Dal 28 aprile in scena al Teatro Caboto lo spettacolo “Kvetch”

Spettacolo

di Marina Gersony

kvetchKvetch, dallo yiddish kvetshn, pignucolare, molto simile al tedesco quetschen, ossia premere, schiacciare. E il kvetcher non è altro che è un indomabile piagnucolone. Si intitola appunto Kvetch, piagnisteo, lo spettacolo di Steven Berkoff in scena al Teatro Caboto a partire dal 28 aprile fino all’8 maggio 2016, con la compagnia Lyra Teatro e la regia di Laura Tanzi. Anche se più di un piagnisteo si potrebbe definire un costante lamento interiore, un chiacchiericcio scomodo dell’anima…

Scritto da Steven Berkoff e messo in scena per la prima volta nel 1987, la pièce prende spunto dal libro Kvetch (Piagnistei). Il Natale di Harry Acapulco pubblicato in Italia nel 1993 (Gremese Editore; pp. 156; € 12,29). Ciclicamente ri-proposto dai teatri d’avanguardia e dalla programmazione raffinata, Kvetch è un’autentica chicca sull’eterno dualismo tra apparenza e sostanza interiore.

Con sottile perfidia ma anche con un sano principio di realtà, l’autore, regista e attore nato a Stepney, Londra, nel 1937 -, riesce a trasferire sul palco il conflitto tra una claustrofobica ipocrisia sociale e una soffocata verità interiore. Ne esce il ritratto tragicomico di un’umanità dolente, obliqua e dolorosamente doppia (schizofrenica?) nel suo modo di stare nel mondo. Protagonisti Donna, Frank, George, Hal e la suocera, gente comune di una comune famiglia ebraica della middle class Usa, una famiglia banalmente umana, in cui è facile identificarsi. Ma guai fidarsi delle apparenze, perché come la buona letteratura insegna, è proprio dentro l’apparente normalità che si annida l’eccezionalità presente nel bene e nel male in ognuno di noi. Vediamo così sul palco i personaggi che esternano i loro pensieri convenzionali e socialmente approvabili mentre nel loro intimo si scatena il finimondo tra nevrosi, paure, paranoie e verità nascoste. Grazie a una recitazione e una regia ad hoc per esprimere il detto e non detto o diversamente detto, lo spettacolo provoca risate e inquietudini: in fondo, il lamento dell’anima può anche essere visto come un’opportunità per vedere (o scoprire) la nostra (auto)bistrattata, (a tratti) brutale ma anche (a tratti) magnifica autenticità.

 

Info e biglietteria

Via Caboto, 2 angolo Piazza Po – Milano

Tel. 02-70605035

MM1 Wagner o Pagano – MM2 Sant’Agostino

Bus: 58-61-68 / Tram: 29-30

Prevendita Teatro Caboto

Tel. 02-70605035; email@teatrocaboto.com