Bob’s Burgers, la serie animata che racconta un’altra America

Spettacolo

di Nathan Greppi
Da diversi decenni, capita che i prodotti culturali americani che più hanno saputo fare satira e parodie sui vizi della società contemporanea siano sitcom animate: da I Simpson a Futurama, da I Griffin ad American Dad, senza dimenticare le recenti serie che hanno esordito direttamente sulle piattaforme come Netflix, quali ad esempio BoJack Horseman (creata quest’ultima da uno sceneggiatore ebreo, Raphael Bob-Waksberg). Un’altra che merita di entrare nel novero, e che presenta peculiarità diverse da quelle sopra descritte, è Bob’s Burgers, serie animata USA iniziata nel 2011 e che ad oggi è giunta ad 11 stagioni. La serie vedrà l’uscita in Italia di un film ad essa dedicato il 25 maggio (mentre negli USA esce il 27 maggio).

Trama e analisi

La serie è incentrata sulla vita di una famiglia americana che vive in una piccola città costiera e il cui protagonista, Bob Belcher, gestisce un proprio locale di hamburger con l’aiuto della moglie Linda e dei tre figli Tina, Gene e Louise. Nel corso della storia, i Belcher si ritrovano a dover affrontare varie sfide legate in particolare alla sopravvivenza del loro locale, spesso messa a rischio dai problemi più disparati; dai problemi con i clienti alle recensioni dei critici, dalla concorrenza dei ristoratori rivali alle problematiche con l’ispettore sanitario.

Bob presenta considerevoli differenze rispetto a padri di famiglia ben più famosi nell’animazione americana, quali Homer Simpson e Peter Griffin (con I Simpson, i personaggi di Bob’s Burgers hanno condiviso un episodio crossover nel 2018). Mentre questi ultimi due sono rispettivamente un impiegato di una centrale nucleare e un operaio di una fabbrica, e pertanto si collocano socialmente tra la classe operaia e la piccola borghesia, Belcher gestisce un proprio locale di hamburger, e pertanto lavora in proprio. Homer e Peter sono pigri e indolenti, e in teoria devono rendere conto ai propri capi, mentre Bob si focalizza principalmente sul lavoro, dovendo rendere conto ogni giorno ai propri clienti e al proprietario dell’immobile a cui paga l’affitto, l’eccentrico Calvin Fischoeder.

I primi sono genitori mediocri e indolenti che lasciano le incombenze familiari principalmente alle proprie mogli; il secondo si sforza, non sempre riuscendoci, di conciliare il lavoro e la famiglia che lo aiuta nel mandare avanti il locale, anche se i figli combinano molti guai. Bob rappresenta pertanto uno spaccato diverso della società americana, quella rappresentata dai piccoli imprenditori.

Un altro aspetto da considerare è il fatto che nel tempo, sebbene Bob’s Burgers sia fortemente scurrile e politicamente scorretta, alcuni membri del cast sono stati allontanati in quanto si sono spinti troppo oltre per la produzione: l’esempio più eclatante è quello del doppiatore Jay Johnston il quale, dopo aver fatto per 10 anni la voce del ristoratore italoamericano Jimmy Pesto, nel 2021 è stato escluso dalla serie in quanto avrebbe preso parte all’Assalto al Campidoglio del 6 gennaio.

Aspetti ebraici

Gran parte del cast della serie è di origini ebraiche: è ebreo il creatore della serie, Loren Bouchard, e come lui anche il doppiatore di Bob, H. Jon Benjamin, e quelli dei figli Tina e Gene, rispettivamente Dan Mintz e Eugene Mirman. Ci sono poi diversi casi di attori famosi che hanno origini ebraiche e doppiano personaggi secondari nella serie: è il caso di Kevin Kline, che fa la voce di Calvin Fischoeder, padrone di casa di Bob, o di Sarah Silverman, che con la sorella Laura doppiano i figli minori di Jimmy Pesto.

Anche per tutti questi aspetti, in passato alcuni siti ebraici americani si sono chiesti se i Belcher fossero una famiglia ebraica, voce in parte smentita dal fatto che Linda ama addobbare l’albero di Natale. Bouchard ha spiegato che le origini della famiglia sono etnicamente miste come quelle di molti americani, e che la radice del cognome è francese.

Tra i personaggi ebrei della serie, quella più rilevante è Tammy Larsen (doppiata da un’attrice ebrea, Jenny Slate), arrogante ed egocentrica compagna di classe di Tina. Nel 2014 Tammy e Tina sono state al centro di un episodio della quarta stagione, Il Bat Mitzvah di Tina (Mazel Tina nella versione originale), in cui Tina cerca di partecipare al Bat Mitzvah di Tammy convincendo il padre ad occuparsi del catering, per poi cercare di sostituirsi alla festeggiata per avere il suo momento di gloria. Un altro episodio abbastanza sopra le righe, nella seconda stagione, è Morsi e rimorsi, in cui un critico gastronomico, per entrare nel locale di Bob senza essere riconosciuto, si traveste da ebreo ortodosso, e la piccola Louise lo provoca chiedendogli: “Parliamo della Palestina”.

Intervista al doppiatore Eugene Mirman

Su tutti questi aspetti, Mosaico ha intervistato il doppiatore di Gene Belcher, Eugene Mirman: nato a Mosca nel 1974 da padre ebreo lettone e madre ebrea russa, vive negli Stati Uniti da quando aveva 4 anni. Oltreché come doppiatore in varie serie animate, ha acquisito una rilevante fama nel suo paese come comico, esibendosi in trent’anni di carriera in numerosi locali e cabaret, oltreché in programmi televisivi e radiofonici. Dal 2008 al 2013 ha interpreto un mafioso russo con un nome ispirato al suo, Yvgeny Mirminsky, nella serie tv Delocated.

Come è iniziata la tua carriera?

Da ragazzo guardavo molti spettacoli comici, e mi sono diplomato in questa disciplina nel Hampshire College nel Massachusetts. In seguito, negli anni ‘90 ho iniziato a fare stand-up comedy, trasferendomi prima a Boston e poi nell’area di New York. Qui ho conosciuto Loren Bouchard, creatore di Bob’s Burgers, che all’epoca stava lavorando ad un’altra serie, Dr. Katz, Professional Therapist. Insieme lavorammo brevemente in altre serie animate da lui create, Home Movies e Lucy, the Daughter of the Devil, dove io facevo la voce di una suora. Quando Bouchard creò Bob’s Burgers, portò con sé molti dei membri principali del cast di Lucy.

Ci sono forti somiglianze tra i nomi Gene e Eugene. Quanto vi assomigliate tu e il tuo personaggio?

Credo che il nome Gene gli sia stato dato perché ispirato a me, ma in generale un po’ tutti i personaggi presentano analogie con i loro interpreti.

Tu e altri membri del cast siete ebrei. La tua identità ebraica influenza in qualche modo il tuo lavoro?

Nella serie no, ma quando mi esibisco come comico ogni tanto parlo delle mie origini. Ha più a che fare con chi sono e perché siamo venuti a vivere in America.

Come è stato passare dalla televisione al cinema?

Per quanto riguarda Bob’s Burgers, basta pensare ai tempi di lavorazione: nella serie di solito prima registriamo i dialoghi e poi ci vuole un anno per l’animazione. Con il film ci sono voluti 5 anni, in parte anche a causa della pandemia, e in questo caso l’ordine è stato invertito: prima si è fatta l’animazione, e dopo abbiamo registrato i dialoghi.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Al momento sto ricominciando a fare i miei spettacoli dal vivo, e con alcuni amici stiamo provando a realizzare una nuova commedia.