Un libro sulla forza del Bene. Memorie di un Angelo Custode, di Angelica Edna Calò Livné

Libri

di Roberto Zadik

edna-calòAngelica Edna Calò Livne è una donna forte, sorridente e audace che da quando aveva 20 anni vive in Israele e che ha affrontato con positività e grinta difficoltà di ogni genere. Trasferitasi dalla nativa Roma in Israele ha vissuto nel Kibbutz di Sasa, in Galilea, battendosi per il dialogo e per la pace e partendo non dai grandi slogan ma dalla quotidianità e dalle sue sfide.

Domenica 30 ottobre sul palco del Teatro Franco Parenti la scrittrice, educatrice e fondatrice della compagnia multiculturale Beresheet Lashalom –che da 20 anni mette assieme ragazzi ebrei, cristiani e musulmani in nome dell’arte, dello spettacolo e della danza – ha presentato il suo libro Memorie di un angelo custode (Cantagalli editore, pp. 144, euro 14,00) rivelando aneddoti, curiosità e episodi di vita di grande intensità.

Introdotta dal critico d’arte e gallerista Jean Blanchaert che ha ricordato l’impegno della Calò arrivata in Israele e in Galilea, regione popolata per metà da arabi, la donna stimolata dalle domande del giornalista Paolo Salom e dalle riflessioni di Davide Assael, presidente dell’associazione Lech lechà, ha raccontato con entusiasmo e efficacia il suo testo, del quale ha letto alcuni brani assieme all’attrice Marina Bassani, testimoniando davanti al pubblico in sala la sua esperienza in Israele e nel mondo arabo di allora e di oggi. Il libro, come hanno sottolineato Salom e Blanchaert, “è molto appassionante e  si legge tutto d’un fiato. Nelle pagine del volume si narrano le vicende di Edna, la protagonista e del suo angelo custode Eden che parla  in dialetto romanesco del quartiere di Testaccio dov’è nata l’autrice”.

Fra serietà e ironia, vengono ricostruite dall’autrice alcune esperienze molto forti e toccanti. Fra queste, il suo viaggio ad Amman per un convegno contro la violenza sulle donne, dove lei era l’unica israeliana. In quella occasione, venne difesa da una libanese mentre tutte le altre l’attaccarono come israeliana. E poi le sue conversazioni con un tassista palestinese e le sue peripezie, ma anche le soddisfazioni di educatrice e insegnante di teatro: nella sua compagnia teatrale è riuscita a mettere d’accordo ragazzi israeliani e palestinesi.

Si tratta di un libro decisamente particolare che parte dal tema della pace e della necessaria “ricerca del Bene” per estendersi al ruolo degli angeli e dell’importanza del rispetto fra popoli e fedi che in questi tempi molto tormentati è  un messaggio di fondamentale importanza. Il titolo “Memorie di un angelo custode” allude immediatamente all’importanza degli angeli nella vita quotidiana e nella sua introduzione Blanchaert ha sottolineato come essi siano “ambasciatori di Dio, sempre presenti nella nostra vita e citati per ben tre volte nella Torah nel salvataggio di Abramo e Lot.”

memorie-angelo-custodeDurante la serata che è stata molto vivace si è passati dai racconti della Calò alla proiezione di due filmati sulla scuola “Beresheet Le Shalom”, all’intervista con  Salom dove l’autrice ha messo in luce l’importanza dell’accoglienza e dell’ascolto fra culture, come sia stata spinta da “una voce che mi diceva che dovevo andare in Israele e quando andai da Rav Toaff egli mi diede la sua benedizione”, come sia importante abbattere pregiudizi e stereotipi se si vuole una pace concreta e vera.

Nella sua vita Angelica è stata a Jenin e a Hebron, è andata in visita al Parlamento Europeo per portare il suo messaggio di tolleranza, è diventata amica di donne musulmane, palestinesi, giordane, druse, pensando sempre ad andare avanti senza paura, come “donna tosta e coraggiosa” come l’ha definita Salom, amante delle sfide e di Israele, la sua terra d’adozione dove si è sposata con Yehuda da cui ha avuto quattro figli. Una vita intensa passata in Kibbutz, a lavorare e a darsi da fare, a insegnare ai ragazzi la speranza senza arrendersi alla diffidenza e al pessimismo.

Molto interessante anche l’intervento di Davide Assael, insegnante di Filosofia che lavora presso l’associazione Lekh Lekha. “Questo è un libro importante e prezioso per diversi motivi” – ha detto – “perché si focalizza sull’incontro con l’altro e sulla reciprocità della volontà  di pace, sia da parte israeliana sia palestinese. Da tempo seguo gli incontri inter-religiosi e mi è capitato di incontrare un ragazzo di Bologna di origine marocchina che nonostante fosse una persona di grande cultura aveva talmente tanti preconcetti su Israele da non volere  nemmeno pronunciare il nome di questo Stato, rifiutando di parlarne ogni volta che gli veniva chiesta una sua opinione su questo argomento. Io vengo da una famiglia di ebrei arabi, mio padre è egiziano e mia madre irachena e sebbene non esista più un ebraismo del mondo arabo ci sono ancora forti ostilità anti-israeliane e anti-ebraiche in questi Paesi. Questo libro aiuta il lettore a cambiare la solita immagine di Israele disseminata dai mass media; in queste pagine c’è un grande Paese che va avanti nonostante tutto”.