La vita di Giorgio Pressburger

di Roberto Zadik

immagine film 02 - Giorgio PressburgerIl Novecento raccontato in un documentario

 

Ripercorrere la propria storia personale non è mai semplice, specialmente se essa è talmente densa e ricca di avvenimenti, da sembrare un romanzo che attraversa buona parte del ventesimo secolo. Ironia della sorte si tratta della vita di un famoso scrittore e romanziere come l’ebreo ungherese Giorgio Pressburger specializzato in trame e intrecci narrativi, che ora si racconta in prima persona nel documentario “L’orologio di Monaco”. Diretto da Mauro Caputo, la pellicola ripercorre tutto il cammino umano e artistico di Pressburger, nato a Budapest nel 1937 e poi emigrato nella splendida Trieste, a vent’anni. Presentata al festival di Roma e a Trieste, quest’opera ora arriva a Milano al cinema Mexico, lunedì 16 marzo dalle 21. La serata comprenderà, oltre alla proiezione della pellicola, anche una presentazione alla quale parteciperanno Pressburger e il critico cinematografico Paolo Mereghetti.

 

L’autore di romanzi importanti come “Storia umana e inumana” così come di prose teatrali, di saggi su grandi compositori come Mozart e Schubert Pressburger nella sua lunga carriera di intellettuale timido in apparenza ma entusiasta nella sostanza, si è cimentato in vari campi. Dal cinema, alla letteratura, alla politica, egli è stato anche regista, sceneggiatore sia per il palcoscenico che per il grande schermo e politico, fu infatti assessore al comune di Spoleto.

 

Sicuramente un personaggio vivace e versatile che di esperienze ne ha vissute tante, dai tremendi anni della Shoah che portarono la sua famiglia alla fuga dalla sua Ungheria fino agli anni ’50 e al trasferimento a Trieste e in Italia. Vicende che, nel documentario, vengono da lui ben raccontate con lucida pacatezza e sottile ironia. Passeggiando per la sua Trieste, città fondamentale per la letteratura ebraica del Novecento grazie ad autori come lo stesso Pressburger, Italo Svevo e il poeta Umberto Saba, il protagonista porta lo spettatore in vari luoghi. Posti e memorie s’intrecciano nel cimitero ebraico, al caffè San Marco e nella Risiera di San Sabba in un viaggio storico, biografico e intimo di rara intensità. Attraverso la magia e le suggestioni della sua potente voce narrante, egli mostra fotografie e immagini d’epoca ripercorrendo anche le vicende della sua famiglia.

 

artworkDa grande intellettuale qual è, egli accompagna le sue storie citando grandi nomi della cultura del Novecento come il filosofo Karl Marx, il poeta tedesco Heine e il filosofo Edmund Husserl, tutti di religione ebraica che per varie vicissitudini personali, dovettero convertirsi. Così seguendo ricordi e emozioni, i riferimenti culturali abbondano arricchendo la testimonianza umana e biografica di questo stimolante autore. Nel documentario, tratto da una serie di racconti autobiografici ci sono una serie di frasi fulminanti che la dicono lunga sull’efficacia di Pressburger e sulla sua personalità, come “Ognuno di noi è il frutto di milioni di condizionamenti” e “tutte le vite sono intrecciate le une alle altre”. Insegnamenti semplici eppure toccanti, realistici. Ma da cosa nasce il titolo di questo documentario? L’opera, che ha avuto un grande successo di critica, s’intitola come uno dei libri di Pressburger, dove egli con la consueta abilità narrativa ha descritto le storie di vari personaggi. Tredici racconti che hanno per protagonisti tanti personaggi diversi come rabbini, rivoluzionari, folli descritti da un uomo che nella sua vita ha viaggiato e conosciuto tanta gente, ricevendo una serie di premi e prestigiosi riconoscimenti.