Terrorista palestinese vince il Premio Internazionale per la Narrativa Araba del 2024

di Anna Balestrieri

Condannato per aver collaborato con i terroristi responsabili dell’attacco suicida al mercato di Tel Aviv che uccise tre persone durante la Seconda Intifada, il detenuto Basim Khandaqji riceve il Premio internazionale per la narrativa araba.

Il Booker Arabo

Il Premio Internazionale per la Narrativa Araba (IPAF) è il premio letterario più prestigioso e importante del mondo arabo. Viene spesso definito il “Booker Arabo” e il suo scopo è premiare l’eccellenza nella scrittura creativa araba contemporanea e incoraggiare la diffusione di letteratura araba di alta qualità a livello internazionale attraverso la traduzione e la pubblicazione dei romanzi vincitori.

È il palestinese Basim Khandaqji ad aver vinto il premio quest’anno per il suo “A Mask, the Color of the Sky” (2023). Lo scrittore ha ricevuto come riconoscimento 50.000 dollari ed il finanziamento per una traduzione in inglese. Il libro è stato scelto tra 133 candidati i cui lavori sono stati pubblicati tra luglio 2022 e giugno 2023.

Nato a Nablus nel 1983, Khandaqji sta scontando tre ergastoli in relazione a un attentato suicida al mercato Carmel di Tel Aviv nel 2004, che uccise tre persone e ne ferì dozzine.

La trama del libro

La “maschera” del titolo del libro è una carta d’identità israeliana trovata fortuitamente dal protagonista ed ha natura autobiografica. Secondo una dichiarazione ufficiale israeliana dell’epoca, Khandaqji, allora ventunenne, avrebbe utilizzato una carta d’identità di giornalista ottenuta durante i suoi studi all’Università A-Najah di Nablus per aiutare un attentatore suicida a entrare in Israele dalla Cisgiordania. Amar Al-Far, 16 anni, del campo profughi Askar di Nablus, dopo essersi introdotto illegalmente nel paese grazie a questo documento, fece esplodere una bomba nel popolare mercato di Tel Aviv, uccidendo tre persone e ferendone più di trenta.

Nur, un archeologo che vive in un campo profughi a Ramallah, adotta la “maschera”, cioè un’identità falsa, sia metaforicamente che praticamente, grazie al ritrovamento di un documento del colore del cielo (azzurro, come le carte d’identità israeliane) nella tasca di un vecchio cappotto. Decide di fingersi l’Or della carta d’identità trovata (da notare l’identico significato del nome, luce, “nur” in arabo ed “or” in ebraico) e si unisce a una spedizione archeologica in un insediamento israeliano in Cisgiordania, da dove intraprende un viaggio in Israele che altrimenti gli sarebbe stato precluso. Incontra per la prima volta palestinesi che vivono in Israele e fa i conti con la propria identità.

Quello che segue è una narrazione sperimentale e multistrato che si propone di recuperare elementi della storia e del luogo con una caratterizzazione vivida e memorabile,” ha affermato il Premio internazionale di narrativa araba (IPAF), che ha annunciato il vincitore del premio durante una cerimonia ad Abu Dhabi.

Il romanzo, pubblicato dalla casa editrice libanese Dar Al-Adab, “analizza una realtà complessa e amara,” ha affermato Nabil Suleiman, uno scrittore siriano che ha presieduto la giuria del premio 2024. È stata la casa editrice a ricevere il premio in vece dell’autore.

Gli studi in prigione

Nei suoi anni nelle prigioni israeliane, Khandaqji si è laureato in scienze politiche presso l’Università Al-Quds con una tesi in Israel Studies. Ha anche continuato a scrivere articoli su letteratura, politica, attivismo femminile palestinese e la condizione dei detenuti nelle carceri israeliane. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie, tra cui “Rituals of the First Time” (2010) e “The Breath of a Nocturnal Poem “(2013).