“Adolph Hitler, il mio vicino di casa”

Alla vigilia del “Giorno della Memoria”, sugli scaffali delle librerie francesi campeggia insieme agli altri, un libro di memorie con un titolo che certo incuriosisce “Hitler mon voisin. Souvenir d’enfant juif”. L’autore è Edgar Feuchtwanger, professore emerito di storia dell’Università di Southampton, noto soprattutto per i suoi studi sulla Germania del secondo Impero e per una biografia sul cancelliere Otto von Bismarck. Nipote di Lion Feuchtwanger, scrittore e drammaturgo ebreo tedesco, molto noto nella Germania di Weimar, Edgar Feuchtwanger all’età di 88 anni ha deciso di ripercorrere con gli occhi di quand’era un ragazzino la Monaco nazista, quella in cui visse fino al 1939, quando fuggì in Inghilterra.

Edgar Feuchtwanger e la sua  famiglia vissero fino a poco prima dello scoppio della guerra, in un appartamento al secondo piano del n. 16 di Prinzregentenplatz, a Monaco, di fronte alla residenza di Adolph Hitler. Ed è proprio su questa vicinanza “fisica” al Fuhrer che il libro – scritto a quattro mani con il giornalista francese Bertil Scali – si concentra.

“Mi fermo sempre di fronte a questa casa e la osservo attentamente” si legge; “Immagino come debba essere la vita di Hitler. Mi chiedo cosa mangi la mattina per colazione. Vedo la sua ombra alla finestra. Egli ci odia. Mi odia, senza sapere nemmeno che esisto”.

“Ripercorrere quegli anni con la memoria è stato difficile”, ammette oggi Feuchtwanger, “non solo perché si tratta di ricordi dolorosi, ma anche perché io sono uno storico”. “Ho dovuto tenere separato quello che so come storico da quello che invece ho provato e vissuto quando ero un ragazzino”.

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Feuchtwanger ha esitato a lungo prima di scrivere questo libro. “La gente conosce questa storia; ci sono intere biblioteche dedicate a questo argomento. Cos’altro potrei dire io ancora?” si chiedeva. Alla fine ha accettato, per l’insistenza del del suo agente letterario, ma anche perché i suoi famigliari, figli e nipoti, glielo chiedevano.

L’incontro con Bertil Scali risale al 1995. All’epoca Scali aveva 25 anni e lavorava come giornalista per il magazine francese VSD; decise di dedicarsi alla storia di Edgar Feuchtwanger dopo aver letto un articolo sull’Indipendent. “Dopo quell’articolo ero convinto che Edgar sarebbe finito sulla CNN il giorno dopo. Ho pensato che i media non avrebbero potuto ignorare una storia del genere. Ma stranamente lo hanno fatto. Fino ad ora”.

Dal 1995 Feuchtwanger e Scali sono rimasti sempre in contatto. Così, presa la decisione di scrivere un libro sui suoi ricordi di infanzia, Feuchtwanger non ha esitato a chiamare Scali come co-autore.

“Abbiamo deciso di scrivere quei ricordi sotto forma di romanzo, usando di proposito il tempo presente, in modo che fossero letti come un diario d’infanzia” spiega Scali. “In questo modo la storia assume più colore, più umanità”. “L’elemento forte del libro, osserva ancora Scali,  sta nella contraddizione intrinseca fra l’infanzia felice che Edgar viveva e la sensazione di minaccia che l’ascesa di Hitler portava con sé”.

“Alcuni spesso mi chiedono se i ricordi di Edgar non siano stati influenzati da quello che i genitori dicevano di Hitler, o dal suo lavoro di storico. Sicuramente lo sono stati – afferma Scali – ma che importa? Il nostro obiettivo non era scrivere un libro di storia… E dunque: cosa c’è di più potente di una storia raccontata attraverso gli occhi di un ragazzino?”

Scali, oltre ad aver collaborato alla stesura delle memorie di Feuchtwanger ha realizzato anche un documentario, tratto dal libro, che andrà in onda il prossimo 24 gennaio sul canale francese Planete+.

“Hitler non voisin” sarà presto tradotto in Italia, Germania e Olanda.