‘Elemental’: l’eredità degli immigrati nel nuovo film di animazione Pixar

Spettacolo

di Pietro Baragiola
“Gettare acqua sul fuoco”: è questa la premessa di Elemental, il nuovo capolavoro Disney-Pixar che vuole abbattere le differenze tra i popoli attraverso le storie degli abitanti della città immaginaria di Element City, ciascuno rappresentante di uno dei quattro elementi della natura (aria, terra, acqua e fuoco).

La protagonista è Ember Lumen, una brillante ragazza di fuoco che, mentre cerca di gestire l’attività di famiglia per rendere orgogliosi i suoi genitori, incontra l’empatico e fin troppo emotivo Wade Ripple, un ragazzo d’acqua, e tra i due nasce una meravigliosa storia d’amore.

Affrontando temi difficili come l’immigrazione e la xenofobia, vissuti in prima persona dal popolo dei “fuochesi”, Elemental si fa portavoce di tutti coloro che nel secondo dopoguerra sono immigrati in America in cerca di un futuro migliore, soffermandosi sulle difficoltà che dovettero affrontare e le responsabilità tramandate alle future generazioni, sempre con quel tocco di magia ed allegria che non può mai mancare in un film Disney-Pixar.

La trama di Elemental

Immigrati a Element City dopo che un cataclisma ha colpito la loro amata Terra del Fuoco, Bernie e Cinder Lumen decidono di aprire “Il Focolare”, un piccolo minimarket molto popolare tra i fuochesi che vivono nei sobborghi della città.

La figlia di Bernie e Cinder, Ember cerca costantemente di dimostrare al padre che è pronta a gestire il negozio da sola ma i suoi scatti di rabbia letteralmente esplosivi finiscono per rompere le tubature del minimarket che si ritrova allagato.

Il giovane ispettore municipale acquatico Wade Ripple, a malincuore, segnala i problemi del negozio al suo superiore che dà ad Ember due giorni di tempo per rendere “Il Focolare” in regola, altrimenti verrà chiuso per sempre. Aiutata dal tenero ed empatico Wade, Ember si mette all’opera per risolvere il problema delle tubature che rischia di mettere in pericolo l’intero distretto di Fire Town, casa dei fuochesi.

Tra i due protagonisti a poco a poco nasce una bella amicizia che si trasforma presto in amore, un amore che inizialmente è senza contatto per paura che Ember rischi di estinguersi e Wade di evaporare. Sarà solo grazie al coraggio infuso in lei dal giovane acquatico che la fuochese non solo riuscirà a stringere l’amato, alterando la loro chimica per sempre, ma a trovare la forza di inseguire i propri sogni anche se la porteranno lontana dalle orme paterne.

L’ebraismo dei fuochesi

Il regista Peter Sohn ha raccontato durante la promozione del film di essersi ispirato alla sua storia personale di immigrato di seconda generazione: i suoi genitori si trasferirono dalla Corea negli Stati Uniti quando lui non era ancora nato.

Nonostante Sohn affermi di aver voluto inserire nella descrizione dei fuochesi caratteristiche che richiamino tutti gli immigrati senza mai identificarli esplicitamente con nessuno, è inevitabile notare gli elementi ebraici degli abitanti di Fire Town.

In un flashback durante il quale la madre di Ember, Cinder, racconta il giorno del suo arrivo ad Element City vediamo come lei e il marito Bernie, una volta sbarcati in una stereotipata Ellis Island, abbiano dovuto ricevere un nuovo nome dal controllore dei passaporti perché il loro era ritenuto incomprensibile per gli standard della città. Questo cambio d’identità è stato inevitabile anche per molti ebrei che, arrivati negli Stati Uniti nel secondo dopoguerra, hanno assunto nomi che li rendessero assimilabili alla cultura generale delle grandi città americane.

Ciononostante, come per gli immigrati ebrei anche per i fuochesi il cambio di nome non fu sufficiente per farsi accettare a braccia aperte dagli xenofobi cittadini del nuovo mondo e questo spinse i Lumen a trovare casa nei sobborghi della città.

La stessa Fire Town ricorda molto una piccola Williamsburg newyorkese, il quartiere ebraico ai margini della metropoli più famosa al mondo.

Per quanto riguarda la lingua parlata dai fuochesi, con i suoi caratteri scritti ricorda molto l’alfabeto ebraico di 22 lettere con cui vengono scritte tutte le lingue utilizzate dagli ebrei nel mondo. Questo nuovo idioma è stato creato dallo studioso David J. Peterson, che in passato si è occupato di ideare il linguaggio Dothraki e l’alto valyriano per Il Trono di spade, la celebre serie TV di HBO. Secondo Peterson il parlato dei fuochesi doveva assomigliare al suono delle fiamme che ardono, per questo risulta incomprensibile e quasi spaventoso per i cittadini di Element City.

È proprio tra le fiamme che troviamo un ulteriore parallelismo tra l’ebraismo e gli ardenti: il fuoco blu, venerato dai genitori di Ember. Nonostante durante il film vediamo la fiamma della protagonista cambiare di colore più volte a seconda del suo stato d’animo o del cristallo con cui entra in contatto, il colore blu è relegato al focolare protetto all’interno del minimarket.

In passato solo un altro film d’animazione aveva mostrato un sacro fuoco blu: il capolavoro della Dreamworks Il Principe d’Egitto del 1998, quando Mosè parla al cespuglio ardente. Così, proprio come Mosè si fa guidare dalle parole divine pronunciate dalle fiamme per condurre il proprio popolo alla libertà, la famiglia Lumen prega tutti i giorni il focolare blu per illuminare il cammino davanti a sé.

L’omaggio a Ed Asner

Un’immagine di ‘L’appuntamento di Carl’

Per rispettare la lunga tradizione dei classici Pixar sempre preceduti da un cortometraggio, anche Elemental è introdotto da un breve racconto animato, portatore di un grande significato simbolico.

Il nuovo corto, intitolato L’Appuntamento di Carl, prosegue le vicende di Carl Fredricksen, protagonista del film Up del 2009, ed è dedicato al suo doppiatore: l’attore ebreo Eddie “Ed” Asner, morto il 29 agosto 2022 all’età di 91 anni.

Attivo politicamente a favore dei diritti degli ebrei e dell’inclusività, Asner ha interpretato oltre 300 ruoli e il suo aspetto fisico è stato fondamentale per creare digitalmente il personaggio di Carl Fredicksen.

Nel nuovo cortometraggio, dopo aver affrontato per anni il lutto della compagna Ellie, Carl si trova ad affrontare una nuova sfida: uscire per un appuntamento galante.

Non sapendo come comportarsi, travolto dai sensi di colpa, Carl finisce per rendersi ridicolo ancor prima di uscire di casa e sarà solo grazie ai consigli del fidato cane parlante Dug che troverà il coraggio di andare all’appuntamento, non prima di aver salutato con un bacio la foto di Ellie.

In questo senso Carl ed Ember (la protagonista di Elemental) assomigliano molto agli immigrati ebrei: personaggi pronti ad andare avanti per la propria strada, senza mai dimenticare il loro passato.