Gábor Szántó al BookPride di Milano presenta ‘1945 e altre storie’. Al Beltrame la proiezione del film tratto dalle sue righe

di Ilaria Ester Ramazzotti
“Sono sempre stato affascinato, interessato da quanto è successo dopo la guerra, dal 1945 in poi”, ha detto lo scrittore ungherese ebreo Gábor Szántó a proposito della sua opera ‘1945 e altre storie, pubblicata in Italia quest’anno da Edizioni Anfora. Un fascino e un interesse rivolti agli aspetti psicologici, sociali e storici che disegnano e caratterizzano il suo libro appena presentato in Italia al BookPride 2022, festival dell’editoria indipendente svolto a Milano dal 4 al 6 marzo scorsi.

Dal primo racconto di questa raccolta è stato tratto il film omonimo ‘1945’, diretto dal regista ungherese Ferenc Török. Premiato dal pubblico alla Berlinale nel 2017, è vincitore di altri numerosi premi internazionali a Miami, Washington, San Francisco, Gerusalemme, Budapest e distribuito in quaranta paesi. È disponibile anche su Netflix e Prime.

La proiezione del film 1945 al cinema Beltrame e l’incontro con Gábor Szántó

In occasione dell’arrivo in Italia di Gábor Szántó, il film tratto dal libro è stato proiettato venerdì 4 marzo al cinema Beltrame di Milano alla presenza dello scrittore e sceneggiatore ungherese. Con lui c’erano anche l’editrice Mónika Szilágyi e lo scrittore e saggista Francesco Cataluccio, che ha animato un dibattito con l’autore.

“L’Europa orientale nel 1945 ha provato ad andare oltre al passato, ma il passato non voleva sparire – ha introdotto Szántó -. Molti provavano a far finta che la vita potesse continuare come prima, ma non era così. Là dove il dibattito su questi temi era stato soppresso, come durante i quarant’anni di dittatura comunista in Ungheria, si è riaperto successivamente”.

Nella storia narrata nel film e nel libro si vedono due uomini, due ebrei ortodossi sopravvissuti alla Shoah, portare una misteriosa cassa in un villaggio ungherese da cui delle famiglie ebraiche erano state deportate durante la guerra. “Tutto questo fa scatenare un senso di colpa collettiva negli abitanti del villaggio – ha evidenziato Francesco Cataluccio –, ma questa colpa riguarda quasi tutto il villaggio, a parte due giovani promessi sposi”. “I giovani non avevano partecipato a certe decisioni – ha proseguito Szántó – e la loro vita era influenzata dall’amore, mentre è la generazione dei loro genitori ad essere toccata da problemi esistenziali”. Nel film, come nelle storie del libro, emerge inoltre più volte il punto di vista dei bambini. “La popolazione di quei villaggi viveva in genere in povertà e lo Stato rendeva queste persone collettivamente colpevoli facendo delle aste per vendere le proprietà di chi era stato deportato – ha spiegato Szántó -. Non tutti volevano la morte degli ebrei ma, dopo la loro deportazione, pochi resistevano alla tentazione di prendere i loro beni a metà o un terzo del loro valore. Era lo Stato a distribuire questi beni e per questo il rimorso, nella narrazione, nasce solo col ritorno dei sopravvissuti: vedendoli, gli abitanti del villaggio si rendono conto di stare abusando di quei beni”. Gli sviluppi, in un susseguirsi di eventi intrecciati nell’arco di una sola e densa giornata, saranno imprevedibili.

Il libro ‘1945 e altre storie’ presentato dall’autore al BookPride

Oltre a ‘1945’, sono otto i racconti che formano il volume di Gábor Szántó. Riflettono tematiche tra le più importanti del nostro tempo e della nostra storia, dal genocidio degli ebrei e le riflessioni ancora poco approfondite sul secondo dopoguerra, all’incapacità di fare i conti con il passato traumatico, alle difficoltà nei legami famigliari, alla disabilità, all’omosessualità. “Sono racconti audaci, profondi e taglienti, ma nello stesso tempo toccanti – ha sottolineato Edizioni Anfora -, grazie allo stile asciutto e senza fronzoli dell’autore, spinto da un elementare senso di giustizia e compassione per le prospettive dei sommersi che vivono con noi (immancabile il riferimento a Primo Levi)”. “Solo alla fine mi sono reso conto che la prospettiva, il punto di vista di una minoranza caratterizza tutto il libro”, ha sottolineato Szántó.

Un libro fatto da “otto racconti che sono come proiettili nelle nostre in-coscienze. Un libro sulla guerra, di ieri e di oggi, sull’emarginazione di razza e di genere quanto mai attuale”, ha rimarcato il giornalista e critico Gian Paolo Serino, che domenica 6 marzo nelle sale del BookPride a Milano ha incontrato l’autore Gábor Szántó e l’editrice Mónika Szilágyi. 240 pagine che si snodano lungo una linea temporale che comprende tanto il Dopoguerra quanto i giorni più recenti, toccando temi che da privati diventano universali, al contempo tipici della società contemporanea e archetipi eterni.

Gábor T. Szántó, nato nel 1966 a Budapest, è solito definirsi l’ultimo scrittore ebreo in Ungheria. ‘1945 e altre storie’ è la sua prima opera pubblicata in Italia. Scrittore, sceneggiatore, poeta, saggista e editore, è direttore del mensile ebraico ungherese Szombat. I suoi racconti sono apparsi in prestigiose riviste americane e i suoi romanzi sono stati pubblicati in Cina, Turchia, Slovacchia e Repubblica Ceca.

 

​Gábor T. Szántó, 1945 e altre storie, trad. di Richárd Janczer e Mónika Szilágyi, pp. 240, 18,50 euro