Kafka interpretato nel segno (di un sogno) di Tullio Pericoli. Intervista esclusiva

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di Michael Soncin
Intervista a Tullio Pericoli, pittore e disegnatore, tra i più grandi artisti contemporanei dei nostri tempi, che nel suo ultimo lavoro, ha abilmente trasformato le parole di un racconto dello scrittore Franz Kafka (1883-1924) – di cui quest’anno si celebrano i 140 dalla nascita – in figure: «Ho fatto un sogno in cui Giacometti e Kafka s’incontravano». 

Qual è il meccanismo che presiede il rapporto tra colui che scrive e chi legge e disegna? Tullio Pericoli ci ha aperto le porte del suo studio per parlarci di come un insieme di parole possa diventare un insieme di figure. L’opera che il grande disegnatore ci illustra è il racconto di Franz Kafka, Un digiunatore, Adelphi, sulle cui parole, si sono posate le figure da lui create, dando così vita ad una narrazione fatta per immagini. «Come ho fatto – racconta il Maestro – a rendere immagine il testo di Kafka? È stata una lettera dello stesso Kafka, pubblicata nel libro dei suoi disegni, a chiarirmi le idee. Rivolgendosi al suo editore che stava preparando l’edizione de La metamorfosi, – pur conoscendo ed avendo fiducia nell’illustratore – si raccomandò di un aspetto in particolare: non raffigurare la copertina con l’immagine dell’insetto. Una richiesta che era quasi un grido. Bensì, egli suggerì di disegnare una persona visivamente disperata, fuori da una porta socchiusa, dove all’interno si vedeva null’altro che una stanza buia. E così fu. Da lì ho compreso ancor più il meccanismo che si crea tra chi legge, chi scrive, e chi nel mio caso poi disegna. Kafka non vuole che si rappresenti in copertina l’immagine dell’insetto, – il protagonista è per l’appunto uno scarafaggio – perché desidera che esso venga costruito nella mente del lettore, pescando dal proprio serbatoio di immagini. Si crea quindi un flusso reciproco tra lo scrittore, e il lettore, che entra nel meccanismo creativo di colui che scrive». Pericoli spiega inoltre che quando compare un terzo soggetto, ovvero il disegnatore, questo rapporto diventa ancora più ricco.
Ma nell’illustrare Kafka, Pericoli ha sempre pensato che la sua scrittura non fosse traducibile in altri linguaggi, sia esso quello figurativo, teatrale o cinematografico. Un processo di gestazione che è durato ben due decenni.«Mi sono avvicinato a Kafka con grande timidezza e con grande timore. Conosco questo racconto da poco meno di vent’anni e quando lo lessi per la prima volta pensai subito di farne un’edizione illustrata, ma mi sono sempre fermato, perché mi sembrava un’impresa assurda, difficile». Tuttavia, dopo la sua grande mostra retrospettiva a Palazzo Reale, Frammenti, Pericoli non si è dato per vinto, ha ripreso in mano lo scritto, rileggendolo pian piano: così, improvvisamente, è stato come se delle parole emergessero. Di colpo è apparso Alberto Giacometti (1901-1966), con le sue sottili sculture. «Una volta che ho poi adottato Giacometti mi sono sentito un po’ protetto, protetto da un grande artista. Da lì è poi nata tutta la costruzione dei disegni, pagina per pagina».

UN ARTISTA DELLA FAME
Kafka era particolarmente affezionato a questo racconto. Scrisse Un digiunatore negli ultimi mesi di vita, apparso per la prima volta nel 1922 sulla rivista Die neue Rundschau. La storia ha come protagonista “un artista della fame”. Digiunare è la sua forma d’arte, che esibisce nelle fiere e nei circhi. «Il digiunatore pur essendo un personaggio schivo, chiuso in se stesso, che pensa solo alla sua missione e a nient’altro, è anche colui che si esibisce, che desidera essere visto, costretto a interpretare la parte del pagliaccio di se stesso: ecco perché ad un certo punto ho scelto di rappresentarlo proprio con la maschera del pagliaccio. Ha bisogno del pubblico, anche se poi non lo vuole e lo detesta, poiché, quando non avrà più la platea, muore. In definitiva, questo racconto ci narra dell’amore infinito che si prova per il proprio mestiere, qualunque esso sia, convinti che sia il mestiere più bello del mondo e impegnandovi tutto se stesso. Del resto, non è forse una fortuna poter fare il proprio lavoro con totale dedizione? Ma esiste un rischio: quello di smarrirsi, specie se ci va male, se ne siamo scontenti o sperimentiamo dei fallimenti. Esserne pienamente soddisfatti è difficilissimo, quasi non succede mai, però perdersi del tutto, è peggio». Guardando i disegni dello stesso Kafka, quelli di Pericoli – per il digiunatore -, le sculture di Giacometti, si noterà una sorta di filo invisibile dell’inconscio, che unisce quest’orchestra di linee sottili.

LA CENA MANCATA CON BASHEVIS SINGER
Tullio Pericoli, classe 1936, marchigiano, nativo di Colli del Tronto, è uno dei maggiori artisti contemporanei. Dal 1961 vive a Milano. I suoi disegni sono comparsi sui più importanti periodici italiani e stranieri, come il New Yorker, il Guardian, Frankfurter Allgemeine e la Repubblica. I suoi ritratti sono oggetto di numerose mostre in tutto il mondo. Tra i tanti, molti sono i personaggi del mondo ebraico. Una scelta, come egli stesso afferma, del tutto casuale: Philip Roth, Primo Levi, Hannah Arendt, Proust, Abraham Yehoshua, Singer. «Ecco, Isaac Bashevis Singer è uno dei personaggi, non dei tanti, che mi sarebbe piaciuto incontrare, magari a cena, per sentire da lui le sue storie, i suoi racconti. Dai suoi scritti emerge moltissimo della sua persona. Leggendolo è quasi come se ne sentissi la voce, la sua ironia, il suo sarcasmo. Gli sono molto affezionato pur non avendolo mai conosciuto».

Tullio Pericoli, Un digiunatore di Franz Kafka, ediz. illustrata, Adelphi, pp. 91, con 34 ill. a colori e in b/n, € 24,00