L'attore Claude Rains nei panni di Haym Salomon nel film della Warner Bros.

Storia di Haym Salomon, eroe dell’Indipendenza americana (e di un film degli anni ’40 della Warner Bros.)

di Sofia Tranchina
«Persecuzione e intolleranza hanno spinto la mia famiglia in esilio: dalla Spagna al Portogallo, dal Portogallo alla Germania, e da lì in Polonia, dove sono nato. Sono venuto in America alla ricerca di libertà; qui l’ho trovata. Ora che quella libertà è minacciata, voglio unirmi a coloro che combattono per garantirla». È quello che declama solennemente l’eroe ebreo dell’indipendenza americana Haym Salomon, in Sons of Liberty, cortometraggio a lui dedicato dalla Warner Bros.

All’alba della Seconda Guerra Mondiale, maggio 1939, agli USA (schierati contro la Germania nazista di Hitler) era già evidente che per vincere la guerra fosse necessario anche compattare l’opinione pubblica, come sempre quando si chiede alle famiglie di mandare i propri figli al fronte; parte della campagna anti-nazista consisteva infatti nel ricordare agli americani il meglio della propria Storia nazionale, intento che venne perpetuato anche attraverso il cinema.

I 4 fratelli della Warner Bros., figli di ebrei polacchi, decisero quindi di impiegare le risorse dell’azienda di famiglia al servizio della lotta contro il nazismo e l’antisemitismo. Ce lo racconta il professore di studi americani Thomas Doherty in un articolo del Forward.

A tal fine, i fratelli Warner lanciarono una serie di cortometraggi patriottici, Americanism: brevi lezioni di storia per rappresentare i principi fondamentali di libertà, tolleranza e uguaglianza, e celebrare grandi leader americani: La Dichiarazione di Indipendenza, Lincoln alla Casa Bianca, La Carta dei diritti

Nell’aprile del 1939 produssero audacemente il primo film di Hollywood esplicitamente antinazista: Confessions of a Nazi Spy.

Dopodiché, realizzarono il corto più provocatorio della serie Americanism: la biografia di un ebreo che aveva giocato un ruolo fondamentale nell’indipendenza americana, Chayim Salomon.

 

Ma chi era il padre fondatore Haym Salomon?

Proveniente da una famiglia di ebrei sefarditi cacciati da Spagna e Portogallo per effetto del Decreto dell’Alhambra, Haym nacque in Polonia nel 1740. Cacciato dal lì per aver sposato la causa rivoluzionaria dell’indipendenza polacca, scappò in Inghilterra e, nel 1772, emigrò a New York, dove visse un prototipo del ‘sogno americano’.

Finalmente in pace e libertà, nel 1776, quando si ritrovò nel mezzo della rivoluzione d’indipendenza americana, Haym non si tirò indietro davanti all’opportunità di tornare a lottare per quella stessa libertà che aveva tanto cercato, e iniziò a servire l’ideale rivoluzionario come spia di Washington e come finanziatore delle forze coloniali. Arrestato, condannato e scappato diverse volte, morì poi nel 1785 nella miseria e nell’anonimato, conquistandosi appieno il titolo di “patriota dimenticato della guerra rivoluzionaria”.

Haym Salomon, a cui è dedicato il film 'Sons of Liberty' della Warner Bros.
L’eroe rivoluzionario Haym Salomon

Il film ‘Sons of Liberty’

Dimenticato, sì, almeno fino alla produzione del corto Sons of Liberty. 20 minuti girati nel nuovo formato Technicolor, un budget di 230mila dollari, set elaborati, costumi d’epoca, la star Claude Rains (che farà poi Casablanca) nei panni del protagonista, e l’attrice oscar Gale Sondergaard nel ruolo della moglie Rachele: un tributo costoso degno del personaggio, con il quale i fratelli Warner vollero assicurarsi che attecchisse la memoria dell’eroe ebreo.

Un film tanto storico quanto allegorico: le prime immagini inquadrano una nave carica di profughi, che cercano di entrare nel Nuovo Mondo, echeggiando le immagini – ben note e attuali per gli spettatori del 1939 – dei rifugiati della Germania di Hitler.

Arrestato da uomini in giacche rosse (suona qualche campanella?) e trascinato nella prigione di Sugar House, Salomon incontra un compagno rivoluzionario, Nathan Hale, dipinto come un fervente cristiano dimentico di alcune parole del Salmo 23.

Salomon, che conosce il salmo, lo aiuta a recitarlo, in un passaggio che si presta bene alla promozione del dialogo inter-religioso; ragion per cui furono organizzate proiezioni speciali del corto per la Conferenza Nazionale dei Cristiani ed Ebrei (National Conference of Christians and Jews).

Più avanti, Salomon, sfuggito dalla prigione, si reca in una sinagoga (rappresentata nel dettaglio, con tanto di Sefer Torah e uomini con i talleitot) a chiedere fondi per la causa rivoluzionaria: «secoli di aspre persecuzioni ci hanno insegnato il valore della libertà», ricorda alla congregazione di ebrei. 

Il dialogo che segue ha lo scopo di ricordare al pubblico che il contributo ebraico non fu solo in denaro, classico stereotipo ebraico, ma anche e sopratutto in sangue: un congregato ha dato due figli alla causa, mentre un altro ci ha rimesso un braccio.

I critici accolsero con entusiasmo questa produzione provocatoria e patriottica, e furono concordi nel riconoscere l’urgenza del messaggio del film. L’American Tolerance Society scrive: «in un’epoca di fanatismo, un periodo di amari e ingiustificati pregiudizi razziali, è bene raccontare il servizio di Haym Salomon, che amò l’America così appassionatamente da sacrificare la propria fortuna e la vita stessa affinché la libertà per l’umanità fosse stabilita per sempre».