Alan Overton

L’angelo di Rugby: per Yom HaShoah, la storia sconosciuta di Alan Overton e il suo coraggio nel salvare i bambini ebrei

di Marina Gersony
«Mio nonno, Alan Overton, aiutò centinaia di bambini ebrei terrorizzati a fuggire dalla Germania nazista poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, perché la loro situazione toccava il suo cuore e lo spingeva ad agire per salvare le loro vite».

Questo atto di straordinaria umanità è stato recentemente ricordato da Jane Mackenzie, ex sindaco di Shrewsbury (Inghilterra) e figlia maggiore di uno dei quattro figli di Overton, la quale da anni si impegna a tracciare i dettagli di questa incredibile vicenda. Oggi, chissà quanti discendenti dei rifugiati Kindertransport non sanno probabilmente di dover la vita a un negoziante poco conosciuto di Rugby, la città della contea del Warwickshire, in Inghilterra

Mentre la storia del celebre filantropo britannico Sir Nicholas Winton è ampiamente conosciuta (vedi in calce all’articolo), quella di Alan Overton è rimasta in gran parte nell’ombra. Tuttavia, proprio come Winton, noto per aver organizzato il salvataggio di 669 bambini, molti dei quali ebrei, in Cecoslovacchia prima dello scoppio della guerra, anche Overton è emerso grazie alla testimonianza della nipote, riportata in questi giorni anche dal Jewish Chronicle.

Il motivo per cui la storia di Overton non è stata raccontata in modo esaustivo prima, risiede nella sua stretta adesione alla fede cristiana dei cristadelfiani, un movimento religioso non incline alla promozione delle proprie azioni o all’attivismo politico, sebbene Overton si sia discostato in parte da questa norma.

I cristadelfiani, derivanti dalla locuzione greca che significa “fratelli in Cristo”, sono un movimento religioso cristiano sviluppatosi nel Regno Unito e nell’America settentrionale nel XIX secolo. Si stima che abbiano circa 60.000 fedeli, molti dei quali distribuiti negli Stati Uniti, in Nuova Zelanda e soprattutto in Inghilterra (Birmingham). Credono anche che il popolo ebraico sia il popolo eletto di Dio, una convinzione che ha profondamente influenzato Overton e il suo impegno nell’assistere gli ebrei perseguitati durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

Chi era Alan Overton?

Alan Overton, come già detto, era un attivo negoziante di Rugby nonché un devoto cristadelfiano. Dedicò le sue energie a salvare i bambini ebrei in fuga dalla persecuzione nazista. Dopo la Notte dei Cristalli, l’ondata dei pogrom antisemiti divampati su scala nazionale nella Germania nazista tra il 9 e il 10 novembre 1938, l’uomo ricevette centinaia di lettere scritte da genitori ebrei sconvolti nell’Europa continentale.

La stessa nipote Mackenzie ha visto alcune di queste lettere «strazianti», scritte da «genitori disperati, che imploravano sconvolti che mio nonno salvasse i loro bambini, spesso con le loro foto infilate nelle buste».

Fu così che, profondamente colpito da questa tragica realtà, Overton decise di impegnarsi per garantire un futuro a questi piccoli in pericolo.

Inizialmente concentrò i suoi sforzi nella raccolta fondi e nella sensibilizzazione nella comunità cristadelfiana britannica, coinvolgendo anche cittadini di Rugby e colleghi negozianti. Quando si imbatté nei treni del Kindertransport, decise di rimboccarsi le maniche insieme ad altri membri delle chiese cristadelfiane e portare i bambini in salvo in diverse case ospitanti.

Persino la sua casa, con quattro figli piccoli, divenne un rifugio temporaneo, finché non fu evidente la necessità di una soluzione più stabile. Come fondatore e segretario onorario del Rugby Refugee Committee, organizzò famiglie affidatarie per un massimo di 250 bambini e istituì due ostelli sicuri: Elpis Lodge a Edgbaston e Little Thorn a Rugby.

Questi ostelli, attivi durante tutta la guerra, offrirono un rifugio felice e sicuro a molti bambini e adolescenti rifugiati. Overton si assicurò che la gestione quotidiana delle case fosse nelle mani degli ebrei, mentre lui operava in un ruolo di supporto. L’ostello Elpis Lodge di Edgbaston, finanziato dai cristadelfiani di Birmingham e Coventry, rimase aperto fino al 1948.

«Ha inoltre viaggiato su e giù per il Paese, organizzando incontri pubblici nei municipi, parlando con le persone, supplicandole e convincendole a diventare famiglie affidatarie», ha dichiarato Mackenzie.

