Idee a confronto

Opinioni

Gli ebrei italiani, e in particolare gli ebrei milanesi (deci- deranno nella stessa giornata chi governerà la loro comunità, chi parteciperà come delegato al Congresso dell’Unione delle comunità italiane, chi governerà la loro città e altre importanti amministrazioni locali), vanno al voto per compiere scelte importanti in campo comunitario, in campo ebraico nazionale e in campo politico. Sia nell’ambito degli ambienti comunitari che in quelli politici le opinioni si confrontano dimostrando una nuova volta che molti fattori ci diversificano, ma i valori del pluralismo, della tutela delle ragioni di Israele, della tolleranza, dell’antirazzismo, dell’accettazione e dell’intelligenza continuano a tenerci saldamente uniti.
Mosaico rende conto in queste pagine con ogni dettaglio di liste, programmi e nomi dei candidati in gara.

In queste interviste ai leader delle tre liste che si confrontano nelle votazioni per il rinnovo del Consiglio della Comunità di Milano il lettore troverà molti di questi elementi e anche qualcosa di più.
Un patrimonio straordinario di idee, di capacità e di speranze che continua a renderci un elemento importante della società italiana, il sigillo di garanzia e la cartina di tornasole di una democrazia avanzata che vuole continuare a progredire con creatività e con coraggio.
Fare il giornalista non è sempre e immancabilmente un lavoro affascinante, come molti giovani che vorrebbero cominciare questa professione ingenuamente immaginano. Talvolta si rivela un’attività scomoda, noiosa e anche deludente. Ma in alcuni casi è appassionante ed anche esaltante. Perché regala il privilegio di assistere in prima persona ad alcuni fatti davvero significativi.
Come in questo caso, quando dal dialogo emerge quanto inestimabile valore rappresenti il patrimonio a nostra disposizione.
Parlare con la gente, ascoltare il dibattito che cresce, lascia comprendere che – fatto salvo il massimo rispetto per gli orientamenti di ciascuno – la prima grande vittoria, una vittoria di tutti gli elementi che vivono la comunità, nessuno escluso, l’abbiamo già portata a casa. Si tratta dello slancio sincero che ancora vogliamo infondere ai nostri progetti, della determinazione che sappiamo opporre a tutti coloro che vorrebbero cancellare la nostra identità e delle nuove ali che siamo capaci di donare ai nostri sogni.

Guido Vitale – (direttore-mosaico@cem.it)

1. Perché questa lista?

Chai – Gionata Tedeschi – La nostra lista include persone diverse, laiche e tradizionaliste, proprio perché crediamo che nell’ambito dell’area di riferimento dell’ebraismo italiano, che è quella dell’ebraismo ortodosso, debba essere sviluppata una politica del pluralismo delle identità e dei diversi modi di vivere la propria identità. Crediamo in una realtà che richiami le persone lontane ed isolate, non in una comunità che tenda ad escludere sulla base di affermazioni ideologiche chiuse. Questi sono i valori che dobbiamo difendere se vogliamo garantirci unità e continuità anche in futuro. Altri valori che vorrei citare sono il sostegno allo Stato di Israele, la solidarietà sociale e la valorizzazione di un’integrazione positiva nella società civile che vive attorno a noi.

Kadima – Roberto Jarach – Molti di noi hanno una solida esperienza come amministratori comunitari alle spalle. Crediamo di poter dare un contributo significativo con un gruppo che ci sembra rappresentativo di tutte le identità che vivono la comunità. Si tratta di una compagine rappresentativa e variegata, che è fatta di esperienze professionali, età e orientamenti diversi. Si tratta di un patrimonio che va al di là degli schieramenti e di un gruppo capace di dare risposte concrete su obbiettivi condivisi.

