Dieci anni fa moriva Amy Winehouse. In un documentario la sua vera personalità

di Roberto Zadik

Simbolo di talento, fragilità ed eccesso, la cantante inglese  Amy Winehouse si è spenta dieci anni fa, il 23 luglio 2011 a soli 27 anni, dopo aver segnato profondamente la scena musicale dei primi anni duemila con la sua voce avvolgente e il sound in stile anni ’60.

Nel ricordarla sul sito inews.co.uk, la giornalista Jaymi McCann ha segnalato il documentario Reclaiming Amy che verrà trasmesso sabato 23 luglio sulla rete BBC2 e svelerà dettagli inediti sulla star, interprete di successi malinconici e raffinati come Back to Black e Rehab.

Nota alle cronache internazionali, oltre che per il suo carisma magnetico e le spiccate doti canore, anche per la sua turbolenta personalità, vittima di anoressia, alcolismo e dipendenza dalle droghe, Amy Winehouse nella vita privata aveva un animo generoso, sensibile e altruista. A rivelarlo nel filmato una serie di parenti, amici e collaboratori, a cominciare dalla madre Janis Winehouse Collins che, come rivela l’articolo, colpita da sclerosi multipla, nel timore di perdere la memoria ha voluto ricordare la figlia in questo filmato. “Non penso che il mondo conoscesse la vera Amy, quella dolce e talentuosa ragazza con cui abbiamo vissuto – ha detto la donna evidenziando che – anche quando tornava a casa con la sua folta chioma e gli occhi luccicanti era sempre la nostra Amy e lo sarà sempre”.

Il video, della durata di un’ora, contiene anche una testimonianza assai commovente di suo padre Mitch. Sul sito della testata Independent egli ha dichiarato “vorrei che mia figlia non fosse ricordata solo per i suoi eccessi e darei qualsiasi somma per riaverla indietro”. Morta sola, nella sua casa del quartiere di Camden, per intossicazione da alcol, la cantante nascondeva una profonda umanità. Sul famoso tabloid The Sun, il padre ha infatti sottolineato “la sua generosità e l’enorme affetto che ci ha dimostrato” ricordando di aver costituito, dopo la sua morte, la Fondazione Amy Winehouse in sua memoria.

L’obiettivo principale dell’ente, come ha raccontato alla stampa, è di educare i bambini e i giovani alla fiducia in loro stessi e alla resilienza così che possano avere successo. Decisamente intensa anche la dichiarazione della cantante Dionne Broomfield uscita il 19 luglio sul sito di The Guardian in un articolo di Kate Solomon. Ricordando lo shock quando dieci anni fa apprese la tragica notizia della scomparsa dell’amica Amy, la vocalist, che all’epoca aveva solo 15 anni, ha ricordato quella giornata, quando aspettava di andare in scena per cantare assieme al gruppo adolescenziale dei The Wanted nel loro concerto in Galles. “C’era una strana calma quel giorno e nessuno voleva guardarmi in faccia, capì che c’era qualcosa che non andava”. Le due donne si erano conosciute diventando amiche nonostante la differenza d’età. “Amy era stata la mia madrina, amica e mentore” ha ricordato la giovane cantante “mi aveva incoraggiato nello sviluppo delle mie doti vocali spingendomi ad affrontare il competitivo ambiente dello spettacolo”. Sconvolta dalla sua morte, ha rivelato di non essere riuscita per anni a ascoltare la sua musica e a parlare di lei. Dopo dieci anni di silenzio, però la Broomfield ha deciso di ricordare l’amica in un suo video Amy Winehouse and Me che, come ha evidenziato il sito, sarà il secondo documentario a lei dedicato in questo fine luglio.

La cantante ha rievocato commossa il suo ultimo colloquio con Amy in cui, tre giorni prima della sua morte, la ringraziò per tutto quello che aveva fatto per lei. Ma come si erano conosciute? Nel suo filmato la Broomfield racconta che aveva sei anni quando si incontrarono con sua madre Julie Din alla comunità ebraica a nord di Londra. “Amy adorava mia madre e la sua forza e si circondava di donne forti come lei e da quel momento si legò molto anche a me. Le piaceva la mia infantile spontaneità, che mi rendeva così diversa dai collaboratori remissivi con cui lavorava. In quegli anni – ha proseguito –  ho conosciuto la vera Amy e ricordo le nostre passeggiate, il suo istinto materno, quando cucinavamo assieme e quanto le piacesse cucinare; era davvero brava”. All’inizio del documentario Dionne Broomfield ha esternato il suo smarrimento per la morte di Amy, ricordando poi i tanti bei momenti passati assieme.

In omaggio alla cantante scomparsa, qui il podcast  con tante curiosità sul suo percorso artistico, la sua personalità e il suo lato ebraico nascosto.