Un’opinione sul progetto di “Giornale nazionale Ucei”

Opinioni

Per chi ama il pensiero, la parola, il dibattito, la nascita di un nuovo mezzo di informazione, che sia a stampa o sul web, è sempre un’occasione piacevole, uno stimolo al confronto, un pungolo alla curiosità. La morte di un giornale, invece, è un evento che ci fa sentire un po’ meno liberi, un po’ meno coinvolti nello scambio delle idee, un po’ più poveri.

Che cosa dobbiamo aspettarci dall’iniziativa dell’Unione delle Comunità di lavorare al progetto di un giornale nazionale dell’ebraismo italiano? Un “più”, o molti “meno”? Un nuovo mezzo di informazione che con autorevolezza proponga anche al pubblico non ebraico contenuti della nostra cultura e tradizione? Ben venga! O un giornale “unico” che abbia come obiettivo centralizzare a Roma l’informazione ebraica da vendere alle altre comunità e che abbia come conseguenza (o scopo ultimo) quello di uccidere la stampa locale (Bollettino, Shalom, Ha Keillah, Firenze ebraica…)? Sarebbe molto triste se fosse questa la mission che l’Unione si è data.

Sarebbe, credo, materia di confronto acceso nelle comunità e tra Comunità e Unione. Non una decisione da prendere a tavolino, tra presidenti e assessori. Sarebbe materia da referendum tra tutti gli iscritti.

Nella sua relazione all’assemblea dei delegati del Congesso Ucei, che si è tenuta a Firenze il 9 marzo, il presidente Gattegna scrive: “Ancora oggi, nonostante i numeri esigui e i mezzi limitati, in molte Comunità si producono mezzi di informazione vivaci e impegnati.
Sono convinto che questo lavoro debba essere valorizzato, ma nel contempo anche che i
tempi siano maturi per tentare di creare mezzi d’informazione di rilievo e di diffusione
nazionale. E non mi riferisco solo alla carta stampata, che naturalmente continua a svolgere un ruolo insostituibile. Ma anche alla necessità di costruire un portale Internet dell’ebraismo italiano, di stimolare la comunicazione interna, di far circolare le informazioni che sono oggi necessarie per poter valutare e reagire proporzionatamente e prontamente quando è necessario.
Ogni nuova iniziativa in questo campo dovrà rispettare scrupolosamente le autonomie e le
identità che gli ebrei italiani e le loro Comunità esprimono.
Molti ideali ci uniscono, ma restiamo un mondo composto di persone diverse e di
sensibilità diverse, che devono essere tutte rispettate e tutte valorizzate.
D’altro canto, se i particolarismi e i campanilismi rendessero vano ogni sforzo di costruire
un sistema di informazione efficace e autorevole, la minoranza ebraica italiana sarebbe
condannata a una sempre maggiore marginalità”.

Che cosa significa questo discorso? Non lo trovo sufficientemente chiaro, mentre mi sembra vagamente minaccioso. Come saranno rispettate le autonomie? Significa che ogni Comunità avrà a disposizione alcune pagine nel “Giornale Unico”? “Particolarismi e campanilismi”: si riferisce al desiderio di ogni Comunità di dotarsi o mantenere i propri organi di informazione? Questo è un desiderio considerato illegittimo dal presidente Gattegna? Un desiderio che “condannerebbe” l’ebraismo italiano? Parlare di MinCulPop è certo esagerato, ma le parole “giornale unico”, come “pensiero unico” mi danno l’orticaria.

Credo che sia necessario un chiarimento su questi punti.

E’ certamente vero che è importante parlare di “contenuti” e non solo di “mezzi”, come ha scritto David Piazza qualche settimana fa su questo tema.
Ma è anche vero che se non ci sono più i “mezzi”, i “contenuti” restano appannaggio di pochi, esclusi da una dialettica ampia, accentrati da una istituzione come l’Ucei che è fatta di uomini e che negli anni ha conosciuto, com’è normale che sia, fasi diverse, anche sul piano dell’autorevolezza.

Fasi diverse che si alternano anche nella conduzione dei media locali.

Per scendere nel concreto, il Bollettino della Comunità di Milano, nato come foglio ciclostilato nel 1945, ha avuto un’evoluzione costante nel tempo e potendo oggi disporre di mezzi economici non certo esorbitanti, notevolmente inferiori per esempio al mensile della Comunità di Roma Shalom, si è messo in gioco cercando di venire incontro alle esigenze dei propri lettori. Quando il taglio di budget ha imposto la spedizione con le poste italiane anziché tramite corriere, la maggiore lunghezza dei tempi di distribuzione del mensile ha reso necessario creare uno strumento rapido per l’informazione sugli eventi comunitari: è nata così la Newsletter che puntualmente ogni lunedì informa gli iscritti sugli appuntamenti delle due settimane successive, a Milano e nelle maggiori Comunità per gli eventi di particolare rilievo.

L’esigenza di essere su Internet per garantire un’informazione tempestiva sull’attualità e per allargare il pubblico di lettori anche al di fuori delle comunità, portando il contributo di idee e valori che l’ebraismo può dare, ha fatto nascere il sito Mosaico (www.mosaico-cem.it) dove, oltre a articoli originali e aggiornati settimanalmente, si può leggere il Bollettino anche in versione pdf.
Il numero di contatti diversi, più di 9.400 a febbraio, il numero di accessi, più di 500.000 al mese, dicono che il sito è “clickato e navigato”.

I media della Comunità di Milano piacciono? Alcuni li vorrebbero diversi? I contenuti devono aggiornarsi o cambiare? Di tutto si può discutere. L’importante è che continuino ad esistere. Perché non vedo alcuna ragione per obbligare gli ebrei milanesi a lasciare a Roma la “testa” dell’informazione comunitaria, una “testa” unica che come ben sappiamo non basta neppure per un solo ebreo.