Fratelli d’Italia?

Spettacolo

Un film prodotto da Jarach e dalla Provincia.

E poi silenzio. Silenzio indimenticabile, anche se sono passati così tanti anni; un silenzio fortissimo. Un silenzio che ha riempito le nostre anime e i nostri cuori. Era il nostro silenzio”.

La voce è quella di Liliana Segre che racconta dei deportati. Uomini, donne e bambini pressati nei vagoni in partenza dalla Stazione Centrale di Milano e diretti molto lontano da casa. Verso la morte. Oltre al terrore allo sbalordimento ed allo sconforto, Liliana ricorda il silenzio. Il silenzio dei suoi compagni di viaggio ed il silenzio di tutti quei cittadini italiani che accolsero le Leggi razziali e le deportazioni senza dire nulla. In silenzio. Il racconto di Liliana è accompagnato dalle immagini in 3D dei treni con le loro massicce porte piombate che si chiudono pesantemente e da quelle dei sotterranei della Stazione Centrale di Milano dove tanti ebrei italiani vennero ammassati in attesa del loro biglietto di sola andata verso i campi di concentramento.

Queste sono alcune delle scene del lungometraggio Fratelli d’Italia?: il titolo rievoca il nostro inno nazionale e termina con un punto interrogativo che allude alla domanda: dopo le Leggi razziali gli italiani erano ancora fratelli? Chi erano per l’Italia quelle persone che venivano caricate ed ammassate nei vagoni del Binario 21? Sicuramente non dei fratelli.

Il film si apre con una frase di Primo Levi letta da Gioele Dix: “Spaventa il pensiero di quanto potrà accadere fra una ventina d’anni quando tutti i testimoni saranno spariti. Allora i falsari avranno via libera, potranno affermare o negare qualsiasi cosa”. “Questo film è stato fatto proprio perché questo non accada e non ci sia manipolazione del ricordo e della memoria”, dichiara Andrea Jarach, il produttore. Fratelli d’Italia? è stato girato interamente alla Stazione Centrale di Milano, i set sono stati il famigerato Binario 21 ed i locali che ora ospitano il Memoriale della Shoah. Come spiega il regista Dario Barezzi, “il cast è composto quasi del tutto da discendenti di deportati, giovani che si rivolgono ad altri giovani per condividere l’impegno di far conoscere e tramandare le vicende legate ai loro cari”. Una parte di questo cast è stata messa in piedi col gruppo della Scuola teatrale Limes del Conservatorio di Milano e diretto da Pasquale d’Ascola che ha affiancato, ai suoi studenti, i nipoti dei testimoni della Shoah. Perché tutti devono farsi carico del messaggio che i sopravvissuti ci stanno affidando. Nelle riprese si nota sempre un computer, un oggetto a cui il regista affida il ruolo di scatola nera della memoria, e che, al pari delle testimonianze dei superstiti, serve a diffondere e coinvolgere i giovani e chi sa poco o nulla di queste tragiche vicende. Sul set compare anche un immenso robot, un totem simbolo del Male assoluto.

Con questo progetto, il produttore Andrea Jarach, di Moving Image, e l’assessorato alla cultura della Provincia di Milano (che ha finanziato il film) hanno voluto salvare dall’oblio le testimonianze dei sopravvissuti ai campi di sterminio in una maniera inusuale ma efficace. Come racconta Andrea Jarach: “Quello che noi abbiamo cercato di fare, utilizzando le vecchie fotografie e filmini di famiglia precedenti all’avvento delle Leggi razziali, è stato di mostrare una vita assolutamente normale che di colpo viene separata dal resto della popolazione per diventare indesiderata, reietta, esclusa”. Nel suo intervento l’assessore Daniela Benelli centra subito il punto cruciale della questione: “La memoria si trova oggi al crocevia di molte inquietudini e non poche strumentalizzazioni. Il suo significato sta quindi sempre di più nella capacità di individuare nel ricordo quei valori e testimonianze utili a fondare l’orizzonte civile e morale della nostra società. La memoria deve essere infatti non sfoggio retorico o documentazione fine a se stessa, bensì selezione e analisi dei punti di riferimento con cui è indispensabile metterci in continuità: il rifiuto di ogni discriminazione, la difesa di una comunità sociale libera e plurale, il ripudio del razzismo e l’impegno a proteggere i presupposti della convivenza democratica”.

Anteprima stampa a Milano, 15 maggio, spazio Oberdan, ore 11.30. Presentazione al pubblico, 18 maggio ore 20.00, cinema Anteo, via Milazzo 9.