Per Israele – Michele Boccia – Perché vogliamo avere il coraggio di investire nella comunità e questo impegno costituisce la migliore garanzia per la nostra sopravvivenza. Non si tratta di gestire le comunità come delle aziende, ma di migliorare le possibilità di vita ebraica. Il progetto Kesher che abbiamo fortemente voluto, per esempio, ci ha consentito di avvicinare la gente mettendo da parte i paternalismi. Non tutti nella nostra lista sono osservanti, ma tutti viviamo e crediamo molto nella comunità, vogliamo vederla crescere.

2. Che cosa ha insegnato l’esperienza di questi ultimi anni?

Kadima – Roberto Jarach – L’esperienza ci ha ispirato progetti che potrebbero rendere autonomia gestionale e finanziaria ad alcune istituzioni fondamentali come la scuola e la casa di riposo. Comitati di gestione specifici potrebbero occuparsi in maniera autonoma di queste istituzioni affidandosi alle competenze di professionisti di primo piano. Penso in particolare al modello di organizzazione comunitaria di Roger Abravanel (dirigente McKinsey) e alla tesi di laurea di mio figlio Guido, che analizza un “Nuovo modello gestionale per la Comunità di Milano”. Con questi contributi potremmo prefigurare una mutazione anche giuridica della identità comunitaria ed ottenere migliore efficienza.

Per Israele – Michele Boccia – Governare una comunità è un’esperienza molto impegnativa, ma piena di soddisfazioni. Da un lato vogliamo dare slancio a istituzioni fondamentali come la scuola, di cui vorremmo ampliare l’offerta e la qualità. Siamo molto preoccupati dei progetti di decentramento economico di alcune istituzioni: per noi l’istruzione resta una priorità, non un costo finanziario da ridurre. Un altro passaggio fondamentale è stata l’elezione del nuovo rabbino capo, una personalità umana, autorevole e attenta cui siamo arrivati attraverso un percorso sofferto.

Chai – Gionata Tedeschi – Vorrei ricordare il grande cambiamento ai vertici della comunità milanese con l’elezione del nuovo rabbino capo. Si è trattato di una scelta di grandissimo equilibrio e oggi possiamo vantare di avere una personalità capace di raccogliere le sfide che ci attendono: rivolgersi a chi si è allontanato, parlare ai giovani, vivere appieno e risvegliare il senso di partecipazione. I momenti di tensione che hanno accompagnato alcuni momenti della gestione che si conclude hanno rappresentato un passaggio necessario della nostra volontà di compiere scelte significative e di non limitarci all’ordinaria amministrazione. Non possiamo infatti ridurci al ruolo di amministratori di servizi, ma dobbiamo farci promotori di progetti per tutelare il futuro ebraico.

3. Come affrontare l’emergenza economica?

Per Israele – Michele Boccia – Il deficit gestionale non rappresenta una novità. Ma anche se la situazione deve essere tenuta sotto controllo non pensiamo sia il caso di farsi prendere dal panico. Mi sembra normale che il bilancio di un’istituzione come la scuola sia pesantemente negativo. E siamo molto preoccupati dei progetti di cui abbiamo sentito parlare secondo cui istituzioni come la scuola dovrebbero essere scorporate dalla gestione economica generale. Il problema non è quello di tagliare i costi sempre e dappertutto, ma di sostenere istituzioni indispensabili e di sviluppare servizi sociali effettivamente utili. Per progetti di sostegno alle famiglie possiamo utilizzare fondi pubblici mai utilizzati in passato, per esempio. C’è uno spazio per l’ottimismo. Il 2004 e il 2005 hanno chiuso con attivi significativi grazie anche ad alcune entrate straordinarie.
Abbiamo contemporaneamente saputo attivare anche altri strumenti, come un nuovo mutuo da 8 milioni di euro utile a ristrutturare e gestire meglio il debito attuale.