«Mia zia Sylvia (la figlia più piccola di Overton) ha detto di non averlo mai visto perché era impegnato fin dalla mattina presto in questa causa. Organizzava e parlava costantemente alle riunioni, raccoglieva indirizzi, denaro e corrispondeva. Sapeva che con ogni indirizzo e 50 sterline un bambino sarebbe riuscito a uscire dal pericolo».

Era un oratore pubblico «avvincente e meravigliosamente carismatico», il cui magnetismo a volte attirava centinaia di persone a venire ad ascoltarlo parlare. «La gente sentiva i brividi correre lungo la schiena quando parlava; erano ipnotizzati – ha affermato Mackenzie –. Durante un discorso, oltre 400 persone vennero ad ascoltarlo mentre chiedeva loro di mostrare compassione e di rendere disponibili le loro case».

Nonostante le sfide e le limitazioni, Overton e i suoi collaboratori mantennero il loro impegno nel fornire assistenza agli ebrei fuggiti, garantendo un raro bagliore di speranza in un periodo così buio della storia.

La nipote Jane Mackenzie lo ricorda così

Nel 2021, in un articolo commovente, Jane Mackenzie ricorda ancora suo nonno restituendoci un ritratto sempre più completo di un uomo straordinario e fuori dall’ordinario: «Era eloquente e appassionato, politicamente attivo e, a causa delle sue convinzioni, era particolarmente interessato alle politiche del governo britannico nei confronti della Palestina. Partecipò a tutti i dibattiti alla Camera dei Comuni dal 1918 al 1948, anno in cui fu dichiarato lo Stato di Israele».

Negli anni ‘30, Overton divenne sempre più consapevole dell’antisemitismo crescente in Germania e tenne conferenze per sensibilizzare il pubblico britannico sui pericoli del nazismo. Di fronte all’oppressione del popolo ebraico, nel 1938, contribuì alla creazione del “Movimento per la cura dei bambini provenienti dalla Germania”, istituito a Londra presso la Bloomsbury House. Organizzò il primo gruppo di bambini arrivati alla stazione di Liverpool Street dalla Germania, le cui foto fecero la comparsa sui giornali nazionali il giorno successivo.

Jane Mackenzie racconta di come suo nonno, vedendo quelle foto, fu toccato fino alle lacrime dalla somiglianza di una bambina con le sue giovani figlie. Questo momento lo spinse a un impegno totale nel salvare quanti più bambini possibile. Con la sua eloquenza e il suo carisma, si adoperò per sensibilizzare il pubblico in tutta la nazione, incoraggiando le persone a offrire un rifugio ai bambini rifugiati.

Pur essendo un padre di quattro figli e gestore di un negozio di abbigliamento femminile a Rugby, Overton sentì il dovere di mettere da parte le sue responsabilità personali per concentrarsi sul salvataggio dei bambini. La sua casa divenne un luogo di accoglienza temporanea per i bambini, con la sua famiglia che li accoglieva con amore e sostegno.

La sua dedizione portò a una rete di sostegno che si estese ben oltre i confini di Rugby. Persone provenienti da tutta Europa scrivevano lettere disperate a Overton, Rugby, Inghilterra, chiedendo aiuto per i propri figli. Overton riuscì a mobilitare oltre 250 persone per pagare la cauzione necessaria per garantire la loro ri-emigrazione.

Ogni settimana, si recava alla stazione di Liverpool Street per accogliere i bambini, accompagnato da uno dei suoi figli. La sua casa, un rifugio sicuro per i bambini traumatizzati, era sempre aperta. Per i ragazzi che avevano difficoltà a trovare una sistemazione, Overton fondò persino un ostello vicino alla sua casa.

Il Little Thorn, come venne chiamato, ospitava dozzine di ragazzi adolescenti, offrendo loro un ambiente sicuro e familiare. Overton non era solo un mentore, ma anche un amico e una figura paterna per quei ragazzi. Organizzava attività divertenti e educative e si assicurava che imparassero la loro cultura e storia.

La generosità e la determinazione di Overton non conoscevano confini. Quando una madre ebrea rischiava la deportazione, lui non esitò a intervenire, assicurandosi che lei e i suoi figli fossero al sicuro in Inghilterra. Il suo impegno cambiò per sempre la vita di quei bambini, dando loro una possibilità di futuro.

Dopo la guerra, quei ragazzi, ormai adulti, mantennero vivo il legame con Overton e la sua famiglia, tornando a Rugby ogni anno per riunirsi e ringraziare l’uomo che aveva fatto così tanto per loro.

