Due film per riflettere fra storia e attualità, da Monaco alla Polonia

Spettacolo

di Roberto Zadik

Dal massacro di Monaco “visto dalla tv americana” al viaggio in Polonia di due cugini ebrei opposti in ricordo della loro famiglia

 

In arrivo nel mese di febbraio due pellicole emozionanti che irromperanno nei cinema italiani dopo essere state premiate in vari festival internazionali. La prima si intitola 5 Settembre. La diretta che cambiò  la storia, del regista svizzero tedesco Tim Fehlbaum, nei cinema italiani dal 13 febbraio, che inquadra il “disastro di Monaco” da un punto di vista innovativo.

Essa infatti non solo racconta del massacro avvenuto durante le Olimpiadi di Monaco di Baviera nel settembre del 1972, ma si sofferma sul rapporto fra media e avvenimenti, raccontando le peripezie della tv americana ABC Sport nel documentare il  rapimento e il massacro di undici atleti della squadra olimpica israeliana da parte del commando terroristico palestinese  Settembre Nero.

Si tratta di una trama adrenalinica e molto coinvolgente che, a vent’anni da Munich di Spielberg, non solo rievoca quei tragici giorni  ma si sofferma sul ruolo della televisione e dei media come mezzo per documentare anche le vicende peggiori. Mescolando realtà e fiction, la pellicola ricostruisce interamente la vicenda dal punto di vista di giornalisti, produttori e dirigenti dell’emittente.

Con grande precisione e accuratezza storica la pellicola mette a fuoco ogni aspetto, dal contesto di quelle Olimpiadi che volevano riscattare la Germania dell’Ovest dalle ombre del suo passato ma  che invece divenne teatro di una ennesima strage di ebrei, fino alle difficoltà tecniche ed emotive, come reperire foto e immagini, raccontare in diretta il turbinio di quegli eventi, lo stato d’animo degli operatori televisivi, che credevano di filmare una festa dello sport rimanendo invece intrappolati in una tragedia.

Un film che intreccia informazione e dura realtà con un gruppo di attori molto affiatati come John Magaro o Ben Chaplin e che alterna immagini di quegli anni a riflessioni su informazione e etica, su cosa rappresentare e come raccontare l’angoscia e il dolore di quei terribili giorni, in una pellicola diretta come un “concitato thriller” che tiene lo spettatore col fiato sospeso.

 

La seconda pellicola, in uscita il 27 febbraio, è A real pain che narra del viaggio in Polonia di due cugini ebrei agli antipodi, intenti a ripercorrere il loro dolente passato famigliare. A real pain è diretto dall’attore e regista ebreo americano Jesse Eisenberg famoso per il ruolo del fondatore di facebook Mark Zuckerberg in The social network e qui impegnato nel duplice ruolo di interprete e regista.

La vicenda per certi versi è simile al capolavoro Ogni cosa è illuminata e racconta dell’avventuroso viaggio in Polonia di due cugini, David e Benjii Kaplan alla ricerca delle loro radici. Interrogandosi sul tema della famiglia e della memoria e sul rapporto complesso dei giovani ormai “americanizzati” con il loro retroterra ebraico Est Europeo, il film del quarantaduenne Eisenberg esplora l’interiorità dei protagonisti, caratterialmente opposti fra loro e di una possibile riconciliazione proprio nella ricerca delle proprie radici e della storia della loro adorata nonna,  come unico possibile punto in comune.