Kadima – Roberto Jarach – Il deficit di bilancio appare come un fenomeno incomprimibile, a meno che non si voglia affrontare il taglio di molti servizi attualmente erogati. Dobbiamo trovare il modo di non dilatare la spesa per i servizi, ma contemporaneamente di ottimizzarne la qualità. Non dobbiamo tuttavia nemmeno trascurare l’utilità che i lasciti possono rappresentare per ottenere una gestione economica più equilibrata delle risorse. Mischiare concetti gestionali e patrimoniali potrebbe sembrare molto discutibile, ma credo che solo una alchimia fra tutti questi fattori possa garantirci la possibilità di procedere con i conti in ordine. Far gestire separatamente alcune istituzioni chiave da apposite fondazioni dovrebbe contemporaneamente garantire politiche della spesa più responsabili per garantire che ogni singola realtà trovi al proprio interno il migliore equilibrio possibile.

Chai – Gionata Tedeschi – Stiamo affrontando una emergenza strutturale che potrà essere superata solo affiancando alla gestione ordinaria un lavoro intenso per gestire introiti straordinari. Penso in particolare alla raccolta di fondi da parte dei grandi benefattori e alla capacità di attrarre donazioni che si rivelano necessarie per far prendere il volo ai nostri progetti. La capacità di gestire la finanza straordinaria sarà quindi fondamentale per il nostro futuro. Se queste sfide saranno raccolte con competenza e professionalità la situazione potrà essere affrontata nel modo migliore.

4. Quale progetto per i giovani?

Kadima – Roberto Jarach – Abbiamo nel cassetto il progetto di un nuovo Centro polifunzionale per i giovani, C’è un donatore disponibile ad intervenire con capitali significativi, che ha posto un’unica condizione: essere lui il coordinatore della realizzazione. Ma prima di passare ai dettagli di realizzazione dobbiamo individuare i modi e i luoghi dell’intervento. Ragionare in termini propositivi sui giovani significa comunque anche stimolarli ad esprimere progetti concreti da portare al consiglio. Di individuare strategie di fund raising ed obbiettivi mirati.

Chai – Gionata Tedeschi – I giovani sono la componente portante e al tempo stesso trascurata della comunità. E ai giovani dobbiamo anche offrire risposte concrete per affrontare le sfide del futuro. Penso al successo del Progetto Networking che abbiamo voluto per coinvolgere i neolaureati e gli universitari nel mondo del lavoro. Un laboratorio unico e un punto di incontro con professionisti di primo piano che sta già dando i primi frutti e promette di cambiare i destini di molti dei nostri ragazzi.

Per Israele – Michele Boccia – Mi sembra necessario prendere iniziative soprattutto nei confronti di quei giovani che lasciano le scuole ebraiche nella fascia dell’età liceale e che rischiano di perdersi. E’ già attivo un progetto formulato in cicli di incontri di tre settimane e strutturato in diverse attività. Ma è anche importante lavorare sulle strutture a disposizione, a cominciare con la collocazione nell’ambito della nuova casa di riposo delle sedi dei movimenti giovanili. Il nostro sogno sarebbe quello di portare a termine un centro sportivo polifunzionale che potrebbe essere collocato in una cascina fuori città già individuata. Ma parlarne è prematuro. Dobbiamo procedere trovando i soldi per finanziare i progetti.

5. Come vincere la scommessa di offrire una migliore informazione all’interno delle nostre comunità e di difendere al meglio un’immagine positiva dell’ebraismo italiano verso l’esterno?

Kadima – Roberto Jarach – Non sono un fautore dell’idea di pubblicizzare ad ogni costo le problematiche interne verso il mondo esterno. Dovremmo piuttosto impegnarci a trasmettere la nostra identità di esseri umani dotati di un patrimonio prezioso di principi morali. Questo è l’elemento più importante che dovremmo comunicare alla società che ci circonda. Il secondo grande tema da sviluppare, ovviamente, è quello di sviluppare la conoscenza della realtà israeliana e di tutelare i diritti dello Stato ebraico. Oggi attraverso il lavoro sull’informazione che stiamo compiendo credo non siamo abbastanza capaci di spiegare quello che facciamo e quello che possiamo rappresentare.

