Betlemme, un sindaco di facciata. (Ma perché nessuno si interroga sul crollo della presenza cristiana nei Territori?)

Opinioni

di Angelo Pezzana

[La domanda scomoda]

Il titolo lasciava intendere un attacco politico “Betlemme, attaccato e sfregiato il sindaco cristiano”, per spiegare poi nel testo che si trattava di tutt’altro, un ambulante che vendeva oggetti per turisti vicino alla chiesa della Natività, senza avere una regolare licenza. Il comune gli aveva sequestrato la mercanzia, era questo il motivo: non potendo più rimanere nell’unico luogo di interesse per il turismo cristiano, era in gioco la sua stessa sopravvivenza economica, se l’è presa con il sindaco.
A far pensare a un atto politico era quel “cristiano” accanto al nome del sindaco, il che mi spinge a ricordare che dal 1997 Arafat aveva approvato una legge per cui il sindaco di Betlemme doveva essere cristiano, spiegando che era un segno di rispetto verso la religione cristiana, un gesto che lo rese ancora più popolare presso il Vaticano di quanto non lo fosse già. Fu però una scelta squisitamente politica, dove il rispetto non c’entrava nulla, anzi, era una abile mossa per nascondere la persecuzione dei cristiani, che non suscitò mai né proteste né interventi di nessun tipo dalle autorità religiose cristiane. Eppure i motivi c’erano, anche vistosi e soprattutto visibili a chiunque fosse interessato a conoscerli.

A Betlemme i cristiani erano la maggioranza della popolazione, oggi sono scesi al 12%, poco importa che Abu Mazen sia succeduto ad Arafat, la fuga continua di fronte alle non più tollerabili violenze dell’Autorità palestinese in tutti i territori sotto la sua amministrazione. Betlemme è una vetrina molto bene amministrata, la messa di mezzanotte è un appuntamento che nessun leader palestinese si lascia sfuggire, essendo ripreso dalle televisioni di tutto il mondo, dove viene sempre ricordato che il sindaco è cristiano: una immagine di concordia che nasconde la reale, terribile condizione di sottomissione dei cristiani che non sono ancora riusciti ad andarsene. Nel 2020 Betlemme sarà capitale della cultura del mondo arabo, il sindaco cristiano dichiarerà che i cristiani non si sono mai trovati così bene in nessun altro Stato, il Vaticano si feliciterà, dimenticando che di cristiani non ce ne sono quasi più, ma dimenticando altresì che l’unico Stato in cui godono di tutte le libertà civili e religiose è Israele, meglio non dirlo, come da sempre avviene con lo stesso nome di Israele, sostituito dall’ambiguo ma utile “terra santa”. Avrei voglia di chiedere a qualche cristiano palestinese – non al sindaco di Betlemme, ovviamente – se è d’accordo con l’appellativo di “Angelo della Pace” rivolto dall’attuale pontefice ad Abu Mazen, e al pontefice stesso come giudica il crollo della presenza cristiana nei territori governati dal pacifico angelo.