“Caro amico ti scrivo…”

Spettacolo


Un romanziere e poeta nato ad Aleppo e divenuto poi cittadino del mondo, e un cantautore nato a Tripoli e vissuto fra l’Italia, la Francia e la Svizzera, ma cittadino del mondo nello spirito. Miro Silvera, scrive una lettera di arrivederci a Herbert Pagani, scomparso improvvisamente nell’agosto del 1988 a soli 44 anni.
La lettera fa parte delle molte testimonianze e ricordi che il cantautore milanese Marco Ferradini sta raccogliendo per un volume e uno spettacolo teatrale dedicati a Herbert Pagani. Intanto il 25 settembre è uscito il doppio CD “La mia generazione” con 21 canzoni di Pagani riarrangiate da Ferradini e reinterpretate da alcuni dei più noti protagonisti della scena musicale italiana degli anni ’60-’70 – da Fabio Concato, a Shel Shapiro, a Eugenio Finardi, Alberto Fortis.

Caro amico, ti scrivo questa lettera, sicuro che la leggerai. Mi manchi. Te ne sei andato via troppo presto, ma il paese dell’Arte che stai abitando sono sicuro che ti emoziona l’anima come mai è stato su questa palestra chiamata Terra. Mi manca la tua voce, piena di punte di femminea gentilezza che l’uso perfetto del francese ti regalava. Mi manca l’uso che facevi del tuo sentimento del vivere, generoso e così dolorosamente preciso. Mi manca il tuo saper fare degli scarti del mondo opere d’Arte parlanti. Mi manca il tuo impegno così lucido per Israele, agnello attorniato da lupi. Ma quando tutti berranno assieme allo stesso ruscello di pace? Tu forse lo sai, che vedi i moti del cuore degli uomini, e le tracce di bava dei loro destini incrociati. Mi manca il tuo saluto, anche se in vita, ci siamo salutati così poco, troppo poco dando per scontata l’eternità dei sorrisi. L’immagine di te bambino in calzoncini corti che entri nella classe di tua madre, nella scuola milanese di via Eupili per salutarla, è ancora nel mio ricordo, un segno del tuo rappresentarti al mondo come eterno fanciullo messaggero d’amore. Già da piccolo, simpatico esibizionista, interpretavi te stesso sul palcoscenico del mondo. Hai seminato: con disegni, parole cantate, parole scritte, sculture di città, sogni fatti di ciarpame, nonchè messaggi di pace. C’è il solido affetto di Anna che mi riporta a te. E ciò che hai lasciato quaggiù mi ricorda sempre che, inevitabilmente, muore la carne ma l’anima no perchè è eterna, come il Dio che abbiamo imparato ad amare e il cui mistero continuiamo a rappresentare danzando per Lui.

Caro amico, vieni a trovarmi qualche volta. Le mie porte sono aperte.

Ti aspetto
tuo Miro