La storia di Alan Overton è un esempio straordinario di coraggio, compassione e altruismo che non sarà mai dimenticato.

Per onorare il lavoro di suo nonno, nel 2006, Mackenzie è stata invitata a Londra da Sir Nicholas Winton per l’inaugurazione della statua dedicata al Kindertransport nel piazzale della stazione di Liverpool Street.

Alan Overton morì nel 1975, dopo aver assistito alla creazione di Israele, che per lui «fu il compimento della profezia”. Ebbe la soddisfazione di vedere centinaia dei  uoi bambini crescere e creare delle proprie famiglie; bambini che aveva salvato, che amava e che conosceva singolarmente, ognuno con il suo nome.

 

Chi erano i bambini della Shoah?

Come riporta L’Enciclopedia dell’Olocausto, i bambini furono e tra i più esposti alle violenze del nazismo. I nazisti sostenevano che l’uccisione dei figli di persone ritenute «indesiderabili» o «pericolose» fosse giustificata dalla loro ideologia, sia quella basata sulla «lotta di razza» sia quella che considerava l’eliminazione dei nemici una misura preventiva necessaria alla sicurezza. Da un lato, quindi, i tedeschi e i loro collaboratori uccisero i più giovani con queste motivazioni ideologiche; dall’altro ne eliminarono molti come forma di rappresaglia agli attacchi partigiani veri o presunti.

In tutto, si calcola che almeno un milione e mezzo di bambini e ragazzi sia stato ucciso dai nazisti e dai loro fiancheggiatori; di queste giovani vittime, più di un milione erano ebrei, mentre le altre decine di migliaia erano rom, polacchi e sovietici che vivevano nelle zone occupate dalla Germania, nonché bambini tedeschi con handicap fisici e o mentali provenienti dagli istituti di cura.

Le possibilità di sopravvivenza degli adolescenti compresi tra i13 e i 18 anni, sia ebrei che non-ebrei, erano invece maggiori, in quanto potevano essere utilizzati nel lavoro forzato. Altri minori combatterono eroicamente nei ranghi dell’esercito inglese contro le armate di Hitler. Alcuni, dopo la guerra, si riunirono con le loro famiglie. Ma la maggior parte non rivide più i genitori. E anche quelli che riebbero le loro famiglie, dovettero superare traumi e difficoltà di ri-assimilazione nei contesti familiari.

Salvatori famosi di bambini

  • Sir Nicholas George Winton, nato Nicholas Wertheim (Londra, 19 maggio 1909 – Maidenhead, 1º luglio 2015, è stato un filantropo britannico. È noto per aver organizzato il salvataggio di 669 bambini, molti dei quali ebrei, in Cecoslovacchia poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, in un’operazione che è in seguito diventata nota come Kindertransport (termine tedesco che significa “trasporto di bambini”). Le sue azioni sono diventate note soltanto cinquant’anni più tardi, nel 1988. La stampa inglese lo ha denominato Lo Schindler britannico. La sua storia è arrivata nelle librerie italiane con One Life, la vera storia di Sir Nicholas Winton, e l’anno scorso è approdato nelle sale il film omonimo con Anthony Hopkins, Helena Bonham Carter e Johnny Flinn. Il libro, pubblicato da Garzanti nella traduzione di Sara Caraffini e Giuseppe Maugeri, non sarebbe mai stato scritto se Barbara Winton, la figlia di Nicholas, non avesse ritrovato per caso, nei diari del padre, i nomi dei bambini salvati.
  • Leggi anche: Debutta al Toronto Film Festival “One life”: la vera storia di sir Nicholas Winton, interpretato da Anthony Hopkins

 

  • Reinhold Chrystman ha salvato 700 ebrei durante l’Olocausto, molti dei quali bambini, impiegandoli e nascondendoli in una fabbrica di vetro a Piotrków Trybunalski, vicino a Lodz, in Polonia. Diede loro permessi di lavoro e creò, all’interno della fabbrica stessa, un rifugio per i bambini della città. https://it.gariwo.net/giusti/shoah-e-nazismo/reinhold-chrystman-21350.html

 

  • In questo inferno in terra ci furono anche storie di disperata umanità. Come quella del Professor Korczak, pedagogo e medico polacco che nel ghetto di Varsavia per due anni guidò un orfanatrofio con 200 bambini. Nonostante le condizioni fossero disperate, garantì loro una vita dignitosa. E li accompagnò fino alla morte quando nel 1942 vennero tutti deportati al campo di sterminio di Treblinka.

 

(Nella foto Alan Overton con alcuni dei ragazzi che ha salvato)