Stefania Giannini con Shimon Peres in Israele

Matteo Renzi, Stefania Giannini e gli accademici italiani in Israele: ma perché nessun TG o giornale ne parla?

Opinioni

di Angelo Pezzana

Stefania Giannini con Shimon Peres in Israele
Stefania Giannini con Shimon Peres in Israele

C’è un movimento internazionale, il BDS -boicotta, disinvesti, sanziona- che delegittima Israele cercando di danneggiarne la società e colpendone gli aspetti che più ne garantiscono rispetto e successo in tutto il mondo (progresso, ricerca scientifica, economia, cultura, diritti civili, democrazia, tutti ambiti all’avanguardia rispetto a tante nazioni occidentali).

Ma allora perché quasi nessun media, giornali/radio/tv, ha mai raccontato come il BDS, in Italia, sia stato un clamoroso fallimento? Avrebbe dato forza a chi racconta Israele per quello che è, non per ciò che vogliono farci credere che sia, mentre alcuni intellettuali che hanno cercato, invano, di mobilitare le università italiane con una intensa propaganda hanno sortito il risultato opposto. Ha aderito al BDS soltanto lo zero virgola qualcosa del mondo accademico, una notizia che, se opportunamente divulgata, avrebbe ristabilito la verità su una millantata “adesione massiccia” che in realtà non è mai esistita. Queste omissioni valgono anche per il nostro governo.

Ai primi di giugno, il ministro Stefania Giannini ha guidato una delegazione di accademici italiani che da 15 anni intrattiene una collaborazione inter-governativa sul piano tecnico, scientifico e industriale con Israele, ma la notizia è sfuggita ai nostri media, così come uno spazio più che ridotto, spesso il Nulla, viene dato agli accordi di cooperazione fra università italiane e israeliane. Lo stesso avviene tra regioni e comuni italiani e i corrispettivi israeliani, quando nascono rapporti bilaterali sempre più diffusi. Ebbene, se è questa l’Israele da far conoscere, che notizie come questa appaiano per cortesia sui nostri media. E invece no. Non accade.

Compare sempre un ma, quel pregiudizio che intorbida l’immagine d’Israele in Italia, e che blocca sul nascere una vera contro-informazione, a favore di un’immagine stereotipata per la quale Israele deve continuare a essere il Paese dove comandano i falchi, si opprimono i palestinesi, c’è l’apartheid, insomma un Paese da diffamare e basta.

Vediamo che cosa ci diranno i nostri disinformatori abituali quando il prossimo inverno Matteo Renzi guiderà una nutrita delegazione di accademici nostrani in Israele dopo l’invito ricevuto da Bibi Netanyahu (è accaduto quando si sono incontrati a fine giugno), nel giorno in cui il ‘falco’ Netanyahu ha firmato un accordo di collaborazione – tra gli altri con la Turchia-, ai fini di mettere a punto strategie e tecniche comuni per contribuire a combattere il terrorismo. Una delegazione che avrà come scopo anche quello di dire no al BDS. È troppo chiedere di essere correttamente informati? C’è un modo, per fare informazione su Israele che non sia pregiudiziale? “Mi sono stufato di scrivere ai giornali, tanto non pubblicano”, è il leit motiv di tanti, che hanno smesso di protestare. Fra questi ultimi è subentrata la convinzione che si debba cambiare tattica, e finirla con gli argomenti divisivi, basta col racconto di guerre, Tzahal, terrorismo, sicurezza, temi che non stimolano l’empatia di chi ragiona già in base a pregiudizi. Giusto, un’ottima idea. Basterà? Chissà. Però si potrebbe provare a cominciare.