Satira, politica e letteratura si intrecciano: lo scrittore Joshua Cohen vince il Premio Pulitzer

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di Roberto Zadik

Satira, politica e letteratura si intrecciano: lo scrittore americano Joshua Cohen vince il Premio Pulitzer con “The Netanyahus”, pungente ritratto della famiglia dell’ex premier israeliano e  in particolare di suo padre, lo storico Benzion Netanyahu.

Joshua Cohen, 42 anni a settembre, ha appena vinto il prestigioso Premio Pulitzer, il principale riconoscimento del giornalismo statunitense, per il suo sesto romanzo The Netanyahus: An Account of a Minor and Ultimately Even Negligible Episode in the History of a Very Famous Family. Lo hanno appena reso noto il sito Ynet e il Times of Israel. Il testo satirico, che mescola finzione e realtà, descrive l’arrivo in America della famiglia dell’ex Primo Ministro Netanyahu dove il padre, lo storico Benzion Netanyahu, giovane e ambizioso, desidera realizzare i suoi sogni nel mondo universitario statunitense.

L’opera dovrebbe uscire in Italia il 7 settembre, pubblicata da Codice Edizione e tradotta da Claudia Durastanti. Il libro  I Nethanyahu   ha risvegliato l’attenzione mediatica, ed è stato ampiamente osannato da importanti testate internazionali ma anche in parte criticato da altre. In questo romanzo, sospeso fra fiction, satira politica e riflessione sul sionismo e sul mondo accademico americano, il giovane autore parte dal protagonista, il futuro acclamato storico Benzion Netanyahu, che emigra  in America in cerca di lavoro, alla fine degli anni ’50; vi rimarrà fino alla metà degli anni ’70 quando tornerà in Israele dopo la morte del figlio Yoni, unica vittima dell’Operazione Entebbe.

Seguendo la sua fertile immaginazione ma mischiandola con lucidità a fatti realmente accaduti, Cohen immagina che uno storico ebreo americano in pensione, Ruben Blum, nel gennaio 1960 accetti di incontrarlo e che così inizi la sua carriera, che lo porterà a diventare docente  in alcune fra le più importanti università locali come la Cornell University in cui, realmente, Benzion Netanyahu insegnò negli anni ’70 Lingue e Letterature Semitiche, specializzandosi in storia medievale e nel dramma dell’Inquisizione Spagnola.

Un testo che sta suscitando elogi e polemiche, diventando un “caso editoriale”, ispirato alla testimonianza dell’imprescindibile critico letterario americano Harold Bloom che ha raccontato a Cohen della visita di Benzion Netanyahu realmente avvenuta in quel campus. Ampiamente elogiata da testate  di primo piano come il New York Times, nella recensione della giornalista Taffy Brodesser Akner, che l’ha definita “esilarante e deliziosa”, l’opera, oltre che sulla famiglia Netanyahu, intende riflettere su tematiche complesse come il sionismo e l’identità ebraica.

Riguardo al testo, molto interessante è l’intervista che l’autore ha rilasciato al Times of Israel. Lo scrittore evidenzia che “tutta la storia è stata ispirata dal talento del professore e critico letterario Harold Bloom nel raccontare storie” e dalla “volontà di analizzare la realtà, oltre al ritratto idilliaco che Netanyahu ha dato di suo padre, per capire le vicende biografiche della famiglia”. Durante l’intervista egli ha evidenziato l’importanza della tematica dell’identità ebraica, il passaggio fra l’essere ebrei dell’Europa dell’Est e la società americana e la volontà di non limitarsi solo alla trama ma di stimolare varie riflessioni ben più profonde nel lettore. Autore prolifico, dotato di una spiccata passione per la musica, ha studiato a Manhattan composizione musicale senza terminare la specializzazione e, fin da giovane, si è affermato come collaboratore di importanti testate come il New York Times e Tablet Magazine.

 

 Foto courtesy ToI (AP/Maya Alleruzzo)