Tanto tempo fa, quando la luna serena si specchiava nel Nilo…

Libri

di Esterina Dana

Opere prime: il romanzo di esordio di Denise Pardo

Romanzo d’esordio di Denise Pardo, La casa sul Nilo (Neri Pozza 2022) rievoca le vicissitudini al Cairo della sua famiglia, benestanti ebrei sefarditi, e di un paese, l’Egitto, la cui trasformazione tra il 1948 e il 1961 li costringe ad emigrare.

La struttura circolare del racconto, che si apre e si chiude proprio sul 1961, pur descrivendo l’esperienza traumatica della perdita e dello smarrimento, si concentra soprattutto sullo splendore del passato. La scrittrice coinvolge il lettore in un empatico sentimento di nostalgia, immergendolo nel favoloso mondo governato dal re Faruk, la cui capitale cosmopolita era l’ospitale rifugio di molti ebrei.

Qui, fino al 1952, un’élite multiculturale e naturalmente inclusiva viveva pacificamente all’insegna della libertà e del rispetto delle diverse confessioni religiose: musulmana, ebraica e copta. Ad aumentarne il fascino, lo sfarzo di palazzi sontuosi, amicizie potenti, feste, aperitivi nelle hall degli hotel, banchetti e passeggiate tra rue Qasr al-Nil e la storica pasticceria Groppi, il Café Riche e i giardini del Mena House Hotel stagliati sullo sfondo delle Piramidi. Con linguaggio sinestetico Pardo descrive la vita serena e felice della nonna, dei suoi genitori e delle sue sorelle, nell’incanto di una capitale internazionale di cui si percepiscono i sapori mescolati della cucina araba e di quella occidentale, i colori blu dei cieli, i profumi del gelsomino e dei frutti esotici, il placido fluire del fiume Nilo, il caldo asfissiante, il soffio e l’odore del chamsin, l’indimenticabile luce della luna. Alla mondanità si coniuga la cultura. Negli anni Cinquanta, il Cairo vantava trentatré scuole miste di diversa nazionalità e confessione, le persone erano francofone o anglofone.

Questo multilinguismo era intrinseco anche alla famiglia di Denise, dove oltre all’arabo, al francese, all’inglese e all’italiano, risuonava lo yiddish della nonna di Czernowitz, città oggi ucraina.

 

Ma l’atmosfera paradisiaca si interrompe bruscamente innescando un inesorabile cambio di rotta. Un primo segnale è l’attentato ai Grandi Magazzini Cicurel ordito nell’estate del 1948 dal movimento estremista dei Fratelli Musulmani ostili al colonialismo inglese in Egitto e all’ostentazione della ricchezza di fronte alla povertà del popolo. Con il golpe e la Rivoluzione dei Liberi Ufficiali scoppiata il 23 luglio 1952 (il sabato nero della Rivoluzione Egiziana) Faruk viene deposto, l’Egitto esce dalla tutela britannica e viene proclamata la Repubblica.

La grande Storia irrompe nella vita di quella “società dai vasi comunicanti” caratterizzata da “fluidità di contaminazione e di frequentazione”, interrompendo così la felice combinazione di raffinatezza, umanità e cultura. Ispiratore e deus ex machina della svolta è l’ufficiale Gamal ‘Abd al-Nasser. Con la crisi di Suez del 1956, l’Egitto diventa una minaccia per gli “stranieri” contro i quali inizia una violenta campagna ideologica. L’avvento di Nasser e l’istigazione musulmana contro ebrei e cristiani impongono alla famiglia di Denise Pardo l’unica scelta possibile: abbandonare l’Egitto. Lo fanno in extremis, il passato “racchiuso in 52 valigie”.

La casa sul Nilo non è solo la ricostruzione nostalgica di un paradiso perduto, ma anche il racconto paradigmatico di una condizione universale. Il romanzo offre uno sguardo più ampio: su una nazione, su un mondo in evoluzione tra guerre e rivoluzioni, sulla libertà religiosa, sul multiculturalismo, sull’immigrazione. Problemi di oggi.

 

Denise Pardo, La casa sul Nilo, Neri Pozza, pp. 288, €18,00.