L’educazione all’Olocausto? Serve eccome! A beneficio anche di altre minoranze vulnerabili. Parola di studioso

di Marina Gersony
È davvero necessario fermare l’insegnamento sull’Olocausto o chiudere i musei dedicati a questo argomento?  E ancora: è vero che troppe manifestazioni e di eventi in memoria dello sterminio del popolo ebraico a partire dalla seconda metà del XX secolo, contribuiscano a fomentare l’antisemitismo?

La prima domanda ce la siamo posta anche noi su questo stesso sito  qualche tempo fa, tuttavia il tema continua a essere oggetto di un vivace dibattito. Un articolo uscito sull’Algemeiner a firma di Daniel Pomerantz, opinionista e CEO dello studio di ricerca RealityCheck Research, sostiene che l’insegnamento all’Olocausto è necessaria e fondamentale per combattere l’antisemitismo, smentendo, numeri alla mano, le voci che dubitano o affermano il contrario.

Il nuovo studio, condotto da RealityCheck Research, ha infatti rivelato che l’educazione sull’Olocausto, oltre a non aumentare o peggiorare l’antisemitismo, contribuisce per certo a ridurre i crimini motivati dall’odio contro tutte le comunità minoritarie prese in considerazione, con un impatto particolarmente positivo sulle comunità afroamericane.

L’introduzione dell’HEAL Act (Holocaust Education and Antisemitism Lessons) al Senato in USA da parte dei senatori James Lankford e Jacky Rosen lo scorso aprile, insieme all’impegno della Casa Bianca nella lotta all’antisemitismo, dimostra l’attualità e l’importanza di questo argomento.

Come metterla allora con i numerosi articoli usciti in questi mesi che trattano questo tema in modo critico? Pomerantz sostiene che sebbene contengano opinioni valide, critiche accorate e preoccupazioni sincere, mancano tuttavia di un elemento fondamentale che dovrebbe essere al centro di ogni discussione di tale importanza: dati reali e affidabili che esaminino l’impatto dell’educazione sull’Olocausto nel mondo reale, in relazione ai crimini motivati dall’odio.

«Secondo il nostro studio, negli Stati che hanno leggi sull’insegnamento dell’Olocausto, i crimini motivati dall’odio contro le comunità afroamericane sono inferiori del 55% rispetto agli Stati che non hanno tali leggi – scrive lo studioso – mentre per le comunità ebraiche la diminuzione è del 54,8%. Lo studio dimostra anche significative riduzioni dei crimini motivati dall’odio contro musulmani (24%), persone LGBTQ+ (43%), comunità ispaniche (34%), asiatico-americani (13%), nativi americani (39%) e persone con disabilità (3%)».

Questi risultati provengono dalla fase iniziale dello studio RealityCheck, una «ricerca di base» che utilizza dati pubblicamente disponibili provenienti dal database sugli atti di odio dell’FBI, dal Census Bureau degli Stati Uniti e da un’indagine sulla legislazione statale per identificare tendenze significative in merito ai crimini motivati dall’odio.

Sebbene questa correlazione significativa tra la riduzione dei crimini motivati dall’odio e l’educazione sull’Olocausto non dimostra da sola una relazione di causa-effetto, RealityCheck sta attualmente lavorando a una seconda fase dello studio, che comprende un’indagine nazionale su 1.500 americani tra i 18 e i 40 anni. Questo studio sul campo, come spiega Pomerantz, mira a esplorare ulteriormente le cause sottostanti di questa correlazione (rispondendo così alla domanda sulla «correlazione vs causalità»), la qualità dell’educazione sull’Olocausto tra gli Stati e altre questioni rilevanti. I risultati sono attesi nei prossimi mesi.

Interessante il fatto che le affermazioni contrarie all’educazione sull’Olocausto si basano quasi sempre su aneddoti personali, riflessioni ipotetiche degli autori e congetture infondate, come ad esempio l’affermazione che «l’insegnamento sull’Olocausto potrebbe addirittura peggiorare l’antisemitismo» o che «più ci si pensa, meno ovvio sembra il valore dell’educazione sull’Olocausto», affermazione accompagnata da una certa enfasi. Inoltre, alcune di queste affermazioni propagano informazioni errate, come la dichiarazione che «l’educazione sull’Olocausto sia è stata richiesta da lungo tempo nella maggior parte degli Stati». In realtà, solo 20 dei 50 Stati americani richiedono l’insegnamento sull’Olocausto per legge, mentre in tre Stati è «raccomandato» dalla legge. Senza contare che molte di queste leggi sono state adottate solo negli ultimi anni.

Non è responsabile né sicuro, sottolinea lo studioso, affrontare un argomento così importante basandosi su affermazioni del tipo «potrebbe essere» oppure «ho pensato», senza fornire dati statistici significativi e fatti accuratamente ricercati.

«Recentemente – prosegue l’articolista – sono tornato dagli Stati Uniti, dove ho avuto l’opportunità di parlare con studenti universitari e delle scuole superiori. Durante questi incontri è emerso un tema ricorrente: l’ambiente sui campus universitari è ostile verso gli ebrei e verso Israele, e la giovane generazione necessita di un supporto maggiore e più significativo di quanto sia stato fornito in passato. Gli studenti hanno enfatizzato l’importanza dei dati, di un approccio accademico, di programmi educativi e della necessità di evitare qualsiasi forma di propaganda o di agenda».

Per concludere, fortunatamente abbiamo a disposizione dati rilevanti, professionali e statisticamente significativi. È incoraggiante sapere che l’educazione sull’Olocausto è fortemente correlata all’aumento della sicurezza per i gruppi più vulnerabili dell’America, compresi i giovani ebrei.

(Foto: United States Holocaust Memorial Museum)