Un intervento di Rav Giuseppe Laras

Opinioni

 

e una dichiarazione della Comunità di Ancona.

Pubblichiamo un intervento di Rav Giuseppe Laras, uno di Vittorio Robiati Bendaud una dichiarazione della Comunità di Ancona in risposta a un commento di David Piazza diffuso tramite la Newletter Kolot.it
Il telerabbino

B”H
Con la newsletter “Kolot” dello scorso 5 dicembre, David Piazza continua a fare opera di disinformazione, irrisione e, da ultimo, “lashòn ha-ra’” (“in sordina e alla vigilia di un importante Congresso UCEI… il Rabbinato sorprende tutti e propone una nuova figuara, il rabbino a distanza, ossia il telerabbino”), nei confronti di Rabbanim e Comunità.
Tra l’altro, sulla base della mia esperienza personale, David Piazza evita accuratamente di pubblicare tempestivamente le risposte e le contro-deduzioni di chi non è d’accordo con le sue affermazioni.
Mi chiedo quale credibilità e affidabilità possa dunque avere tale pubblicazione.
Quanto al contenuto, mi limito a constatare che il Sig. Piazza appare piuttosto disinformato sulla situazione attuale delle piccole Comunità italiane nonchè, in particolare, sull’enorme difficoltà a reperire e a formare, specie da parte del Collegio Rabbinico Italiano, giovani aspiranti al Rabbinato, disponibili a recarsi come rabbini residenti nelle varie medie e piccole Comunità. A quest’ultimo proposito è sufficiente pensare al dibattito attualmente in corso in Italia, a più livelli, impostosi anche in questi giorni al Congresso UCEI a Roma.

Rav Prof. Giuseppe LARAS

 

B”H

TeleRabbini e Collegi Rabbinici Virtuali.

Sento il dovere morale, da persona abbastanza informata dei fatti, di replicare tempestivamente e con forza all’articolo “Telerabbini” oggi apparso su Kolot.
Anzitutto, che piaccia o che dispiaccia all’autore dell’articolo, questi rabbini sono stati voluti e approvati dai Consigli delle Comunità di Napoli e di Ancona, che si presume sappiano probabilmente meglio del suddetto articolista quale sia il bene oggi per le loro Comunità, in relatizione alla vita ebraica nelle loro città.
Quanto all’impegno che questi illustri Rabbini dedicheranno alle loro Kehillot, credo che nessuno possa, nemmeno in via ipotetica, permettersi di mettere in discussione l’operato di una persona prima che questa, de facto, operi. Non di meno trovo assurdo, a maggior ragione, che si avanzino dubbi su due personalità importanti e note dell’ebraismo italiano e sulla loro serietà.
Il nostro articolista forse ignora che, ad esempio, per quanto riguarda la Comunità di Ancona, da anni Rav Laras si interessa (essendone già stato il Rabbino Capo in gioventù!) della vita comunitaria, seguendola con attenzione e vicinanza; e, forse, si ignora altresì che Rav Laras ha svolto e svolge queste funzioni a titolo pienamente gratuito…
Ognuno tragga le sue conclusioni.
Infine, per quello che riguarda i giovani rabbini “disoccupati” a cui si toglierebbe il posto, se effettivamente esistessero (e magari!) non si sarebbe mai posto il problema!
Dove sono allora, mi domando, i giovani rabbini che dovrebbe formare il Collegio Rabbinico Italiano, a fronte di molte svariate decine di migliaia di euro annui che l’Unione investe in tal senso? E, se ci sono, perchè non vanno oltre i confini dell’Urbe per adoperarsi a seguire, con afflato, appassionata dedizione e competenza le varie Kehilloth italiane, in maniera continuativa (faccio notare, per inciso, che spesso manca anche la sola “modalità sporadica” dei servizi di Hazzanut per i vari Mo’adim!)?

Allora ciò che è drammaticamente davvero virtuale non sono i Rabbini anziani, peraltro universalmente noti come eminenti e di grande competenza, elasticità mentale e doti umane, ma il Collegio Rabbinico.
E non mi si venga a dire che sono solo i candidati a mancare, dato che nessun giovane di nessuna Comunità del Centro-Nord, specie se -come si spererebbe!- studente universitario, fidanzato e normalmente integrato nella vita sociale contemporanea, pensa di spostarsi per andare a Roma per 700 euro all’incirca mensili di borsa di studio per studiare al nostro Collegio Rabbinico… spostamento per spostamento, un potenziale candidato piuttosto cerca una città con ben altra vita e dinamicità sociale e culturale e ben più strutturate e eminenti accademie rabbiniche, dall’Y.U al Séminaire Rabbinique negli USA o in Francia, dal Machon Hartmann alla Yeshiva di Rav N. Cardozo in Israele.

Non credo ci sia molto altro da aggiungere!

Hag Urim Sameach e un cordiale Shalom,

Vittorio Robiati Bendaud

Ancona, 10 Dicembre 2010

Dispiace molto che nell’articolo trasmesso il 6 dicembre scorso con la newsletter ‘Kolòt’ sia scritto “In sordina (…) il Rabbinato sorprende tutti e propone una nuova figura poco conosciuta, il rabbino a distanza, ossia il tele-rabbino” che David Piazza individuerebbe in Rav Giuseppe Laras, recentemente nominato Rabbino Capo della Comunità di Ancona.

Piazza immagina e suggerisce che la Comunità di Ancona fosse alla ricerca di un rabbino a distanza (nell’articolo fa riferimento alla telematica) e questo sia Rav Laras.

Due cose entrambe non vere.

Forse Piazza non sa che da molti anni Rav Giuseppe Laras è nostro rabbino di riferimento per tutte le questioni che gli competono secondo la legge e la tradizione ebraica. Ci conosce bene e a lui ci siamo rivolti quale Maestro per la nostra Comunità, perché ci aiutasse nelle nostre ricorrenze, in occasioni ufficiali o per consigli personali. E’ sempre stato pienamente disponibile con umanità e saggezza. Tutt’altro che un rabbino distante.

Sono veri e seri invece i problemi delle piccole Comunità che Claudio Calderoni, presidente che mi ha preceduto, sollevò già 20 anni fa. Allora domandò all’Unione che fosse attivato un meccanismo premiale, anche aiutando le piccole Comunità, affinchè i giovani rabbini neolaureati fossero concretamente motivati a svolgere per un congruo periodo di tempo attività di insegnamento , di culto e progetti culturali nelle piccole Comunità.

Purtroppo la cosa non ha avuto seguito.

Bruno Coen

Presidente della Comunità ebraica di Ancona