Che ruolo ha l’informazione nella comprensione di questo nostro difficile e complesso presente?

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda] L’analisi della guerra di Putin contro l’Ucraina contiene alcuni insegnamenti utili per capire il mondo in cui viviamo e le sue contraddizioni. L’informazione, ad esempio.

Mentre i telegiornali, con i servizi degli inviati, ci hanno raccontato come l’obiettivo del dittatore russo era il massacro di una intera popolazione che rifiutava di arrendersi, obbligandoci a vedere con i nostri occhi la distruzione di intere città ci insegnavano da che parte stare; i talk show – invece – di tutte le reti televisive, di stato e private, senza eccezione alcuna, non mancavano mai di invitare ospiti che difendevano le buone ragioni di Putin: se ha agito così, le responsabilità sono dell’America, della Nato, dell’Europa, era il refrain comune. Come c’erano quelli che apertamente accusavano Zelensky di non avere scelto la resa! L’arma più diffusa era la parola “Pace”, scritta a caratteri cubitali sia sulle bandiere durante le manifestazioni sia rievocata nei talk show.
E i partiti? L’assenza di 350 tra deputati e senatori del nostro parlamento durante l’intervento di Zelensky, perché non ha ricevuto dai nostri media la diffusione e la condanna che meritava? Estrema sinistra e estrema destra, un terzo dei nostri rappresentanti parlamentari, hanno rifiutato persino di ascoltare l’appello del premier ucraino, come invece è avvenuto nella maggioranza dei paesi democratici civili.
La Russia è tornata ai tempi dell’Unione sovietica, quando anche gli intellettuali di fronte alla persecuzione dei dissidenti, si comportavano come Bertolt Brecht, che dichiarava “più innocenti sono più meritano una pallottola in testa”.
Non dimentichiamo la propaganda comunista del secondo dopoguerra quando si appropriò dell’aggettivo “pacifista”, come ricorda Daniele Scalise. E l’Anpi, la cui sigla ci ricorda la lotta partigiana contro i nazifascisti, invece oggi si dichiara “pacifista”, opponendosi ad aiutare il popolo dell’Ucraina fornendo loro le armi?
E Israele, minacciato di distruzione dall’Iran e dai movimenti terroristi Hezbollah e Hamas, non deve più difendersi? In che modo se non – anche – con le armi?