Per Israele – Michele Boccia – Il rapporto con il mondo esterno è fondamentale, una comunità minoritaria deve far crescere necessariamente nella società civile rapporti di amicizia e di solidarietà. Il nostro portavoce Yasha Reibman ha fatto molto per rappresentare per esempio le ragioni della nostra difesa dello Stato di Israele. E lo ha fatto rompendo le vecchie timidezze del passato. Anche le potenzialità dell’informazione interna devono essere ovviamente meglio sviluppate.

Chai – Gionata Tedeschi – Avvicinare alla partecipazione e creare coinvolgimento, ma anche comprendere le esigenze degli iscritti e aprire una forma di comunicazione con tutti che non sia più paternalistica e a senso unico. Questi dovrebbero essere alcuni degli obbiettivi dell’informazione in ambito comunitario. Abbiamo cercato di perseguirli dando spessore e professionalità agli strumenti attualmente a disposizione (penso in particolare alle nuove iniziative, come il portale Mosaico e la newsletter). Ma vorremmo andare anche molto più avanti. Sviluppando appieno le potenzialità di ogni mezzo e lanciando sondaggi d’opinione per comprendere meglio le attese e le esigenze degli iscritti.

6. Come rifondare i rapporti con l’Unione delle comunità?

Per Israele – Michele Boccia – Il rapporto con l’Unione per la ripartizione del gettito dell’8 per mille deve essere profondamente rivisto. Bisogna tornare a sostenere attività che siano radicate sul territorio. Il compito dell’Unione deve essere ben definito sulla base delle due prerogative fondamentali dell’ente: rappresentare gli ebrei italiani e a livello centrale e costituire un sostegno per le piccole comunità. Bisogna evitare ad ogni costo invece duplicazioni di strutture che rischierebbero in questo caso per rivelarsi autoreferenziali. L’Unione, insomma, a nostro avviso spende troppo su proprie attività che rischiano di rivelarsi di dubbia utilità effettiva e di costituire un ostacolo ai progetti delle comunità.

Kadima – Roberto Jarach – I rapporti con l’Unione delle comunità devono essere chiariti e rifondati sulla base di princìpi precisi. Si tratta di modificare seriamente la strategia riportando l’Unione alle priorità reali che competono all’ente. Per fare un esempio: quella di provvedere rabbini alle piccole comunità. Non di inventare iniziative nuove per spendere risorse che forse sarebbero utilizzate meglio altrimenti. Espandere progetti e attività a discapito delle risorse che potrebbero essere direttamente gestiti dalle comunità mi sembra costituirebbe un errore inaccettabile. Quindi è ora di intraprendere una strada diversa e più chiara, anche sul problema della ripartizione delle risorse.

Chai – Gionata Tedeschi – L’Unione delle comunità costituisce uno strumento fondamentale di difesa della laicità delle istituzioni. Svuotarla delle sue funzioni nel nome di un localismo miope sarebbe un errore. Vorremmo però sottolineare alcune priorità che crediamo siano state fin qui sottovalutate: innanzitutto la necessità di inserire la presenza degli ebrei italiani nell’ambito della società anche attraverso alleanze con altre minoranze religiose interessate a tutelare obbiettivi comuni. Molto importante anche non dimenticare di organizzare sostegno a molti enti ebraici preziosi che non riescono a sviluppare al meglio le proprie potenzialità. Penso per esempio al Centro di documentazione Cdec. Infine bisognerà lavorare per ottenere una distribuzione più equa dell’8 per mille, ma soprattutto per svilupparne il gettito, facendo crescere le risorse a disposizione.

Chi sono gli intervistati:

Per Israele – Michele Boccia – Dirigente. Consigliere uscente della Comunità con delega all’educazione ebraica e a Kesher.

Chai – Gionata Tedeschi
Imprenditore e fondatore di aziende Internet e marketing. Vicepresidente uscente della Comunità.

Kadima – Roberto Jarach
Ingegnere ed industriale. Ex presidente della Comunità.