni più popolari. In Olanda mi imbattei in un gruppo musicale interamente formato da non ebrei, i “Goim” per l’appunto, che mi fece conoscere questo genere musicale. Fu allora che pensai che sarebbe stato bello coinvolgere i miei colleghi in un’esperienza che unisse spettacolo circense e folklore Yiddish. Con il Circo Klezmer vorrei rendere un po’ ebrei anche i non ebrei e avvicinare a una cultura così particolare anche chi ne è estraneo”. Infatti, a prescindere dal linguaggio propriamente ebraico che le veicola, ad essere messe in scena sono delle esperienze universali e comuni.“Abbiamo portato questo spettacolo anche in Giappone e a Marsiglia, di fronte alla comunità islamica locale -continua Adrian- e nonostante le differenze culturali, il pubblico ha compreso e percepito l’universalità del messaggio insito in Circo Klezmer. Ricordo che il capo della comunità islamica mi venne incontro alla fine della recita esclamando: ‘davvero allora gli uomini sono tutti uguali!’”. Incuriosisce come l’autore di questo spettacolo si sia avvicinato all’esperienza circense. Il percorso biografico di Adrian sembra incarnare la leggenda dell’ebreo errante. “È come se alla mia famiglia fosse connaturato il gene della fuga. Sono nato con le valigie e non è un caso se, su questo tema, sulla sindrome del profugo-fuggiasco, io abbia realizzato due spettacoli diversi. Non escludo d’altronde che nella scelta di fare circo molto abbia pesato proprio questa modalità che è parte integrante dell’identità ebraica e della mia storia familiare al contempo”. L’esperienza del circo ha non pochi tratti comuni con la storia del popolo d’Israele. Il viaggio, il nomadismo, per l’artista circense, diventano uno status perenne. Così è nel suo vagabondare nel deserto che Israele scopre la sua identità di popolo ed è nella diaspora che questa identità viene ribadita. Nello spettacolo del Circo Klezmer troveremo questo e molto di più. In un singolare connubio tra leggerezza e profondità, vedremo noi stessi allo specchio, come uomini e come ebrei. Da non perdere.

Il circo Klezmer sarà in cartellone al Teatro Franco Parenti di Milano dall’11 al 16 ottobre pomeriggio. Speciale per i lettori del Bollettino: Poltronissima € 25,00 anziché 40,00 – Poltrona  € 20,00 anziché 32,00 – Ridotto, under 25 e over 60, € 16,00 anziché 20,00. I biglietti in promozione sono a disponibilità limitata e su prenotazione. Per chi volesse aiutare il Teatro Franco Parenti a sostenere l’ospitalità dello spettacolo: 2 Poltronissime coppia sostenitori € 100,00.

Inizio spettacolo: martedì e giovedì ore 21.15 – mercoledì ore 19.30 – sabato ore 15.00 e ore 19.30 – domenica ore 16.30.

Biglietteria: 02 59995206 – da lunedì a domenica ore 10.00 – 19.00

www. teatrofrancoparenti.it

La sera di Domenica 16 vi sarà una replica extra, cioè fuori dal cartellone, riservata agli iscritti della Comunità ebraica. I prezzi dei biglietti saranno i medesimi ma parte dell’incasso verrà devoluto in beneficienza al movimento Hashomer Hatzair che ha contribuito alla realizzazione della serata stessa.

Teatro Franco Parenti, via Pier Lombardo 14, Sala Grande

Produzione Ateneu Nou Barris (Barcellona) in collaborazione con “Aperitivo in Concerto” del Teatro Manzoni. Idea originale e regia Adriàn Schvarzstein, drammaturgia di Irma Borges; musicisti Petra Rochau (fisarmonica), Rebecca Macauley (violino), Nigel Haywood (clarinetto). Attori Helena Bittancourt, Luis Nino “Toto”, Alba Sarraute, Joan Català e Adrian Schvarzstein. Disegno e scenografia Miri Yeffet e Tzabar Amita; costumi Paulette; luci Francis Beana.