Il deserto della Giudea

Israele, rinvenuti manoscritti biblici di duemila anni fa nel deserto della Giudea

di Ilaria Ester Ramazzotti
Nuovi frammenti di Rotoli biblici di duemila anni fa sono stati portati alla luce nel deserto della Giudea, in Israele, nella cosiddetta grotta dell’orrore. Lo ha annunciato il 16 marzo l’Autorità israeliana per le antichità. Si tratterebbe della più significativa scoperta archeologica dai tempi del ritrovamento dei Rotoli nelle grotte vicino a Qumran, nel deserto della Cisgiordania, negli anni ’40 e ’50 del Novecento. Ne parlano questa settimana il Times of Israel e il Jerusalem Post.

Il luogo del ritrovamento, conosciuto come ‘la grotta dell’orrore’, è impervio e raggiungibile solo calandosi con delle corde per circa 80 metri dalla cima di uno strapiombo. L’intera zona è desertica e rocciosa, difficilmente percorribile. Sono stati rilevati circa 80 chilometri di grotte, fra cui alcune cavità molto remote e inaccessibili persino con delle attrezzature da montagna. Sono altresì stati utilizzati dei droni, ma circa metà dell’area è ancora da esplorare.

Il prezioso ritrovamento di questa settimana è frutto di un progetto di durata pluriennale dedicato all’esplorazione di tutte le grotte dell’area, a cura dell’Autorità israeliana per le antichità in collaborazione con il dipartimento di Archeologia dell’amministrazione civile in Giudea e Samaria. L’operazione è finanziata dal ministero degli Affari e del Patrimonio di Gerusalemme con l’obiettivo di trovare manufatti e reperti archeologici prevenendo possibili saccheggi.

“Lo scopo di questa iniziativa nazionale è di salvare queste rare e importanti risorse del patrimonio dalle grinfie dei ladri – ha dichiarato Israel Hasson, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità -. I frammenti di pergamena scoperti di recente sono un campanello d’allarme per lo Stato. Devono essere assegnate le risorse per il completamento di questa operazione storicamente importante. Dobbiamo assicurarci di recuperare tutte le cose che non sono state ancora scoperte nelle grotte, prima che lo facciano i ladri. Alcune vanno oltre il valore”.

“Questo è sicuramente un momento emozionante, poiché presentiamo e riveliamo al pubblico un pezzo importante e significativo nella storia e nella cultura della Terra d’Israele – ha sottolineato Hananya Hizmi, capo del personale del dipartimento di archeologia dell’amministrazione civile in Giudea e Samaria -. Già alla fine degli anni Quaranta, siamo venuti a conoscenza dei resti del patrimonio culturale dell’antica popolazione della Terra di Israele con le prime scoperte dei Rotoli del Mar Morto. Oggi, con questa operazione nazionale che continua il lavoro dei progetti precedenti, sono stati scoperti e mostrati nuovi reperti e prove che fanno ancora più luce sui diversi periodi e culture della regione. I reperti attestano uno stile di vita ricco, diversificato e complesso, nonché le dure condizioni climatiche che prevalevano nella regione centinaia e migliaia di anni fa”.

I frammenti dei manoscritti biblici e gli altri reperti ritrovati

“Queste sono le cose che dovete fare: dite la verità l’uno all’altro, rendete giustizia vera e perfetta alle vostre porte. E non inventate il male gli uni contro gli altri e non amate lo spergiuro, perché tutte quelle sono cose che odio, dice il Signore”. Lo si legge in uno dei frammenti ritrovati nella ‘grotta dell’orrore’, parte del Libro di Zaccaria. Il rotolo è scritto in greco, ma il nome di D-o vi compare in ebraico. Contiene brani dei Profeti Minori, fra cui Nahum.

Si pensa che i frammenti di pergamena oggi ritrovati siano stati nascosti nella grotta durante la rivolta di Bar Kokhba, o terza guerra giudaica contro Roma durante il regno dell’imperatore Adriano. La grotta nascondeva molti altri reperti archeologici di elevato valore, tra cui un tesoro di sedici monete risalenti appunto a quegli anni.

Gli studiosi pensano che delle persone si siano rifugiate nell’impervio asilo proprio durante gli anni della rivolta di Bar Kokhba. Negli anni Cinquanta erano stati ritrovati i resti di uomini, donne e bambini nascostisi probabilmente in seguito all’insurrezione contro i Romani. Per questo, l’anfratto roccioso è oggi noto come la grotta dell’orrore.

È stato inoltre rinvenuto dagli archeologi un cesto di 10 mila anni fa, eccezionalmente conservato, che gli esperti ritengono essere il primo oggetto di questo tipo mai ritrovato. Si tratterebbe del più antico canestro al mondo. Studiato da Naama Sukenik e Ianir Milevski dell’Autorità israeliana per le antichità, è stato datato attraverso la procedura del carbonio 14 da Elisabetta Boaretto dell’unità di Archeologia Scientifica del Weizmann Institute of Science.

Un bambino di 6 mila anni fa

Ma non è tutto. Anzi. All’interno della caverna riposava lo scheletro di un bambino di età compresa tra 6 e 12 anni risalente a circa 6 mila anni fa, che è stato ritrovato mummificato e avvolto in un panno. La sua età è stata stimata alla facoltà di medicina dell’Università di Tel Aviv tramite un esame TAC.

“Spostando due pietre piatte, abbiamo scoperto una fossa poco profonda scavata intenzionalmente, che conteneva lo scheletro di un bambino posto in posizione fetale – ha spiegato a proposito Ronit Lupu, dell’Autorità israeliana per le antichità -. Era ovvio che chiunque avesse seppellito il bambino lo aveva avvolto spingendo i bordi della stoffa sotto di lui, proprio come fa un genitore per coprire il suo bambino con una coperta. Un piccolo fagotto di stoffa era stretto nelle mani del piccolo”. Le condizioni situazionali e della grotta avrebbero favorito il processo di mummificazione naturale.